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Colonia Italia

di Giuliano Augusto - 03/03/2015

Fonte: Rinascita.eu



La destabilizzazione della Libia da parte degli “atlantici” e l`invasione del nostro Paese sempre più indifeso e al traino di interessi  esteri.

La guerra in corso in Libia ha evidenziato ulteriormente l'irrilevanza dell'Italia in campo internazionale. Una irrilevanza che le chiacchiere di Renzi e della sua fida Mogherini, all'insegna delle buone intenzioni, ovviamente in chiave “atlantica”, non possono certo nascondere. Non solo non contiamo niente ma negli ultimi anni ci siamo mossi contro i nostri stessi interessi economici. E il grave è che l'Italia non ha operato soltanto al traino degli Stati Uniti ma anche di Paesi come Francia e Gran Bretagna che non sognavano altro che sostituirsi a noi nei dintorni di Tripoli bel suol d'amore (più che altro bel suol di petrolio) e che sono, da sempre, i nostri principali avversari in campo energetico. Ha incominciato Berlusconi che, confidando di salvare la poltrona, ma a poco gli è servito, ha accettato di offrire supporto logistico e militare agli attacchi francesi ed inglesi al laico Gheddafi che sono seguiti ai massicci rifornimenti di armi ai cosiddetti “ribelli” di Bengasi che, sul lungo termine, si sono rivelati essere “integralisti” islamici (con tutte le riserve sul significato da attribuire a tale termine) che sicuramente non avevano alcuna volontà di instaurare in Libia quel sistema democratico parlamentare che tanto eccita le anime belle occidentali. Un ignobile mutamento di strategia internazionale, anzi un vero tradimento, una vergognosa pugnalata alle spalle, quello dell'ex Cavaliere, così preso dalle sue vicende personali da avere accantonato in un attimo tutto quello di buono che aveva fatto in quell'ambito. A scatenare i furori degli “atlantici” era stato infatti l'accordo petrolifero a tre, tra Italia, Russia e Libia, grazie al quale Mosca, dopo tanti anni, rimetteva un piede anzi due nel Mediterraneo e di fatto, rafforzava il regime “laico” del Colonnello. Un affronto intollerabile soprattutto per Washington (che non ha voluto sporcarsi direttamente le mani) ma soprattutto per Londra alla quale non era mai andato giù di essere stata buttata fuori dai porti libici a seguito del golpe del 1969, supportato dal Sid, i nostri servizi segreti militari. Per non parlare dei francesi che non avevano mai accettato l'attivismo di Gheddafi in tutta l'area centro-africana. Una ostilità che portò gli aerei francesi decollati dalla base corsa di Solenzana, nel giugno 1980. a cercare di abbattere l'area del Colonnello e che invece provocò la tragedia di Ustica. Così, il vuoto di potere creato in Libia è stato subito riempito dagli unici che erano in grado di farlo. Sia gli islamici in quanto tali, sia le varie entità tribali che avevano convissuto con il regime del colonnello. Considerato che lo stesso tipo di strategia è stato attuato in Siria, è lecito chiedesi (concludendo in senso affermativo) se la regia ed il copione che vi sta dietro è sempre la stessa. Anche in Siria ha operato il preciso disegno di Londra e Parigi di rientrare in un'area che fino al 1945 era di propria pertinenza. Con una differenza però. Che in Siria, l'attacco al governo siriano e la sua sostituzione con un governo islamico “moderato” si lega anche alla sicurezza di Israele. Un regime islamico infatti si preoccupa più di rompere le balle ai cittadini nella gestione della vita privata piuttosto che rafforzare l'apparato militare. Ed un governo “islamico” con i suoi inevitabili eccessi può successivamente trasformarsi in un obiettivo più debole per un attacco militare. Tornando alla Libia, il disegno originale consisteva anche nella frammentazione del Paese in tre entità distinte: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Poi il pupo islamico è andato ben al di là delle intenzioni del puparo “atlantico”. Resta la realtà di una Italia che non è più in grado di fermare una invasione che sta assumendo proporzioni terrificanti. Una Italia che non dispone di una forza militare degna di questo nome e i cui soldati sono usati in missioni per contro terzi, come in Afghanistan e in Iraq. Soldati che, in centinaia, sono morti a causa dell'uranio impoverito in mezzo al silenzio complice dei governi e delle varie presidenze della Repubblica. Governi che, oggi come allora, non sanno altro che citare la deteriore “cultura dell'accoglienza” di stampo cattolico-comunista, tanto più sostenuta quanto è fatta con i soldi dei cittadini e a loro danno, visto che a guadagnarci sono le varie comunità di assistenza del Vaticano e le cooperative rosse, ad incominciare da quella di Buzzi e che questa emergenza ha spinto un prefetto a ipotizzare la requisizione delle case sfitte per ospitarvi i profughi. Così, dopo aver ridotto ai minimi termini i risparmi dei cittadini, il governo si appresta a rapinare anche la proprietà immobiliare, già di suo gravata da una pressione fiscale intollerabile.