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E su Washington cala l’armata dei «cristiani sionisti»

di Viviana Mazza - 01/09/2006

Migliaia di evangelici accorrono a sostegno dell’offensiva di Tsahal. In nome della Bibbia
 
«Non ostacolate Israele nella lotta contro Hamas e l’Hezbollah», invoca dal podio di una gremita sala d’albergo di Washington il reverendo John Hagee. Fermarne le operazioni militari in Libano e a Gaza va contro «le indicazioni di politica estera di Dio», spiega. «Amen!», grida la folla entusiasta tra gli applausi. Armati di fervore evangelico, mossi dall’ardente desiderio di «confortare» Israele, 3.500 cristiani di tutt’America sono approdati a Washington questa settimana per incontrare i deputati del Congresso. Vogliono che gli Stati Uniti restino saldi alle spalle dell'esercito di Tsahal sui fronti libanese e palestinese. Li guida Hagee, 66 anni, reverendo della mega-chiesa texana Cornerstone Church, «cristiano sionista». Hagee ha fondato quest’anno Christians United for Israel (Cufi), una coalizione di chiese, attivisti, tv e radio dediti a difendere Israele «per motivi biblici». «Tutti gli uomini saranno giudicati per le loro azioni nei confronti di Israele - spiega Hagee al Corriere -. Lo dice la Genesi 12:3: "Benedirò coloro che vi benedicono e maledirò coloro che vi maledicono". Lo Stato ebraico va protetto per ragioni di sicurezza e perché Israele ha un mandato biblico al possesso di quella terra».
I cristiani evangelici hanno avuto grande peso nell'elezione del presidente George W. Bush. E il presidente ha inviato un messaggio ai cristiani riuniti a Washington ringraziandoli perché «diffondono la speranza dell'amore di Dio e il dono universale della libertà». «Bush è il più grande amico di Israele - dice Hagee -. Vuole la pace, una pace duratura. E Israele non può essere in pace con chi vuole la sua distruzione e la morte di ogni ebreo». Nei mesi passati, i seguaci del reverendo hanno bombardato il Congresso di email e fax contro gli aiuti umanitari ai palestinesi governati da Hamas. Ora, in missione a Washington, mettono in pratica faccia a faccia la strategia di persuasione dettata dal sito Cufi.org: «Scopri l’orientamento religioso del deputato. Fai complimenti. Il tuo discorso includa le frasi: "non si ceda più terra" e "diritto all'autodifesa"».
Oltre a diversi repubblicani, arrivano alla riunione l'ambasciatore israeliano Daniel Ayalon e il generale Moshe Yaalon. Il premier Ehud Olmert ringrazia da lontano. E Hagee evita di affrontare argomenti poco delicati, per esempio la sua convinzione che solo chi crede in Gesù si salverà dall’Apocalisse.
Per lui il grande afflusso di gente a Washington è un passo avanti «miracoloso» nella missione intrapresa nel ’78, «quando andai in Israele come turista e ritornai sionista». Da allora ha lavorato senza sosta per la causa. Nell’81, quando Menachem Begin fece bombardare il reattore nucleare iracheno di Osirak, Hagee, scioccato dalla reazione critica della stampa americana, organizzò incontri pro-Israele. Nel 2005, offeso dai piani sul ritiro israeliano da Gaza, scrisse nel libro Jerusalem Countdown : «violano la parola di Dio». Nello stesso libro, annunciò che l'Iran vuole un olocausto nucleare. Oggi ripete l’allarme, seguito dall’appello: «La diplomazia e la ragione non servono. Il solo modo per fermare Ahmadinejad è un attacco preventivo».
Molti cristiani temono l’influenza politica di queste idee. Il reverendo britannico Stephen Sizer, autore di un libro sui cristiani sionisti, dice al Corriere che al di là dell'orientamento religioso, «non c'è un solo deputato nel Congresso pronto a criticare Israele e perdere così il voto popolare. Ciò significa che manca il dibattito su questi temi». Sizer ritiene che i cristiani sionisti in America siano oltre 20 milioni. Secondo il Pew Forum on Religion and Public Life , tre quarti dei 50 milioni di evangelici americani sono convinti che la creazione di Israele sia la realizzazione delle profezie bibliche. Guardando la folla a Washington, la faccia paffuta di Hagee si apre in un sorriso: «Non credo che il Congresso avesse idea del numero di cristiani evangelici che appoggiano Israele. Non staremo zitti».