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La CIA dietro la lista Falciani

di Alfonso Tuor - 19/05/2015

Fonte: ticinonews


L’ex impiegato della HSBC di Ginevra sostiene che si trattava di una guerra economica per indebolire le banche europee

La vicenda di quello che è stato chiamato lo Edward Snowden della finanza si tinge di colori sempre più inquietanti. Infatti Hervé Falciani, in un’intervista pubblicata dal Financial Times sabato 25 aprile, afferma che la CIA era direttamente coinvolta nella sottrazione dei dati dei clienti della filiale svizzera del colosso bancario HSBC. Insomma, Hervé Falciani non avrebbe agito da solo, come invece sostengono le autorità svizzere e la stessa banca, ma sarebbe stato uno strumento di una “rete” di persone tra le quali spiccavano agenti della CIA. Addirittura queste persone avrebbero insegnato allo stesso Falciani come aggirare le protezioni informatiche dell’istituto per copiare l’insieme dei dati. L’ex informatico della sede ginevrina di HSBC sostiene pure che in un processo proverà il coinvolgimento della CIA non solo nel sottrarre i dati, ma anche nell’aiuto prestato perché questi files giungessero nelle mani delle autorità giuste. Lo scopo dei servizi segreti americani era di scardinare un bastione del sistema bancario europeo in quella che lo stesso Falciani definisce una vera e propria guerra economica.
Il quotidiano inglese dubita sulla veridicità dei racconti di Falciani, anche se il tempo dei fatti e quanto successe in quegli anni danno grande credibilità alle parole dell’ex informatico. Infatti Hervé Falciani scappò dalla Svizzera nei primi mesi del 2008 portando con sé i dati relativi a più di 100mila clienti della banca. Dunque, questi avvenimenti avvengono proprio mentre si sviluppa la grande offensiva statunitense contro UBS e contro il segreto bancario svizzero, che – come molti hanno scritto – non era tanto mossa dall’obiettivo di lottare contro l’evasione fiscale, quanto da quello di indebolire dei concorrenti e di favorire le banche di Wall Street. Ma questa analisi dei fatti non era confortata da prove che dimostrerebbero che i servizi segreti americani erano coinvolti in attività illecite su suolo svizzero. La conferma in un processo di queste affermazioni sarebbe clamorosa e dovrebbe comportare anche una reazione appropriata del nostro Paese.
Si tratterebbe di una brutta gatta da pelare per il Consiglio federale. E infatti non sorprende che almeno finora queste dichiarazioni dell’ex impiegato di HSBC siano passate “inosservate”. E molto probabilmente resteranno così, poiché nessun Paese vuole veramente intentare un processo contro Hervé Falciani.
Ma se analizziamo quanto è successo negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008, si nota che è continuata l’offensiva americana contro il sistema bancario svizzero ed anche europeo. E oggi, nonostante proprio le banche americane siano state la causa della crisi, si deve constatare che tutti i loro principali concorrenti (non solo svizzeri) sono stati ridimensionati, spesso costringendole a patteggiamenti su comportamenti che non erano chiaramente irregolari, come è capitato alla francese BNP-Paribas costretta a pagare 9 miliardi di dollari. Insomma con le buone e con le cattive il dominio di Wall Street e delle sue banche è stato ripristinato. In questo contesto le proposte americane di creare un mercato unico transatlantico (cui anche la Svizzera sarebbe costretta a fare parte), che sono attualmente oggetto di trattative segrete tra Washington e Bruxelles, dovrebbero essere valutate con grande rigore per far sî che l’Europa non sia sempre il “servetto” degli Stati Uniti.