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Ulteriori prove del “gioco sporco” svolto da Israele nel conflitto in SIria

di Steven MacMillan* - 19/05/2015

Fonte: Controinformazione


 

Le ultime riprese video emerse la scorsa settimana, che mostrano l'”Israel Defense Forces” (IDF) mentre assiste un ribelle siriano anti-Assad ferito, confermano quanto pubblicato in un secondo rapporto dell’ONU, alla fine dello scorso anno, dove si è rivelato che l’IDF e i ribelli siriani (tra cui ISIS) mantenevano fra loro  regolari contatti. “The Times of Israel”  ha riferito su questo ultimo video in un articolo intitolato, “IDF, pubblicati filmati di medici che salvano i ribelli siriani sul Golan”:  vedi The Times of Israel

 

Di seguito il testo dell’articolo –” The IDF on Saturday released rare footage of its medics performing a life-saving procedure on one of the most severely wounded Syrian combatants medical personnel have encountered in the Golan Heights… The man, a Syrian rebel who belongs to an unnamed organization fighting against the Assad regime and its allies, received treatment at the border and then inside Israel, and was ultimately able to return to Syria… Since the start of the civil war in 2011, the IDF has treated an estimated 1,600 non-combatants and anti-Assad rebels… Although Israel’s treatment of militants from Syria — many of whom are believed to belong to Islamist organizations such as the al-Qaeda affiliated Nusra Front — may seem bizarre given the animosity these types of groups have expressed for the Jewish state in the past, Israel has approached the issue from a humanitarian point of view.”

The Times of Israel” ha tentato di spacciare l’assistenza prestata da Israele ai ribelli siriani, come puramente prestata “da un punto di vista umanitario”, in realtà, comunque è emerso che Israele sostiene l’opposizione siriana per i propri fini geopolitici. L’ Indebolimento del regime siriano è stato un obiettivo geopolitico perseguito dall’establishment israeliano per decenni, con documenti strategici, risalenti al 1980, pubblicati in quel periodo, che dettagliavano questo obiettivo.

Oded Yinon, un giornalista  israeliano che ha avuto collegamenti vicini al Ministero degli Esteri di  Israele, ha scritto un articolo nel 1982 che è stato pubblicato in un giornale dell’Organizzazione Sionista Mondiale ( Mondiale World Zionist Organisation)  intitolato: “Una strategia per Israele negli anni ottanta”.

In esso, Yinon evidenziava già da allora che la “dissoluzione di Siria e Iraq” costituiscono gli obiettivi “Prioritari di Israele” nella regione:
“La dissoluzione della Siria e dell’Iraq, da realizzare più in avanti in zone etnico o religiose autonome, come in Libano, è l’obiettivo primario di Israele sul fronte orientale nel lungo periodo, mentre la dissoluzione del potenziale militare di quegli Stati serve come un obiettivo prioritario di breve termine”. ( lo si enuncia a pag. 11).

La volontà strategica di Israele per ottenere l’indebolimento della Siria e l’Iraq è stata ribadita nel 1996, quando un gruppo di studio, guidato dal neocon Richard Perle, aveva preparato un documento politico per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intitolato: ‘ A Clean Break: A New Strategy for Securing the Realm’.
Nel documento si afferma:
“Israele può plasmare il suo ambiente strategico regionale, in cooperazione con la Turchia e con la Gordania , con l’indebolire, contenere e far arretrare anche la Siria. Questo sforzo può focalizzarsi sul rovesciamento di Saddam Hussein dal potere in Iraq — un importante obiettivo strategico israeliano a sé stante, come mezzo per sventare le ambizioni regionali della Siria. ” (“Israel can shape its strategic environment, in cooperation with Turkey and Jordan, by weakening, containing, and even rolling back Syria. This effort can focus on removing Saddam Hussein from power in Iraq — an important Israeli strategic objective in its own right — as a means of foiling Syria’s regional ambitions.”).

Più recentemente, funzionari israeliani hanno pubblicamente rivelato il loro desiderio di rovesciare il regime di Damasco e rompere l’alleanza tra Iran, Siria e Hezbollah. In un’intervista nel 2013, l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, a quei tempi, Michael Oren, si espresse pubblicamente dichiarando che Israele “ha sempre voluto che Bashar Assad andasse fuori” (“always wanted Bashar Assad to go”), aggiungendo che “il più grande pericolo per Israele è quell’arco strategico che si estende da Teheran, a Damasco, a Beirut”.

Israele si è prodigata nel sostenere l’opposizione siriana con l’assistenza, non soltanto medica, fin dall’inizio della guerra siriana, una guerra per procura, comunque si è visto come Tel Aviv ha bombardato il territorio siriano ripetutamente, oltre a fornire armi alle forze anti-Assad . Nel mese di Agosto dello scorso anno, Sharif As-Safouri, il comandante del battaglione di Al-Haramein dell'”Esercito siriano Libero”, a quel tempo, ha rivelato che egli era “entrato Israele cinque volte per incontrare ufficiali israeliani che più tardi gli hanno fornito armi anticarro di fabbricazione sovietica ed armi leggere”, come riporta The Times of Israel .

Terroristi e soldati di israele

Tel Aviv è stata anche accusata di aver creato e di aver facilitato la nascita della stessa ISIS (Stato Islamico). Il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Gen. Hassan Firouzabadi, ha dichiarato che l’ISIS è stata creata e supportata da Israele, Gran Bretagna e Stati Uniti per perseguire gli obiettivi propri di quegli Stati. Un rapporto che sembrava emergere dal Gulf News nel 2014 affermò anche che il leader di ISIS, il cosiddetto nuovo califfo, Abu Bakr Al Baghdadi, è stato addestrato dal Mossad, anche se alcuni hanno messo in dubbio la validità di questo rapporto. Va anche notato che da alcune notizie e rapporti, si asserisce che Baghdadi sia stato gravemente ferito o addirittura ucciso da una US drone USA in un attacco avvenuto in in aprile.

Non c’è dubbio comunque che Israele abbia un ruolo preminente nella tentata distruzione dello stato siriano ed è colpevole di aver distrutto la vita di milioni di persone tramite il supporto fornito ai mercenari anti-Assad. I cittadini Siriani sono ora la seconda più grande popolazione di rifugiati al mondo, secondo un rapporto dell’ONU (secondo solo a Palestinesi).

*Steven MacMillan è uno scrittore indipendente, ricercatore, analista geopolitico ed editor di The Report, analista, in particolare per la pubblicazione “The New Eastern Outlook”

Fonte: Journal-neo.org

Traduzione: Luciano Lago

Nella foto in alto:  formazione di carri dell’ IDF (Esercito israeliano)

Nella foto al centro: soldati israeliani sul Golan fraternizzano con miliziani anti Assad

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