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Avete paura?

di Eugenio Benetazzo - 14/02/2016

Fonte: Eugenio Benetazzo


Letteralmente, avete paura ? Perchè ostracizzare sempre e comunque il concetto di paura ? Il nostro istinto, con l’obiettivo inconscio di preservare la nostra sopravvivenza, ha sviluppato ed evoluto questa emozione a cui spesso diamo sempre una connotazione negativa. La paura ci mette in stato di allerta, aumenta e migliora le principali funzioni fisiologiche, con l’unico scopo di renderci il più possibili immuni da una minaccia presunta o reale che i nostri sensi hanno individuato o percepito. In sé, pertanto, l’idea di aver paura ci mette nelle condizioni di poter reagire con la massima efficienza e prontezza ad un possibile scenario di pericolo. Qualunque esso sia. Anche finanziario. Certo, quest’ultimo magari non colpisce la nostra incolumità fisica, ma può devastare quella psicologica, quest’ultima in grado in poco tempo di impattare anche su quella fisica. Pensate alle persone che decidono di farla finita per una minaccia che si è materializzata sul fronte finanziario: accertamenti fiscali, richieste di risarcimento o perdite improvvise di capitale all’interno dei loro investimenti personali. Avere paura per quello che sta accadendo sui mercati finanziari soprattutto in queste ultime due settimane non solo è naturale, ma soprattutto è doveroso. La paura infatti vi metterà in stato di allerta, rilevando una possibile minaccia avanti a voi e vi indurrà ad agire prontamente per contenerla o per eliminarla. Proprio sul fronte finanziario infatti abbiamo oggi l’imbarazzo della scelta per le minacce innanzi a noi pronte a colpire i nostri portafogli ed il nostro stile di vita.

Proviamo a fare un elenco delle principali minacce non più dietro l’angolo ma oggettivamente ormai innanzi a noi. Premetto di essere ormai stupito ed al tempo stesso anche amareggiato nell’apprendere come ancora oggi ci sono italiani che vagamente sanno che cosè e come funziona il bail-in (pur avendo notevoli disponibilità finanziarie depositate in banche italiane). La prima minaccia che mi sento di tirare in ballo è proprio l’Europa. Quasi due anni fa avevamo definitivamente sdoganato il rischio di break-up con tutte le sue possibili varianti. Oggi siamo prossimi ad uno scenario ben peggiore in quanto si sta delineando (politicamente) il rischio di una intera dissoluzione della politica europea: sono ormai troppi i focolai che si stanno autoalimentando, praticamente ovunque, anche nell’Europa cosidetta virtuosa o teutonica, con in testa il blocco scandinavo. Finlandia, Spagna, Francia, Regno Unito con il prossimo referendum sulla permanenza in Unione Europea, Italia, Portogallo e oggi persino la Germania. Ovunque il risentimento contro questa unione politica di stampo farisaico sembra più destinata alla fine che alla sua esistenza. Sostanzialmente se si potesse scommettere a dieci anni, la probabilità di fallimento per quanto sta emergendo non è affatto poco contenuta in termini probabilistici. Anzi. Ricordo che la Spagna ormai è da quasi due mesi in stallo politico, forse si ritornerà a votare, di certo anche questo paese potrebbe ritrovarsi a vivere uno scenario politico come quello italiano.

L’Unione Europea e soprattutto la sua creazione, l’euro, non reggeranno a lungo con una Spagna senza una guida conservatrice, con una Francia prossima polveriera politica e senza una Gran Bretagna come nazione di punta. Aggiungiamoci a questo punto un’Italia senza ancora una propria credibilità politica, quasi fosse ormai un paese geneticamente modificato. In peggio. Il rischio dissoluzione esiste, è stato rispolverato, ne hanno fatto recentemente menzione anche svariate autorità europee. Manca la Grecia a questo punto. Ennesimo episodio infelice di un macabro telefilm che dura da quasi cinque anni. Tsipras forse ha i mesi contati, politicamente si è compromesso e anche bruciato con le sue stesse mani. Tra qualche settimana si ripresenterà per l’ennesima volta l’insostenibilità del debito per i greci: cosa fare e come gestire il tutto nuovamente. Nessuno lo sa o meglio nessuno se la sente di premere il bottone, perchè a quel punto ci troveremmo a vivere uno scenario in stile “War Games” (film del 1983 con un giovane Matthew Broderick), per chi se lo ricorda come trama. In parallelo alla Grecia, dopo abbiamo le sorti di quasi tutta l’industria bancaria italiana (con quella tedesca che ha cominciato a tossire). In Italia come già scritto in altro precedente post manca una cabina di regia per il controllo e la supervisione del nuovo attacco speculativo alle banche italiane quotate. Forse anche questa volta si vuole colpire un governo improvvisamente diventato scomodo e non più tanto in sintonia con l’establishment sovranazionale, proprio come avvenne con Berlusconi nel 2011.

Fear does work, la paura funziona, diceva Winson Churchill. Proprio la paura sul nostro debito sovrano ci ha fatto accettare un colpo di stato, con l’appoggio fazioso di tutta la stampa di sinistra. Ma ora che l’attacco è diretto a Renzi, stranamente gli argomenti di conversazione rimangono sempre le inutili beghe di partito o le patetiche argomentazioni sulle unioni civili. Nessuno ricorda tuttavia in televisione che l’immobilismo del Governo Renzi ha prodotto una perdita di capitalizzazione del 75% in Banca MPS passata da due euro a cinquanta centesimi nel giro di nemmeno due mesi. Perchè MPS è importante, direte voi ? Perchè i due miliardi di prestito di cortesia che venne concesso negli anni precedenti alla banca senese, sono stati convertiti in azioni della suddetta banca essendo quest’ultima stata incapace di rimborsare il prestito secondo le tempistiche accordate. I due miliardi di azioni MPS che la collettività italiana aveva in portafoglio a fine novembre ora valgono appena 500 milioni. Si tratta di una perdita di 1.5 miliardi di euro in appena due mesi. Ma ritorniamo a noi. Facciamo finta che l’Unione Europea scoppi di salute e che l’euro prenderà il posto del dollaro, questo non farà scomparire né il deterioramento cinese e né la crisi di quasi tutti i paesi emergenti, senza ossigeno oggi a causa di una minore domanda di materie prime dalla Cina ed anche di minori profitti dovuti al crollo delle quotazioni delle stesse.

Tra USA ed Arabia Saudita si sta giocando un braccio di ferro su chi rimarrà il più grande esportatore di crude oil. Mi ricorda Highlander: ne rimarrà solo uno. IL prezzo del greggio ai prezzi attuali produce nel medio lungo termine molti più danni ed effetti negativi di un prezzo al barile sopra gli ottanta dollari. Vengono infatti a mancare imponenti flussi di denaro sotto forma di investimenti esteri che si riversavano nelle economie avanzate proprio dai paesi esportatori. Per chi mi chiede in definitiva una exit strategy o una soluzione di ripiego per continuare a sopravvivere, la risposta è, in lingua inglese, there is no way out. Non vi è via d’uscita al momento, non esistono soluzioni facilmente implementabili in termini risk-free. Ecco perchè dovete avere paura questo vi terrà costantemente in stato di allerta, pronti ad evacuare un fronte o correre prontamente sotto una casamatta qualora iniziassero nuovi bombardamenti, in campo figurato si intende. Quest’anno si bruceranno trilioni di dollari per riportare molti scenari in condizioni di equilibrio sostenibile: tanto per darvi un’idea di queste perdite che ci aspettano, considerate che quanto hanno dovuto patire in termini di perdite gli azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza durante gli ultimi sei mesi per le vicende che hanno colpito i due istituti bancari ammontano ad oltre il 15% del PIL del Veneto. Denaro e patrimoni che oltretutto non ritorneranno mai. Nel vostro interesse, pertanto abbiate paura, visto che siamo appena solo all’inizio.