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Riecco Soros: “Putin è peggio dell’Isis”. Invito alla guerra?

di Francesco Meneguzzo - 14/02/2016

Fonte: Il Primato Nazionale

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Carri armati Nato in Lituania

 Una vita passata acombattere la Russia, prima comunista poi putiniana,  ampiamente ricambiatose è per questo, a prevenire qualsiasi seria ipotesi di asse pan-europeo e soprattutto tra Berlino e Mosca, e a fare tanti soldi sulla pelle dello sterminato parco buoi di piccoli investitori nonché di parecchi Stati (tra cui l’Italia, ma anche la Gran Bretagna), portavoce e ascoltato suggeritore deineocon americani che tengono in ostaggio la Casa Bianca, per trovarsi a quasi 86 annid’età con il Cremlino protagonista della scena mondiale e gran tessitore delle trame diplomatiche internazionali. Come nemesi, per lo speculatore e assai presunto filantropoGeorge Soros, non c’è male.

Tuttavia, il nostro uomo, anziano ma vigoroso come non mai, non si dà per vinto, ed è partito all’attacco a tutto campo, munito di una oratoria e di una penna sferzante. A Davos, recentemente, contro la Cina – occasione nella quale non mancò di raccomandare il lancio di un nuovo Piano Marshall a favore dell’Europa travolta dall’immigrazione, inclusivo della Russia ma accolto con indifferenza o scherno sulle rive della Moscova. Non domo, ci riprova ora sulle colonne del Guardian alzando parecchio i toni: “I leader di Usa ed Eu stanno commettendo un errore fatale a credere che il presidente russo Vladimir Putin sia un potenziale alleato nella battaglia contro lo stato islamico. L’evidenza li contraddice. L’obiettivo di Putin è quello di favorire la disintegrazione della Ue, e il modo migliore per farlo è quello di inondare l’Europa con i rifugiati siriani”, scrive Soros.

Dopo aver ricordato i presunti devastanti effetti sulle popolazioni civili dei bombardamenti russi sia nel sud della Siria sia nel nord – in particolare l’assedio all’ultima grande città ancora parzialmente in mano all’Isis, cioè Aleppo – il magnate finanziario si degna di spiegare per quale ragione il Cremlino punterebbe alla disintegrazione dell’Unione europea: “La Russia di Putin e l’Europa sono impegnate in una corsa contro il tempo: la questione è chi delle due collasserà per prima… Il regime di Putin affronterà la bancarotta nel 2017, quando verrà a maturazione gran parte del suo debito estero, e l’instabilità politica potrebbe sorgere anche prima…. Il modo più efficiente con cui Mosca può evitare il collasso – continua Soros – è quello di determinare prima il collasso della Ue. Un’Unione disintegrata non sarà più in grado di mantenere le sanzioni [alla Russia, ndr] imposte in seguito alle sue incursioni in Ucraina. Al contrario, Putin ne guadagnerà considerevoli benefici economici… sfruttando i nuovi canali commerciali e i partiti anti-europei che nel frattempo egli ha attentamente coltivato”.

Se non bastasse questa sequela di assurdità, il ricco ebreo-ungherese-americano conclude che “l’Isis pone un rischio sia all’Europa sia alla Russia. Ma non dovrebbe essere sovrastimato. Gli attacchi organizzati dagli jihadisti, per quanto terrificanti, non possono paragonarsi alla minaccia esistenziale posta dalla Russia … e l’incapacità a comprenderla renderà il suo contrasto sempre più difficile”.

Ripetere una bugia mille volte può anche funzionare nei confronti dell’opinione pubblica, ma rimane comunque una bugia. Pericolosissima, tuttavia, in considerazione della montante pressione militare Nato e americana sul baltico – Polonia e repubbliche baltiche in primo luogo – e delle mai sopite tensioni in Ucraina, sempre a due passi dalla Russia, oltre che del campo di macellazione siriano sempre più affollato, nonostante i tentativi del più moderato John Kerry di trovare una traballante intesa.

A proposito di bugie, nessuna come quella sul presunto piano russo sulla via immigratoria per sconvolgere l’Europa grida vendetta, anche soltanto ricordando il ruolo americano (e saudita) nella costruzione stessa dell’Isis, nonché più direttamente ancora la costante promozione dell’immigrazione in Europa da parte delle organizzazioni umanitarie facenti capo allo stesso Soros.

Il problema, sottolineato per ultimo dal politologo ed economista americano Paul Craig Roberts, è l’indifferenza, l’ignoranza e la rassegnazione del popolo Usa, ignaro del destino bellico che attende il mondo intero, soprattutto nel caso in cui nella più alta posizione dell’amministrazione federale finisse per essere eletta una serva fedele del complesso militare-industriale e dei neocon stessi come Hillary Clinton. Poiché, come ancora ricorda lo stesso Roberts, non potendosi confrontare sul piano convenzionale un esercito che non ha mai vinto una guerra seria con quello russo, il conflitto potrebbe essere soltanto nucleare.

Sarà questa l’eredità testamentaria di George Soros?