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Cinque anni fa iniziava il martirio della Siria

di Salvo Ardizzone - 20/03/2016

Fonte: Il Faro sul Mondo


Il 15 marzo è caduto il 5° anniversario della tragedia siriana; allora, con la scusa bugiarda delle “primavere”, è iniziata un’aggressione che ha distrutto un Paese; nessuno sa quanti siano i morti, è difficile contarli in quel mostruoso mattatoio, l’Onu ci ha rinunciato e le stime arrivano a sfiorare i 500mila.

Prima, la Siria era un Paese progredito, ordinato; chi dice il contrario è perché non c’è stato o non lo conosce o più semplicemente perché è prevenuto. Dei circa 22 milioni di abitanti che c’erano, e sottolineiamo c’erano, quasi la metà ha dovuto abbandonare le proprie case, e in molti non potranno mai ritornarci perché non esistono più. Stando ai dati dell’Unhcr, sono più di 4,5 milioni i siriani che sono fuggiti all’estero, sparsi fra la Turchia, il Libano, la Giordania e altrove, alla ricerca, il più delle volte vana, di una nuova vita che sostituisca quella ormai distrutta.

Ma anche per chi è rimasto non va meglio: è sempre l’Onu a riferire che il 70% della popolazione non ha un accesso regolare all’acqua potabile, un terzo non può sfamarsi correttamente, oltre due milioni di bambini sono privati del’istruzione e quattro siriani su cinque sono ormai ridotti in condizione di povertà.

Un’immane catastrofe distorta dalla sistematica disinformazione dei media, capaci di travisare la realtà fino al grottesco; giornalisti, sedicenti esperti e una canea di blogger per anni hanno coperto quella che è stata un’aggressione di potenze straniere per destabilizzare e spartire la Siria.

Si sono ostinati, oltre il ridicolo, a parlare di un’“opposizione moderata” che semplicemente non esiste, e ancora a definire “moderati” sedicenti “ribelli” che di moderato nulla avevano se tali non si vogliano definire Al-Qaeda, ovvero la sua filiale siriana di Al-Nusra, i salafiti di Al-Sham e i tanti gruppi e gruppuscoli loro alleati.

Hanno ritenuto normale che Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Usa, Israele ed altri ancora, finanziassero, mandassero armi, mercenari, consiglieri militari e ogni altro aiuto a bande criminali che attentavano all’integrità di uno Stato sovrano, con lo scopo dichiarato di rovesciarne il Governo e ridisegnarne i confini, mentre hanno strillato, bollandola come un’ingerenza inammissibile, per gli aiuti che altri Stati, come la Russia e l’Iran, portavano su richiesta del legittimo Governo.

Hanno dato la massima visibilità alle provocazioni montate ad arte per screditare chi difendeva il proprio Paese o giustificare l’ennesimo intervento dall’esterno, salvo tacere o ignorare deliberatamente quando si dimostravano per quello che erano: ignobili finzioni. Un caso per tutti: l’attacco chimico di Ghuta, a Damasco, col tempo rivelatosi una macchinazione ordita di conserva da Servizi e “ribelli”.

Adesso, all’inizio del 6° anno, la sconfitta di sedicenti “ribelli” e seguaci del “califfo” emerge sempre più netta; intendiamoci: è ancora lungo il cammino che il Popolo siriano dovrà percorrere, e gli sponsor del terrore che questa guerra hanno suscitato e alimentato in ogni modo tenteranno di tutto, perché su di essa alcuni di essi hanno puntato la propria stessa sopravvivenza (vedi Erdogan), ma una luce in fondo a quel tunnel degli orrori ormai si vede.

Resta il martirio di un Paese, resta un Popolo che ha pagato un prezzo altissimo alla sete di potere, all’avidità dell’imperialismo e di molti, troppi Stati, coccolati da un Occidente pavido e colluso. È un conto che la Storia sta iniziando a far pagare.