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Il lume dell’Austria in un’era di follia

di Stelio Fergola - 28/04/2016

Il lume dell’Austria in un’era di follia

Fonte: azioneculturale

Il Parlamento austriaco dice basta. Basta ad una situazione che si trascina ormai da anni, basta ad un effetto domino che per anni ha coinvolto l’Italia e poi si è esteso a macchia d’olio in tutto il resto del continente. Eventi che hanno prodotto, ben da prima che l’Austria alzasse la voce, le prime reazioni ungheresi, bulgare e perfino greche, accusate da questa sottospecie di intelligencija e dai governi europei degli ormai soporiferi concetti di xenofobia, razzismo e di quella costruzione di muri tanto ostili. La stessa intelligencija che ha almeno la buona pace di tacere contro i controlli riattivati anche sui confini francesi, ma probabilmente dopo due attentati terroristici in un anno e centinaia di vittime a qualcuno pruderà la lingua nel proferire concetti umanitari solo a chiacchiere, almeno una volta tanto.

E’ da circa un anno e mezzo che la retorica immigrazionista ha iniziato a ribadire parallelismi del tutto improbabili con il concetto di muro, riferendosi a quello di Berlino e al suo abbattimento il 9 novembre del1989. E’ futile anche solo sottolineare la stupidaggine e la superficialità estreme che stanno dietro a un paragone tanto cretino, quindi non ho intenzione di dedicargli più che la suddetta qualifica (“cretino” appunto): andare oltre sarebbe offensivo per gli intelligenti che, per fortuna, in questo mondo ancora esistono.

Comunque il governo della SPÖ, il partito socialdemocratico del presidente Werner Feymann, in Austria potrebbe avere i giorni contati, visto il successo clamoroso dell’FPOE (Partito della Libertà) di Norbert Hofer al primo turno elettorale e l’accesso al ballottaggio che potrebbe portarlo al governo. Un rischio talmente concreto che un “intimorito” Parlamento ha approvato con 98 voti a favore e 67 contrari la legge “blocca-profughi”.

In sostanza il Governo può dichiarare lo stato di emergenza se il numero dei migranti dovesse improvvisamente aumentare, respingendo tutti, inclusi quelli provenienti da Paesi in guerra come la Siria. Per il mondo occidentale è una misura estrema dettata dalla “paura”, per chi scrive è il minimo atteggiamento possibile per rispondere con un provvedimento reale e non con le vuote “autocritiche della politica” che hanno stancato oltremisura.

Le reazioni del mondo liberal sono quanto di più banale e prevedibile si possa osservare. Da Repubblica che, da buon Talmud mondialista, non può esimersi dal rilasciare il solito appellativo “xenofobo” al partito di Hofer, a Renzi che parla di “violazione inaccettabile delle regole europee”, alla Boschi che “minaccia” di “non accettare i controlli austriaci sul nostro territorio” al mondo televisivo che, anche nelle sue espressioni più moderate, non rifugge dalla logica del pensiero dominante.

Anche non riferendosi alla questione austriaca, il che rende ancora peggiore il quadro: Myrta Merlino, su La7, dice che “non esiste alcun partito filo-immigrazionista”, rispondendo ad un ospite leghista che qualificava in questo modo il Corriere della Sera. No cara Myrta, il partito filo-immigrazionista esiste eccome, risponde a logiche macroeconomiche aberranti e si augura per domani mattina la distruzione di qualsiasi cultura europea ancora sopravvivente in favore di un meticciato multietnico senza alcun tratto, ideale per un mercato mondiale senza barriere tanto amato dalle lobby globalizzanti, visto che non ha alcun rispetto né riguardo tanto per le identità che per un vera politica di sviluppo e sostegno dei Paesi sottosviluppati.

Tornando all’Austria, si dice di tutto, spesso sciocchezze, che ovviamente passano inosservate come sempre. La stessa “eventuale violazione dei trattati” richiamata dalla Boschi è ridicola perfino in ottica europeista. Il maggior trattato in materia di filtro da e per gran parte dell’area UE, ossia gli accordi di Schengen, prevederebbe, in teoria, dei controlli tra lo spazio interno dei Paesi aderenti e quello esterno.

Se questi controlli, sono, de facto, lettera morta da almeno cinque anni (e fortemente in dubbio, per quanto riguarda l’Italia, da una decina buona) per quale motivo l’Austria dovrebbe sentirsi in dovere di rispettare un sistema di regole che è tale, mi ripeto, solo in teoria? Se il flusso di migranti prosegue imperterrito e invece di far valere una filosofia del freno favorisce a tutti gli effetti quella dell’incoraggiamento, sfruttando anche uno stucchevole moralismo pseudoreligioso che con la carità cristiana individuale non ha nulla a che spartire (ogni riferimento a Papa Francesco è voluto), non rappresenta anch’esso forse una violazione delle cosiddette regole che i sedicenti umanitari occidentali dicono di voler difendere?

Non si tratta di essere di ultradestra o di ultrasinistra, per utilizzare terminologie care a mezzi di informazione col solo scopo di gettare fango su ogni politica che dèvi dal pensiero dominante.

Si tratta di fare una scelta, ancora del tutto minoritaria purtroppo, in favore della propria comunitànazionale, di pronunciarsi come Stato e non come entità di cartapesta, di assicurare una vera tutela ai propri cittadini senza la quale lo Stato stesso, perdendo la sua funzione primaria, non ha alcuna ragione d’essere.

E se in Occidente la “regola” generale è divenuta la follia, la perdita di tutto ciò, da parte di chi scrive ci sarà sempre il più completo appoggio a qualsiasi forza riaccenda, come nel caso austriaco, il lume della ragione contro una massa di politicanti folli da strapazzo. La cui reazioni sono sempre le stesse: accusare, indignarsi, predicare. Nella migliore delle ipotesi riconoscere che “la politica deve dare delle risposte per non dare manforte ai populismi”, salvo poi rifiutarsi categoricamente di agire sui settori specifici che rendono i terrificanti “populismi” tanto forti, su tutti la protezione dei propri cittadini. In Austria almeno questo è stato fatto, seppur extrema ratio.

Il cosiddetto mondo democratico quindi, invece di indignarsi e strapparsi le vesti in nome dell’europeismo da tragedia e delle sue presunte regole, invece di lamentarsi dell’avanzata dei sempre presunti xenofobi occidentali, potrebbe cominciare a sostenere una protezione delle proprie comunità.

Ultradestra, ultrasinistra, ultranazista o ultracomunista: sono parole a vuoto che non vogliono dire nulla. Etichette senza alcuna sostanza razionale che lascio, come sempre, a chi non ha nessuna intenzione di ragionare ma solo di pontificare.

Forza Austria. Oggi più che mai.