Nonostante l’attuale conflitto in Siria, la vita va avanti in molte parti della nazione. L’appuntamento elettorale siriano in questo non fa eccezione. Le precedenti elezioni parlamentari prima delle ultime tenutesi questo mese si sono svolte nel 2012. Partendo dal fatto che tali elezioni si svolgono ogni 4 anni, le attuali sono ben lontane dall’essere una “spinta politica” necessaria a rinforzare la legittimità dell’attuale governo, ma piuttosto rappresentano la continua prosecuzione del regolare processo politico siriano.

 

Tentativi di minare la credibilità delle elezioni sono stati obiettivo primario delle agenzie stampa di statunitensi ed europee, tuttavia le stesse organizzazioni non governative (ONG) di monitoraggio elettorale autorizzate dal governo USA nella precedente elezione presidenziale del 2014 avevano evidenziato un abbondante flusso di elettori, e lo stesso sembra essere stato verificato quest’anno nonostante il tentativo dei media USA-EU di omettere informazioni in merito all’affluenza.

L’ONG con sede a Washington “Election Guide”, finanziata da USAID, riportava un’affluenza del 73,42% alle elezionipresidenziali siriane del 2014, un’affluenza che sarebbe stata sorprendente se si fosse trattato delle elezioni USA. Le affluenze elettorali per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti nel 2008 e 2012 erano state rispettivamente del 57,1% e 54,9%. Le elezioni parlamentari siriane del 2016 sembrano aver ottenuto un’alta partecipazione elettorale; in merito la rivista International Business Tribute nel suo articolo “Syria Elections 2016 Updates: Geneva Peace Talks Resume Amid Scrutiny Of Country’s Ballot Process,” riportava:

L’orario per le votazioni alle elezioni parlamentari siriane veniva prolungato mercoledì di ulteriori cinque ore a causa dell’eccezionale affluenza di elettori. Un leader religioso locale lodava il numero degli elettori partecipanti dicendo che era un segno della apparente condanna da parte dei votanti “alla crudeltà, al terrorismo ed alla distruzione” vissute durane la guerra civile siriana.

Nonostante l’alta affluenza nelle precedenti consultazioni ed altri indicatori come quelli riportati da International Business Tribune in merito a queste ultime elezioni, i quotidiani USA come il New York Times (NYT) decidevano di lasciare da parte i fatti ed indulgere in episodi aneddotici non confermati per ritrarre una situazione di bassissima affluenza ed una inesistente credibilità delle elezioni.

Anne Barnard, nel suo discutibile articolo sul NYT “Syrian Parliamentary Elections Highlight Divisions and Uncertainty,” affermava:

Un’estesa parte della nazione occupata dai gruppi di insorti non ha partecipato alle votazioni di mercoledì. Nonostante un fragile e parziale cessate il fuoco, le forze governative e gli aerei russi hanno continuato a colpire le aree controllate da ribelli nazionalisti ed islamisti, come anche territori in mano allo Stato Islamico, noto anche come ISIL-ISIL. La colazione a guida americana sta anch’essa bombardando zone in mano alla fazione.

Nel articolo sul NYT, Barnard evita categoricamente di informare i lettori che sebbene le aree geografiche “controllate da gruppi di insorti” possano essere “estese”, la maggioranza della popolazione non risiede all’interno delle stesse, potendo quindi andare a votare in gran numero sia nel 2014 che nel 2016 per il governo attuale del paese.

Altre affermazioni in merito alla non partecipazione delle regioni curde omettono di citare il fatto che la popolazione curda sia meno del 10% della popolazione totale della Siria, e che non tutti i curdi siriani residenti nelle stesse regioni si siano rifiutati di votare.

Narrando il mito della migrazione

Di solito sono gli USA a ricordare al mondo i profughi siriani. Ciò che spesso non viene menzionato è il fatto che molti dei profughi siriani non sono fuggiti all’estero, in Turchia o in Giordania o in Europa, ma piuttosto abbiano trovato un rifugio sicuro nella capitale Damasco, e protezione da parte del suo stesso governo e dell’Esercito Arabo Siriano.

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L’organizzazione finanziata da USA e Unione Europea Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC) rivelerebbe esattamente questo nel suo rapporto del 2012, “Syria: No safe haven – A country on the move, a nation on the brink,”, affermando:

Le due maggiori città siriane, Damasco e Aleppo, sono considerate come rifugi sicuri dalle violenze ed hanno gradualmente visto arrivare un grande afflusso di profughi interni [IDP in inglese, NdT] in fuga dalle zone di conflitto.

E’ chiaro che la maggioranza della popolazione della Siria sta fuggendo dai “combattenti per la libertà” spalleggiati da USA-EU, ed è in cerca di un asilo sicuro sotto la protezione di un “regime” che le potenze occidentali hanno cercato di far credere al mondo che sia criminale. Tenendo a mente questo, i risultati elettorali a favore del governo attuale non dovrebbero essere una sorpresa, nonostante la retorica circolante nei media europei e negli USA.

La conferma delle peggiori paure dell’Occidente

Questo di fatto conferma le peggiori paure dell’Occidente, che nonostante i tentativi di dividere e distruggere ogni forma di moderno Stato-nazione in Siria, il popolo rimanga relativamente unito nell’intento di ripristinare la pace e l’ordine all’interno della nazione, e con l’attuale governo in carica.

Ironico anche che Stati Uniti ed Europa, eterni difensori delle virtù di autodeterminazione, cerchino ora di minare un atto di autodeterminazione da parte del popolo siriano.

E’ chiaro, dalle dichiarazioni rese dagli Stati Uniti e da molte nazioni europee in merito alle recenti elezioni, che il problema non fosse necessariamente la modalità con cui le elezioni sono state svolte, ma chi includessero. Il problema per loro non erano i candidati esclusi dalle elezioni dalle leggi siriane, ma i candidati partecipanti che Stati Uniti e l’Europa semplicemente non approvavano. In altre parole USA ed Europa stanno facendo esattamente l’opposto del promuovere l’autodeterminazione della Siria, tentando di fatto di smontare o minare la credibilità dei risultati delle recenti elezioni.

NPR in un articolo intitolato “Parts Of Syria Vote In Parliamentary Elections That Critics Say Are A Sham,” riportava:

Mark Toner, portavoce del Dipartimento di Stato USA, affermava questa settimana che “indire elezioni parlamentari ora, date le attuali circostanze, date le attuali condizioni del paese, noi crediamo sia a dir poco prematuro e non rappresentativo del popolo siriano”

Reuters riportava che un portavoce del Ministero degli Esteri Francese definiva le elezioni una “farsa”, mentre la sua controparte tedesca affermava che la nazione “non accetterà il risultato”.

Andrebbe ricordato come gli USA ed i suoi alleati Europei hanno appoggiato entusiasticamente le elezioni tenute in Ucraina nel mezzo di violenti scontri nelle delle regioni orientali della nazione. Nonostante l’incapacità o la non volontà a votare di molti in Ucraina, le elezioni sono state sostenute e riconosciute da USA ed Europa. La ragione di tanta ipocrisia dovrebbe essere chiara. Le persone in corsa alle elezioni in Ucraina erano candidati approvati dagli USA ed Europa, da loro sostenuti e la cui vittoria era certa, mentre quelli in corsa in Siria (e con buone possibilità di essere eletti) semplicemente non lo erano.

Pertanto la “democrazia”, da un punto di vista americano o europeo, riguarda soprattutto gli interessi speciali dell’Occidente nello scegliere il governo futuro di una nazione straniera, non il suo popolo; chiaramente salvo il caso in cui il popolo possa essere indotto a sostenere gli stessi candidati sostenuti da Washington e Bruxelles.

Non solo le recenti elezioni in Siria confermano i peggiori timori occidentali di una fallita campagna di divisione e distruzione della nazione, sollevando perplessità sulla fattibilità di installare al potere un regime “amico dell’Occidente” durante la “transizione”, ma invece di dimostrare una presunta illegittimità della democrazia siriana, la macchina occidentale di ingerenza e manipolazione elettorale è stata smascherata davanti a tutto mondo.

Con un poco di fortuna la Siria potrebbe essere un esempio da seguire per altre nazioni nel resistere e sconfiggere le interferenze straniere al proprio processo politico interno.

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato da Land Destroyer il 23 Aprile 2016
Traduzione in Italiano a cura di Matteo Brustia per SakerItalia.it