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Onestà! Onestà! Va bene, ma che vuol dire?

di Aldo Giannuli - 23/05/2016

Onestà! Onestà! Va bene, ma che vuol dire?

Fonte: Aldo Giannuli

Confesso che lo slogan “Onestà! Onestà!” mi ha sempre lasciato molto freddo ed ho… l’onestà di dirlo, anche a costo di far infuriare gli amici del M5s che mi seguono. Non è che io non apprezzi l’onestà come valore sociale, ma mi sembra una inutile ovvietà che non ci sarebbe bisogno di dire.
Facciamo un esempio, che ne direste voi di un ristorante che esponesse questo cartello “Specialità del locale: l’Onestà. Noi non serviamo pesce avariato, non frodiamo il cliente sul prezzo e non cloniamo la sua carta di credito”. Fa un po’ ridere vero? Ma certo che non devi darmi roba andata a male e non devi clonarmi la carta di credito, è ovvio, però adesso vediamo se non scuoci la pasta e sai fare il risotto.

Capisco che nella vita politica, ormai, sono più i ristoranti che ti servono roba marcia e ti fregano il cappotto appeso all’attaccapanni che esercizi dove non lo fanno, e capisco anche che la gente sia giustamente infuriata per questo, ma non è un motivo per ridurre il dibattito politico all’esame dei certificati penali. Anche perché, se un politico disonesto difficilmente sarà un politico di alto livello (anche se pochi, ci sono anche riusciti) non è affatto detto che un politico virtuosissimo, ma magari fanatico, poi non si riveli un castigo di Dio (ed il nome di Robbespierre dovrebbe dir qualcosa).L’onestà non è (e non può essere) un programma politico, ma solo una precondizione necessaria da esigere da chiunque si candidi ad un ruolo pubblico e che, se scoperto, deve essere mandato a casa, magari con una sosta al carcere circondariale, lungo il percorso.

Ma, poi, detto questo, perché mai l’obbligo dell’onestà deve essere chiesto solo ai politici? Ma perché, il banchiere che truffa la sua clientela, l’imprenditore che corrompe, il manager che porta al fallimento la sua azienda mettendo sul lastrico centinaia di famiglie, il magistrato che fa sentenze compiacenti, il manager che allunga una tangente ad un emiro per avere il petrolio, ma poi si fa girare il 10% sul suo conto off shore eccetera eccetera, non meritano di essere sbattuti in galera e per lunghi periodi di meditazione? Immagino che voi tutti siate d’accordo e che magari qualcuno pensa anche ad un capestro, però, diciamocelo, mentre per i politici c’è attenzione e si fanno proposte legge (anche il M5s ne ha fatte), per tutto il resto si vede poco o niente (ed anche il M5s tace in proposito). Ad esempio, se vogliamo spezzare le mani alla finanza corsara, occorre una politica di revisione dei meccanismi finanziari, mettere le mani nei bilanci, promuovere accordi internazionali che limitino brutalmente i conti off shore, eccetera, ma di questo io non sento parlare da nessuno. Anche sul piano penale ci sarebbe da fare: ad esempio, se non altro sul piano psicologico, avrebbe un bell’impatto proporre l’ergastolo per i reati finanziari, ma non vedo nessuno che lo fa.

Poi, il dovere di onestà riguarda solo i decisori ed i colletti bianchi? Credo che sarete d’accordo con me nel dire che osservare i propri doveri d’ufficio (quanti pubblici dipendenti non lo fanno?), non frodare i clienti (anche qui: quanti commercianti sono in regola? E gli amministratori di condominio?), non fare l’obiettore di coscienza agli aborti in ospedale per andare a fare gli aborti nelle cliniche private che pagano profumatamente, non fare testimonianze compiacenti o reticenti, ecc siano altrettanti comportamenti da osservare. E qui il discorso si allarga, perché qui, molto più che le misure penali serve la prevenzione e soprattutto la formazione culturale.

Soprattutto, chiediamoci: cosa significa essere onesti? Certamente, ordinariamente, l’osservanza delle leggi è un requisito fondamentale della persona onesta. Ma siamo sicuri che legalità ed onestà coincidano? Ci sono molti obblighi legali ai quali disobbedire è moralmente lecito e talvolta obbligatorio: ad esempio, nascondere un evaso non è cosa moralmente giusta in generale, ma se si stratta di un ebreo dal campo di concentramento, voi che dite? Ma, soprattutto ci sono molti comportamenti perfettamente legali ma moralmente discutibili: quante truffe commerciali o bancarie sono legali? L’insegnante che, fa quello che i regolamenti gli chiedono, ma non dedica ai suoi studenti l’attenzione che sarebbe loro dovuta, ha ottemperato davvero ai suoi obblighi? Siamo sicuri che un politico che accumula posti di potere, senza avere la competenza necessaria per il suo compito, sia più onesto di un altro che prende tangenti ma è competente?

E, per andare su un piano un po’ più astratto, parliamo di come si distribuisce la ricchezza. Immagino saremo tutti (o quasi) d’accordo sul fatto che le retribuzioni siano funzione anche del livello di preparazione del lavoratore, del grado di responsabilità raggiunto, dei rischi che questo comporta eccetera. Per cui è ovvio che la paga di un manovale sia inferiore a quella del suo amministratore delegato. Ma entro quali limiti? Ad esempio, se il divario fra l’uno e l’altro è di 1 a 9.000 è accettabile? E non mi venite a dire che questo è funzione del valore prodotto, perché poi dovreste dirmi come si fa a misurare la quota di valore apportato dai lavoratori dipendenti rispetto a quella dell’amministratore delegato. Eppure mai come in questa epoca le diseguaglianze sociali sono diventate così abissali. E’ giusto (e quindi “onesto”) tollerarle? Ed è giusto ed onesto che prosegua la politica di landrabbing che sta togliendo la terra ai popoli africani?

Come si vede il problema è molto più serio e complesso di quanto un po’ semplicisticamente non faccia pensare quello slogan. Ed allora, per piacere, piantiamola con le banalità e parliamo di cose serie, anche se questo non significa chiudere gli occhi sulle ruberie di un ceto politico di morti di fame genetici.