Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / “Ogni uomo é inganno”. Riflessioni su individualità umana e Assoluto

“Ogni uomo é inganno”. Riflessioni su individualità umana e Assoluto

di Gianluca Marletta - 24/05/2016

“Ogni uomo é inganno”. Riflessioni su individualità umana e Assoluto

Fonte: Gianluca Marletta

vite e tralciOgni essere individuale, preso singolarmente e separatamente, non può essere nient’altro che la manifestazione di uno “squilibrio”, a sua volta figlio di una mancanza e di un’insufficienza. L’individuo, per definizione, non “basta a se stesso”, non è “fine a se stesso” e non può nemmeno essere definito in quanto tale senza riferimenti a lui esterni che lo limitano e relativizzano. E’ la pretesa dell’individuo di mangiare il frutto dell’albero del “bene e del male”, infatti, a scacciare l’uomo dal Paradiso.

Per questo motivo, l’essere individuale può realizzarsi solo ed esclusivamente nell’Unione con l’Essere Supremo e Universale, la Divinità (“voi siete i tralci ed Io la vita” dice il Signore Gesù; e la forza che contrasta questa realizzazione, qualunque sia il volto che usiamo dargli o la sua particolare apparenza, non a caso porta il nome di “divisione”, di “separazione” (dia-ballo=diavolo).

Questa realizzazione, pertanto, è possibile solo a partire da quella che, nella prospettiva individuale, sarà vista come una “morte”: essa passa, come tappa fondamentale e ineludibile, dalla mortificazione dell’obbedienza, dalla rinuncia alla propria “volontà” naturalmente squilibrata e particolare, per unirsi alla Volontà divina che è l’unica davvero Reale. Questa “morte”, più ancora della morte fisica, è realmente ciò che terrorizza l’individuo, che infatti generalmente la fugge –e a null’altro serve la Legge religiosa se non a realizzare questa fondamentale tappa che “costringe” l’individualità a rinunciare a se stessa. Ma, dice il Vangelo, “chi vorrà conservare la propria vita la perderà, e chi la perderà la troverà”.

“Morendo a se stessa”, infatti, l’individualità non perde nient’altro che la propria illusione di auto sussistenza, guadagnando al contrario, l’Infinito dell’Assoluto. La perdita apparente dell’”individualità” coincide, al contrario, con la realizzazione della vera Personalità, ovvero dell’Idea Divina di cui noi siamo riflesso.

La via dell’autoconservazione dell’individuo –inteso come monade staccata e autoreferenziale- conduce al contrario alla dissoluzione senza ritorno. L’ego che si solidifica come in un “rigore mortis” non è altro, in effetti, che la tappa iniziale di un processo che conduce all’inevitabile e terribile decomposizione. Come un corpo privato del cuore, come una ruota senza l’asse, come una bussola senza un Polo, l’illusoria individualità disgiunta dall’Assoluto nulla può se non disgregarsi dolorosamente.

Il ghiaccio ed il fuoco dell’Inferno –li si intenda simbolicamente o concretamente- non sono, infondo, nient’altro che la rappresentazione di questo processo (questo si) realmente mortale che attende tutti coloro che non vogliono “morire prima di morire”.