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Protesta

di Franco Cardini - 29/05/2016

Protesta

Fonte: Franco Cardini

San Massimino era vescovo di Treviri quando essa, nel IV secolo, era la capitale della pars Occidentis dell’impero. Nacque ai Cieli nel 349. Quest’anno, la sua festa gli viene “scippata” da quella del Corpus Domini, che per la verità sarebbe caduta giovedì 26 maggio: ma sapete com’è, le feste infrasettimanali disturbano, rompono il ritmo della produzione, danneggiano il profitto. La “caccia alle feste inutili” si era già avuta nel settecento, quando parte della Chiesa appoggiava i Lumi. A partire dalla Lettera Apostolica di Paolo VI Mysterii paschalis celebrationem del 14 febbraio 1969, il cammino sulla via dell’emarginazione – e, alla lunga, della distruzione – della Tradizione liturgica riprese: Ascensione, Pentecoste e Corpus Domini vennero spostate dai giovedì previsti nel Calendario Liturgico alla domenica successiva.

Ricordo i giovedì dell’Ascensione alle Cascine, nella vecchia Firenze. Era la Festa del Grillo: festa grande. I piccoli insetti canterini venivano portati a casa, appesi alle persiane e nutriti con foglie d’insalata verde. Antiche, futili superstizioni. Erano l’acqua sporca del bagnetto sincretistico e paganeggiante che alimentava la pianta rigogliosa del cristianesimo popolare. Dalla Controriforma al razionalismo illuministico al Vaticano II abbiamo gettato via quell’acqua sporca: insieme con il bambino, e pazienza se si tratava del Bambino di Betlemme.

La Tradizione era tessuta di tradizioni: ce ne siamo liberati, come la colomba dell’apologo di Kant si libera dell’aria che la ostacola nel volo: e cade morta, poiché l’aria non solo la sosteneva nel vuoto, ma le consentiva anche di respirare. Così, ricchi di beni e di consumi e poveri e indifesi dentro, rischiamo di cedere dinanzi a povera gente che però viene dall’Africa e dall’Asia spiritualmente un po’ più ricca di noi perché non ha tradito se stessa, non si è dimenticata di se stessa. Noi diciamo che sono loro a rubarci le tradizioni: non è vero, loro non le hanno nemmeno toccate. Siamo noi ad averle gettate al vento. Ora si tratta di rassegnarci o di reagire. E per reagire non serve colare a picco i gommoni sul Mediterraneo: serve riconquistare noi stessi.