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Le onde gravitazionali e la fisica quantistica

di Guido Dalla Casa - 29/05/2016

Le onde gravitazionali e la fisica quantistica

Fonte: quanticmagazine

Recentemente è stata divulgata una notizia proveniente dal mondo scientifico:
– Sono state scoperte le onde gravitazionali, previste da Einstein nella teoria della relatività generale (1916).
Un plauso agli studiosi e sperimentatori. Queste scoperte sono sempre interessanti, a condizione di considerarne anche i limiti.

La gravità si propaga attraverso onde, come le altre tre forze dell’Universo, ormai unificate (elettromagnetica – interazione debole – interazione forte).

Strumenti molto sofisticati hanno rilevato le increspature dello spaziotempo originatesi oltre un miliardo di anni fa dalla fusione di due buchi neri, in una galassia distante dalla Terra più di un miliardo di anni-luce. Un evento gravitazionale gigantesco, una distanza immensa, un tempo lunghissimo, piccole onde arrivate ora sulla Terra.

Con le onde, arrivano proprietà come l’interferenza e la diffrazione. Sarà forse un passo verso l’unificazione delle quattro forze, verso una “teoria del Tutto”? Nella teoria e nella ricerca sperimentale, si è ipotizzato che le leggi fisiche siano rimaste invariate per miliardi di anni!

Che garanzie abbiamo su questa ipotesi? Non si vuole ammettere che anche le leggi fisiche possono essere variabili e gli eventi non totalmente prevedibili. Inoltre si vuole continuare a credere, anche in buona fede, che esiste una realtà indipendente e oggettiva che è lì da sempre in attesa di essere finalmente “scoperta”.

La relatività e la fisica quantistica non sono mai state integrate in una teoria unica. Già mi vedo il gatto di Schroedinger che miagola/non-miagola in quello scatolone, nella sua situazione di vivo-morto, nel tempo fra la rottura probabilistica (o la non-rottura) della fiala di cianuro e l’apertura della scatola, cioè l’osservazione del fenomeno. Il gatto di Schroedinger non è mai stato “spiegato”.
La scienza ufficiale ha accettato pienamente la relatività ma non ha ancora “assimilato” completamente la fisica quantistica: lo stesso Einstein l’ha sempre osteggiata.

Con un esempio più macroscopico, dire che le maree sono dovute all’attrazione gravitazionale della Luna è solo un giro di parole, basato su concetti creati appositamente, spesso di natura convenzionale. Nessuno ha mai spiegato veramente come fa l’acqua del mare, né come fanno gli esseri senzienti che vi abitano, ad accorgersi che la Luna sta passando, perché sul piano energetico-materiale questi “legami” non sono spiegabili.

Con ciò non voglio assolutamente negare un paradigma di pensiero molto utile in pratica, e che spesso fornisce un certo tipo di spiegazione del mondo. Non dobbiamo sminuirne la portata, solo constatare gli inevitabili limiti di una impostazione, limiti presenti in qualunque altro paradigma, che deve comunque partire da qualche premessa indimostrabile.

Le apparecchiature sperimentali per rilevare le onde gravitazionali einsteiniane erano state preparate e modificate più volte e da lungo tempo, con grande competenza e abilità da parte degli sperimentatori, ma sempre per rispondere secondo due alternative: “le onde esistono” oppure “non esistono”.

La solita domanda binaria, a risposta univoca.

Ma perché non possono esserci riposte intermedie? O variabili? Inoltre, l’ipotesi che le leggi fisiche e le cosiddette costanti universali (velocità della luce, costante di gravitazione, costante di Planck, e così via) restino invariate per miliardi di anni, o per sempre, è una pura speculazione filosofica. Dovremmo lasciar variare anche loro, come tutto il fluire del mondo.

Come sopra accennato, la scienza ufficiale si basa su ipotesi indimostrabili: ad esempio, che le leggi della Natura restino invariate, che il complesso energia-materia sia rimasto costante da sempre, e così via. Per miliardi di anni, quando gli “esperimenti” ci dicono che il valore delle cosiddette “costanti” è rimasto tale per pochi decenni.

La fisica quantistica ammette una logica “SI e contemporaneamente NO”, “vuoto e contemporaneamente pieno”, e può accettare posizioni non-quantitative e non-meccaniche.

Con l’indeterminazione universale si possono integrare gli opposti vedendoli come complementari e compresenti. Non si tratta di una logica trinaria SI-NO-NON SO ma di una possibilità multipla indeterminata.
La cultura occidentale vede tutto spaccato in due: questo è già motivo di ansietà; non solo, ma considera “opposte” le due parti, non le considera due poli indivisibili, due facce della stessa medaglia, due aspetti della stessa cosa. E troppo spesso rifugge dalle ipotesi “intermedie”.
Potremmo tentare di abolire anche l’antitesi esiste/non-esiste. “Sono qui, da qualche parte” è la scritta posta sulla tomba di Heisenberg, il noto fisico tedesco (1901-1976).

E’ certamente un omaggio al principio di indeterminazione.