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“La morte scese dal cielo”. Il discorso che Obama avrebbe dovuto tenere ad Hiroshima

di Matt Peppe - 01/06/2016

“La morte scese dal cielo”. Il discorso che Obama avrebbe dovuto tenere ad Hiroshima

Fonte: SakerItalia

Barack Obama è stato il primo Presidente degli Stati Uniti a visitare, venerdì scorso, Hiroshima, più di 70 anni dopo lo sgancio, da parte del bombardiere B-29 americano “Enola Gay”, di una bomba atomica da 10.000 libbre, chiamata “Ragazzino”, su una città che aveva un’importanza strategica minore di quella che ha Tampa per gli Stati Uniti. Più di 70.000 persone furono uccise all’istante e praticamente tutta la città venne rasa al suolo.

Molti sopravvissuti avrebbero poi sofferto per i prolungati ed incredibilmente dolorosi postumi da radiazione, che sarebbero costati la vita ad almeno altre 100.000 persone. Gli effetti delle radiazioni avrebbero continuato a nuocere alla popolazione per anni e addirittura decenni dopo l’esplosione iniziale.

Obama è salito su un podio, con alle spalle l’epicentro dello scoppio, il Genbaku Domu e ha detto di “essere venuto per commemorare i morti”. Mentre Obama era intento a commemorare, c’è stata una cosa che non ha fatto: scusarsi.

Ha detto che “la morte scese dal cielo”. Nessuna spiegazione del perchè. O di chi ne fosse responsabile, come se si fosse trattato di una catastrofe naturale, piuttosto che di un crimine perpetrato da persone in carne ed ossa. Obama si è dimostrato riluttante o incapace di affrontare la verità e chiedere scusa.

Ecco che cosa avrebbe potuto dire per cercare di farlo:

Settantuno anni fa, in una mattina limpida e senza nuvole un bombardiere americano scatenò la più orribile ed inumana delle armi mai inventate, mettendo immediatamente a repentaglio la sopravvivenza dell’intera specie umana. Questo atto di terrorismo è stato il crimine ultimo: un omicidio di massa, un crimine di guerra ed un crimine contro l’umanità

Le vittime, quelle che sono morte incenerite in un lampo, e quelle che sono morte lentamente e con dolore, avvelenate dalle radiazioni nel corso degli anni, non hanno mai visto trionfare la giustizia. Purtroppo, non esiste modo per far si che i criminali che hanno portato a termine questo atroce e barbaro atto debbano mai affrontare la giustizia per i crimini da loro commessi.

Io non posso cambiare questo stato delle cose. Ma, come leader della nazione a nome della quale è stato eseguito il bombardamento di Hiroshima, c’è una cosa che posso fare: posso dire a voi, abitanti di Hiroshima e di tutto il Giappone, che mi dispiace, che sono spiacente, a nome del mio governo e della mia nazione. Avrei voluto che un Presidente americano fosse venuto prima per dirvi questo. Queste sono scuse dovute da decenni. E’ un gesto piccolo e simbolico, ma è necessario come primo passo verso una vera riconciliazione.

Non si sarebbe mai dovuto sganciare una bomba atomica su Hiroshima. Il più importante obbiettivo per l’umanità dovrebbe essere quello di assicurarsi che nessuna bomba atomica possa mai essere sganciata un’altra volta. In nessun posto al mondo. Mai.

Sarebbe facile stare qui e dirvi che esistevano delle ragioni per cui l’esercito e i rappresentanti politici americani avevano scelto di usare un’arma nucleare. Potrei dire che è servita al bene di tutti, salvando vite che sarebbero andate perdute se la guerra fosse continuata. Potrei dire che è stata una decisione presa da persone che dovevano convivere con le tensioni e gli orrori di una guerra. Ma questa non sarebbe la verità. Queste sarebbero vuote razionalizzazioni. Non esiste giustificazione per la bomba. Punto.

La verità è che il 6 agosto 1945 il Giappone era sconfitto ed erano mesi che cercava di arrivare ad una resa condizionata. E gli strateghi americani questo lo sapevano. Lo sapevano perchè avevano decifrato il codice giapponese ed intercettavano i loro messaggi. [1]

Il Giapponesi si sarebbero arresi a condizione che al loro Imperatore, che era venerato come un dio dal popolo giapponese, fosse stato concesso di mantenere il trono e non fosse stato inquisito per crimini di guerra. L’Imperatore stesso aveva richiesto un “piano per porre fine alla guerra”, sei settimane prima del fatidico giorno. [2] Dopo tanta, indescrivibile morte e distruzione, questa offerta ragionevole avrebbe dovuto essere accolta con sollievo e manifestazioni di entusiasmo.

Invece i rappresentanti ufficiali degli Stati Uniti hanno fatto finta di niente. Hanno deciso che era necessario non solo sconfiggere il Giappone, ma lasciarlo completamente umiliato e disonorato. Volevano dimostrare al loro pubblico di poter costringere un’altra nazione a prostrarsi di fronte a loro in completa sottomissione. Questo è il modo di pensare dei terroristi, dei torturatori e dei sadici.

Gli Stati Uniti, insieme a Cina e Gran Bretagna avevano stilato, il 26 giugno 1945,  la dichiarazione di Potsdam, nella quale avevano chiesto al Giappone di “proclamare subito la resa incondizionata di tutte le forze armate giapponesi”. Questi erano termini che essi sapevano il Giappone non avrebbe mai potuto accettare.

Sfortunatamente, l’utilizzo della bomba atomica era diventato inevitabile dopo i massicci investimenti di tempo e di capitale del Progetto Manhattan. Gli strateghi erano “preoccupati dalla possibilità che, dopo aver speso una enorme quantità di denaro…la bomba si rivelasse un fallimento. Potevano facilmente immaginarsi come i membri ostili del Congresso li avrebbero messi sulla graticola senza nessuna pietà”.

Lo storico ed ex-impiegato della Commissione per la Regolamentazione Nucleare, J. Samuel Walker ha confermato che oltre ad “accorciare la guerra ed a salvare vite americane, Truman voleva giustificare le spese e gli sforzi sostenuti per la costruzione delle bombe atomiche”.

HiroshimaIl fatto che queste considerazioni finanziarie, l’egoistico interesse di autoconferma dei burocrati e la volontà di proteggere le proprie carriere abbiano potuto portare al più distruttivo e crudele atto della storia è un abominio. E’ una profonda offesa al concetto che la gente abbia innato il concetto di morale e ci fa chiedere come sia possibile che, in una società democratica, si possa concedere ad alcune persone l’autorità di prendere decisioni di un tale, profondo impatto in segreto e senza doverne rendere conto.

Walker dice anche che un’altra considerazione favorevole all’uso della bomba su Hiroshima era stata quella di intimorire i leaders dell’Unione Sovietica e renderli “più malleabili alle aspettative americane”. Solo sei mesi prima era stata istituita la Carta delle Nazioni Unite. In essa si affermava che “tutti i membri dovranno astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall’uso della forza” nei confronti degli altri stati. I relatori del trattato non avrebbero mai immaginato una tale inconcepibile violazione delle loro parole subito dopo la fine della stesura di un patto così grandioso.

Per quanto orribile possa essere stato il bombardamento di Hiroshima, questo non è stato un episodio a sè stante.Quello che nessuno finora è mai stato in grado di ammettere nelle discussioni ufficiali della politica americana è che, non solo non esiste alcuna giustificazione per la bomba, ma che, in primo luogo, c’è pochissima giustificazione per la guerra contro il Giappone.

La guerra fu il risultato del presupposto, espresso per la prima volta dal Consiglio per le Relazioni Estere nel 1941, secondo cui gli “interessi nazionali” degli Stati Uniti richiedevano una “grande area”, comprendente l’emisfero occidentale, l’Impero Britannico e l’Estremo Oriente, mentre dava per scontato che la maggior parte dell’Europa sarebbe stata controllata dalla Germania nazista. Tutto questo venne tradotto in una politica che richiedeva il confronto militare con il Giappone per il controllo dell’Estremo Oriente. [3]

Un pilastro di questa dottrina era stato l’embargo economico nei confronti del Giappone. Impossibilitato ad importare materie prime dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, il Giappone andò incontro ad una situazione sempre più difficile e di conseguenza cercò di ampliare il suo Impero. Il Giappone si trovò a doversi espandere in estremo Oriente nella stessa zona di influenza degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti avevano a loro disposizione diverse opzioni per evitare la guerra. In primo luogo, avrebbero potuto sviluppare un programma di autonomia agricola ed economica che avrebbe permesso loro di uscire dalla dipendenza delle potenze coloniali e li avrebbe nello stesso tempo tenuti lontano dalle regioni mondiali più imprevedibili e potenzialmente ostili.

Ma per gli affaristi, che volevano mantenere il controllo degli indirizzi economici e vedevano le loro fortune personali crescere all’infinito, questa soluzione non andava neanche presa in considerazione. Erano invece dediti a sfidare il Giappone. Da qui l’embargo e il crescere della tensione per l’inevitabile scontro militare per il controllo dell’Asia Orientale.

hiroshima_afterbombQuesto è l’antefatto di Pearl Harbor. Ovviamente il Giappone non aveva giustificazioni per un attacco al territorio americano, un palese atto di aggressione. Ma non possiamo pretendere che non fosse prevedibile o logico, dal loro punto di vista.

I Giapponesi si sentivano spinti nell’angolo a causa dell’embargo. Sentivano la necessità di espandersi ulteriormente in Asia. Credevano che, se lo avessero fatto, l’esercito americano li avrebbe attaccati. Avevano ragione.

Entrambe le nazioni avrebbero dovuto lavorare insieme per riconoscere gli interessi comuni, ridurre le tensioni e raggiungere un compromesso accettabile da ambo le parti. E’ la capacità di vedere quello che si ritiene essere il proprio avversario come una controparte ragionevole, piuttosto che come un nemico malvagio ed irrazionale  che separa gli esseri umani dalle bestie. Se non siamo capaci di farlo, non siamo migliori di un predatore in cerca di preda.

Il bombardamento atomico di Hiroshima non avrebbe dovuto avvenire. Ma il bombardamento che si verificò laggiù è solo un sintomo della guerra di cui fu una parte. La guerra produce inevitabilmente crimini inenarrabili, alcuni dei quali sono inimmaginabili nel momento stesso in cui accadono. Per quanto orribile possa essere stato quel bombardamento nucleare, 70 anni di progressi della tecnica hanno reso possibile non solo la distruzione di una città completa, ma anche quella di un’intera nazione o di un continente.

Dobbiamo far sparire le armi atomiche dalla Terra. Ma questo non è abbastanza. Armi chimiche, come il napalm, l’agente Orange, l’uranio impoverito e il fosforo bianco; armi biologiche, come il virus Dengue, le bombe batteriologiche e armi convenzionali, come le bombe a grappolo, le bombe ananas, le bombe a frammentazione e le mine terrestri sono solo alcune delle armi spietate usate esclusivamente dall’esercito americano dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale per uccidere e mutilare milioni di persone. Molte altre nazioni hanno le stesse armi di distruzione di massa e la capacità di fare lo stesso.

Dobbiamo eliminare la guerra. Tutte le guerre. Per sempre. La guerra è il male, chiaro e semplice. Non possiamo correggere le azioni del passato. Ma possiamo fare in modo che ci facciano da guida verso un mondo migliore, dove non si debbano ripetere gli orrori che la gente di Hiroshima ha dovuto subire 71 anni fa. Questo sarà l’unico modo perchè quei morti non siano morti invano.

[1] Zinn, Howard. A People’s History of the United States: 1492-Present. New York: HarperCollins, 2003. pp. 423.

[2] U.S. Strategic Bombing Survey: The Effects of the Atomic Bombings of Hiroshima and Nagasaki, June 19, 1946. President’s Secretary’s File, Truman Papers. http://www.trumanlibrary.org/whistlestop/study_collections/bomb/large/documents/index.php?pagenumber=33&documentid=65&documentdate=1946-06-19&studycollectionid=abomb&groupid=

[3] Shoup, Laurence H. and William Minter. Imperial Brain Trust: The Council on Foreign Relations & United States Foreign Policy. Lincoln, NE: Authors Choice Press, 2004.

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Articolo di Matt Peppe pubblicato da Global Research il 29 Maggio 2016
Tradotto in Italiano da Mario per SakerItalia.it