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Il potere occulto "governa" le masse?

di Enrica Perucchietti - 22/07/2016

Il potere occulto "governa" le masse?

Fonte: nuovepagine

Manipolazione di massa, attentati sotto falsa bandiera, maternità surrogata, rituali antichi rispolverati e “sincretizzati” dalla Chiesa: tanti, diversi e scomodi sono i temi affrontati dalla giornalista e docente universitaria Enrica Perucchietti nei suoi ultimi libri. Unico interesse è risvegliare le coscienze per mantenere viva la “libertà intellettuale”, capace di cambiare il mondo perché oggi, in questo eterno presente, siamo sempre più «in balia di una forma di indottrinamento mediatico e politico, culturale e persino antropologico, teso ad abbattere tutte le identità e, in definitiva, a spersonalizzare l’individuo per renderlo, anzi renderci tutti, più docili, malleabili, omologati e omologabili, quindi controllabili dal potere».

I suoi ultimi libri, False Flag, Il Dio Cornuto, Utero in affitto: temi “scottanti” che raccontano verità scomode. Da dove nasce il suo interesse verso questi argomenti?
Sono partita dalla Storia delle Religioni (mia specializzazione all’Università) per arrivare alla cosiddetta controinformazione. Come analizzato da numerosi ricercatori in passato, esiste un potere occulto, nel senso di “nascosto”, ma in alcuni casi anche coinvolto in pratiche occulte e legato a società segrete, che si muove dietro le quinte del potere “visibile”. Citando Benjamin Disraeli, «Il mondo è governato da tutt’altri personaggi che neppure immaginano coloro il cui occhio non giunge dietro le quinte».
I burattinai, insomma, agiscono ben nascosti agli occhi delle masse per non incorrere nel pericolo di “cadere”: cambiano i politici, i partiti, le fazioni, ma gli interessi dietro di essi sono sempre gli stessi. I motivi che li spingono sono economici, strategici ma anche ideali, persino “messianici” e solo analizzando l’insieme di questi aspetti si può comprendere la dimensione occulta del potere e la manipolazione sociale e mediatica in atto.

Gli ultimi avvenimenti di attentato terroristico, come Nizza ad esempio, sono anch’essi secondo lei False Flag?
L’attentato di Nizza e altre tragedie contemporanee, dall’11 Settembre in poi, destano numerosi dubbi per la densa quantità di anomalie e mistero che si trascinano dietro. Pensiamo per esempio alla strage di Charlie Hebdo su cui è stato posto il segreto militare: per quale motivo si vuole impedire che venga resa pubblica la verità se si è trattato di un “semplice” attentato? Non esistono però al momento, come spiego nel mio libro, prove storiche che nei casi più recenti si sia tratto di operazioni sotto falsa bandiera (operazioni belliche autocreate, ideate cioè per fare credere che l’attacco sia stato effettuato da gruppi diversi rispetto ai reali esecutori della stessa, al fine di addossare loro la responsabilità di quanto accaduto, in ciò legittimando eventuali rappresaglie), come invece è attestato per centinaia di casi che dall’antichità agli anni Ottanta si sono susseguiti. Bisogna quindi distinguere tra i casi documentati e storicamente accertati e quelli su cui possiamo mostrare dubbi e perplessità ma non possiamo ancora avere la prova definitiva.
Ciò non toglie che si debba scavare a fondo e sollevare i dubbi più che leciti sulle anomalie che i sempre più frequenti attacchi terroristici destano. Anche qualora non si tratti di false flag si evidenza nei recenti casi di attacchi terroristici la strumentalizzazione politica, sociale e mediatica di queste tragedie da parte del potere. La strumentalizzazione ha sempre i medesimi obbiettivi: generare paura, consolidare il potere o all’opposto produrre un cambio al vertice; indurre colpi di stato o ottenere un casus belli per poter legittimare agli occhi dell’opinione pubblica una guerra; promuovere una svolta autoritaria o l’ennesima restrizione della libertà che in tempi “normali” sarebbe impensabile proporre ai cittadini.

Chi è Il Dio cornuto: cosa pensa della religione?
Cerco di mantenere un approccio “storico” e documentato sugli argomenti che tratto per non proiettare su di essi convinzioni personali.
Il dio cornuto è quella divinità che, sotto diversi volti (cervo, toro, capro) e nomi (Pan, Cernunnos, Dioniso, Minotauro, Moloch, Api, Mnevis, Bafometto, ecc.), è stata adorata per millenni in Europa e in altre zone del Medio Oriente all’interno di culti pagani di fertilità. Questa religione ancestrale è sopravvissuta in forme sotterranee, convogliando nella stregoneria e oggi nel neopaganesimo o neostregoneria. Non riuscendo a estirpare i culti pagani, infatti, la Chiesa ha operato da un lato un’opera di sincretismo, assorbendo e rimodellando le antiche divinità e le festività a proprio uso e consumo, e dall’altra ha trasformato il dio cornuto nella figura del Diavolo. I rituali dell’antico culto (le danze, le orge e i sacrifici) divennero il Sabba mentre i seguaci furono perseguitati come streghe e stregoni dall’Inquisizione. Tracce dei rituali dell’antica religione sopravvivono in mezzo a noi, invisibili agli occhi dei profani… in simboli, feste (pensiamo ad esempio alla Corrida), processioni, maschere ecc.

Leggendo il suo ultimo lavoro, Utero in affitto, si genera una nuova forma di schiavismo, può spiegare meglio cosa intende? Essere madre non è un diritto di tutte le donne anche se non possono biologicamente?
Non esiste un diritto a priori ad avere figli. Dovremmo occuparci di più dei diritti dei bambini e dei nascituri invece di concentrarci sui diritti e in alcuni casi sui capricci degli adulti. Ci sono altre strade percorribili ad esempio per una donna sterile per avere figli (pensiamo ad esempio all’adozione che dovrebbe essere completamente rivista), ma una visione strumentale, capitalistica, servile quale la maternità surrogata la considero un abominio che dovrebbe essere vietato a livello internazionale.
La “gestazione per altri” è infatti una forma sofisticata di schiavismo moderno, in cui il corpo della donna è equiparato a un forno e il bambino come un oggetto/merce che può essere venduto e comprato. La generazione viene scollata dall’atto sessuale e diviene un lusso per pochi (quei pochi che se lo possono permettere): “fabbricazione” di bambini.
Il meccanismo che sta dietro la maternità surrogata è infatti capitalista: finalizzato a trarre profitto e rivolto esclusivamente ai ricchi. È un mercato in costante crescita che nonostante le restrizioni (o proibizioni) vigenti in molti Paesi frutta circa 6 miliardi di dollari l’anno a livello internazionale. Affittare una madre surrogante ha ovviamente costi diversi a seconda del luogo: fino a 150 mila dollari negli USA, alcune decine di migliaia di euro nell’Est Europa, un prezzo che si riduce man mano che ci si sposta negli Stati asiatici del cosiddetto Secondo Mondo.

Al business delle madri surroganti si deve aggiungere anche il commercio degli ovuli femminili che è diventato negli Stati Uniti una vera e propria “fabbrica”, di cui si parla pochissimo. Nei campus dei college americani, nei giornali e sui siti vengono promosse pubblicità che offrono centinaia di dollari alle giovani donne in cambio di ovuli. Così numerose studentesse sono motivate a donare gli ovuli per arrotondare o guadagnare soldi mentre studiano. Si tende a reclutare ragazze giovani, belle, atletiche e colte: i loro ovuli sono eugeneticamente preferibili. Le donatrici non vengono però informate sui rischi dell’iperstimolazione ovarica.

A suo parere il mondo in che modo potrebbe essere migliore? E siamo ancora in tempo?
Il mondo dovrebbe essere migliore. Deve e credo possa esserlo, altrimenti non avrebbe senso continuare a fare informazione (soprattutto quella alternativa osteggiata dai Media mainstream) e a combattere. Per migliorare però dovremmo riappropriarci della sfera etica e morale che mi sembra latitare negli ultimi anni… Sono sempre meno le persone che si assumono la responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni, come se avessero delegato ad altri le scelte della propria vita. Viviamo in una società sempre più concentrata sul godimento del presente e ostaggio dello spettacolo e delle armi di “distrazione di massa”.
L’uomo etico dovrebbe invece vivere anche in funzione del futuro, proiettato oltre quell’eterno presente che ci fa essere eterni adolescenti. Smettere di lottare per un mondo migliore è secondo me una forma di egoismo. Possiamo quindi riappropriarci della nostra coscienza critica e negare il nostro consenso su tematiche che potrebbero rivolgersi contro di noi e il futuro dei nostri figli. Possiamo e abbiamo il dovere di esprimere la nostra posizione in modo da fermare la deriva sociale che è sotto gli occhi di tutti. Altrimenti non possiamo lamentarci dell’attuale stato delle cose. Possiamo ribellarci in quanto, citando Ernst Jünger, «Ribelle è colui che ha un profondo, innato rapporto con la libertà».

Qual è il suo messaggio ai giovani?
Combattere e difendere le proprie idee ma cercare anche di capire se tali idee sono nate in loro in modo spontaneo o non sono state instillate invece dall’alto… allenare quindi la propria coscienza critica perché, come ricordava Karl Popper, «Il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza». E per essere vigili bisogna essere critici e non manipolati. Purtroppo siamo sempre più in balia di una forma di indottrinamento mediatico e politico, culturale e persino antropologico, teso ad abbattere tutte le identità e, in definitiva, a spersonalizzare l’individuo per renderlo, anzi renderci tutti, più docili, malleabili, omologati e omologabili, quindi controllabili dal potere. Dopotutto, parafrasando lo scrittore inglese Aldous Huxley, l’obiettivo primario dei governanti è fare in modo che i cittadini diano fastidio il meno possibile. La società contemporanea sembra eterodiretta dalla tecnica e il sistema tecnologico ha la capacità di far apparire razionale ciò che è irrazionale e di stordire e manipolare continuamente l’individuo (il bipensiero orwelliano). Il sistema si ammanta di forme in apparenza pluralistiche e democratiche che però sono puramente illusorie perché le decisioni in realtà sono sempre concentrate nelle mani di pochi.
Dobbiamo, possiamo riconquistare la nostra libertà partendo dall’indipendenza intellettuale. Tornare a ragionare fuori dal coro senza temere di essere politicamente scorretti. In una parola, “emanciparci”. Solo così potremo cambiare il mondo: partendo da noi stessi.