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William Wallace, vita e morte del grande eroe scozzese

di Filippo Bovo - 23/08/2016

William Wallace, vita e morte del grande eroe scozzese

Fonte: l'Opinione Pubblica

Il 23 agosto del 1305 l’eroe nazionale scozzese William Wallace, che aveva guidato i suoi connazionali alla ribellione contro l’occupazione della Scozia da parte degli inglesi, veniva atrocemente giustiziato a seguito di un processo sommario a Smithfield, Londra. Dopo essere stato impiccato il suo corpo venne infatti squartato e le sue membra furono esposte al popolo, nelle principali città della Scozia. La sua testa, infilzata su una lancia, fu a lungo esposta sul London Bridge. Quel macabro spettacolo doveva servire, secondo gli inglesi, a spaventare chiunque volesse portare avanti i propositi indipendentisti del condottiero scozzese.

A differenza di Roberto di Scozia, di nobile lignaggio, William Wallace era un uomo del popolo, e forse proprio per questo più ammirato e seguito. Nei suoi confronti non vi erano doveri od obblighi feudali, ma un’autentica fedeltà che nasceva dalla stima e dal desiderio d’imitazione.

Anni prima, in Scozia, vi era stata una contesa su chi dovesse salire al trono. John Balliol vantava diritti sul trono scozzese e, per dirimere la questione, fu deciso di chiedere il parere di un arbitro imparziale, che venne identificato nel re inglese Edoardo I. Questi, contrariamente alle aspettative e alle promesse, si presentò invece alla frontiera scozzese con una grossa armata e dichiarò la Scozia un proprio Stato vassallo. E pertanto, proprio come suo vassallo, scelse John Balliol.

Tuttavia nel marzo del 1296 John Balliol aveva rifiutato di rendere omaggio ad Edoardo I e questi, per rappresaglia, aveva cominciato a compiere incursioni nelle città al confine fra la Scozia e l’Inghilterra, compiendo numerose atrocità. Dopo aver sconfitto gli scozzesi a Dunbar, era riuscito a costringere il riluttante John Balliol all’abdicazione presso il castello di Kincardine. A quel punto, dopo aver anche rimosso la Pietra del Destino dal Palazzo di Scone, reggia dei sovrani scozzesi, e dopo aver ottenuto il formale omaggio di duemila capi scozzesi, Edoardo I poteva dire di avere la Scozia completamente nelle sue mani.

William Wallace era nato ad Elderslie intorno al 1270, da una famiglia che discendeva da Richard Wallace (Richard il Gallese), un possidente terriero vissuto sotto i primi sovrani Stuart. Sulla gioventù di William Wallace circolano poche notizie, le più provenienti dalla cronaca scritta da Harry il Cieco verso il 1470. Da due zii che erano sacerdoti il futuro eroe scozzese acquisì un’istruzione sensibilmente superiore alla media dei suoi contemporanei anche dello stesso rango. Conosceva infatti sia il latino che il francese. Aveva una robusta corporatura, tant’è che secondo Harry il Cieco era alto due metri.

Nel 1297, secondo la leggenda, William Wallace venne fermato da dei soldati inglesi per alcuni pesci che aveva appena pescato. La discussione ben presto degenerò in una rissa e Wallace uccise i due soldati. Ben presto sulla sua testa cadde un mandato d’arresto, mentre cominciavano i primi vittoriosi sconti con gli inglesi a Loudoun Hill e Ayr. Di certo Wallace non amava gli inglesi, che nel 1291 avevano ucciso suo padre Alan, e covava nei loro confronti un risentimento profondo.

A maggio combattè a Scone insieme a Sir William Douglas, costringendo alla fuga il governatore inglese. In agosto abbandonò il suo rifugio, la foresta di Selkirk, per unirsi all’esercito di Andrew de Moray a Stirling. Anche Andrew de Moray, a seguito di un accordo fra la nobiltà scozzese e la corona britannica avvenuto il mese precedente e che aveva profondamente amareggiato il partito indipendentista, aveva dato vita ad una grossa sollevazione.

L’11 settembre del 1297 vi fu la celeberrima Battaglia di Stirling Bridge, dove Wallace e gli scozzesi riportarono una vittoria decisiva. Malgrado si trovassero in inferiorità numerica, gli uomini guidati da Andrew de Moray e capitanati da Wallace misero in rotta l’esercito inglese. Il ponte di Stirling era infatti troppo stretto per i tremila cavalieri e i diecimila fanti inglesi guidati dal Conte del Surrey e, dovendolo attraversare in ordine sparso, un poco per volta, Wallace e de Moray li uccidevano a mano a mano che provavano a passarvi. Addirittura alla fine il ponte crollò sotto il loro peso e molti di essi perirono. A seguito di quell’importante vittoria, William Wallace venne nominato Cavaliere e Guardiano di Scozia, il 13 marzo del 1298.

Un anno dopo, tuttavia, la situazione si rovesciò. Gli inglesi invasero la Scozia a Roxburgh e saccheggiarono il Lothian riconquistando anche alcuni castelli, senza tuttavia riuscire a far scendere Wallace in campo. Gli scozzesi avevano adottato la tattica di far terra bruciata per costringere gli inglesi ad inoltrarsi sempre di più nell’entroterra scozzese allungando e rendendo più debole la catena dei rifornimenti. Tuttavia Edoardo I individò a Falkrik, il tradizionale quartier generale di Wallace, il luogo in cui questi s’era rifugiato.

Ebbe così luogo la decisiva Battaglia di Falkrik. Sebbene gli arcieri e i lancieri scozzesi fossero disposti a “schiltron”, ovvero a riccio, la cavalleria inglese ebbe comunque la meglio, costringendo gli scozzesi alla fuga. Il prestigio di William Wallace, a seguito di quella sconfitta, risultò profondamente danneggiato e questi preferì ritirarsi cedendo il proprio titolo di Guardiano di Scozia a Robert Bruce, Conte di Carrick, e a John Comin di Badenoch, fratellastro dell’ex re John Billiol. Bruce nel 1302 si riconciliò con Edoardo I, mentre Wallace rifiutò ogni proposta diplomatica e continuò a darsi alla macchia.

Nel maggio del 1305, tuttavia, Sir John de Mentheit, un cavaliere scozzese leale a Edoardo I, lo catturò nei pressi di Glasgow. Pochi mesi dopo avvenne la brutale esecuzione, una sanguinaria vendetta. Oggi numerosi monumenti a William Wallace sorgono in tutta la Scozia e su un muro del St Bartholomew’s Hospital, vicino al luogo dell’esecuzione di Wallace, a Smithfield, si trova una lapide presso cui i patrioti scozzesi si recano a deporre dei fiori.