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La lobby sionista nel mondo

di Barbara Ciolli - 28/08/2016

La lobby sionista nel mondo

Fonte: lettera43

 

Potenti, milionari, ai vertici dell'economia e della politica. E poi ancora insegnanti, attrici o super-modelle. Oppure cantanti o scrittori internazionali.
I complottisti non la smettono mai di ripetere il mantra ossessivo: la lobby sionista tiene in pugno il mondo. I più arditi cospirazionisti arrivarono a scrivere persino che l'attacco alle Torri Gemelle fu una strage pilotata dai servizi segreti del Mossad.
Accusati di controllare finanza, potere e cultura globali, gli israeliani hanno risposto con un'arma che nella loro cultura non manca: l'ironia. E hanno affidato al quotidiano di Tel Aviv Jerusalem Post il compito di stilare una classifica sugli ebrei più influenti del mondo. Una specie di ammissione divertita. Come dire: ebbene sì, dal Lower East Side di Manhattan alla City di Londra, i nostri uomini contano.
IL TESORO USA AL SECONDO POSTO. Al primo posto di questa top 50 autocelebrativa c'è il ministro delle Finanze israeliano Yair Lapid, rivelazione delle legislative del gennaio 2013 nonché simbolo del mix che fa il successo dell'intellighenzia ebraica: autore, giornalista, spigliato anchorman e ora anche politico. Figlio d'arte del noto giornalista, autore ed ex ministro, Yosef Lapid.
È seguito nientemeno che dal ministro del Tesoro americano Jack Lew, 57enne ed ebreo ultra-oltrodosso. Una figura così potente a livello mondiale da piazzarsi addirittura prima dello stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu (in terza posizione).
MILIBAND PRIMO INGLESE. Ma fuori dai confini d'Israele, i nomi eccellenti sono molti. In cima alla lista, oltre a Lew, spiccano quello del fondatore di Google SergeY Brin (sesto), del regista americano Steven Spielberg (13esimo), del patron di Facebook Mark Zuckerberg (16esimo), del sindaco di New York Michael Bloomberg (17esimo).
E oltre gli Usa, 20esimo in classifica, c'è Ed Miliband, leader dei laburisti inglesi che, se eletto nel 2015, sarebbe il primo premier ebraico della Gran Bretagna. 

Dai fratelli Miliband al sindaco di New York

Ed Miliband, leader dei Labour.

(© Getty Images) Ed Miliband, leader dei Labour.

Padre dei brillanti fratelli Miliband, entrambi in politica, era infatti l'accademico e sociologo marxista Ralph Miliband, belga nato in terra polacca che, durante la Seconda guerra mondiale, approdò in Inghilterra.
Anche la madre Marion Kozak è una sopravvissuta all'Olocausto, attivista filopalestinese e tuttora impegnata in molte campagne per la difesa dei diritti umani.
Ottime scuole, valori solidi, educazione multiculturale: con queste basi, presto il 43enne Ed, dopo una breve carriera nella comunicazione, è diventato - a braccetto con il fratello David - un esponente di punta della sinistra inglese.
LONTANO DALLE QUESTIONI RELIGIOSE. Prudentemente, prima dell'investitura a capo dei socialisti, Miliband si era tenuto a debita distanza dalle questioni religiose, dichiarando di non credere «personalmente in Dio». Ma il quotidiano israeliano, con un pizzico di malizia, lo ha comunque piazzato in classifica.
BLOOMBERG, RE DELLA FINANZA. Decisamente più filo-israeliano di Miliband è il sindaco della Grande mela Michael Bloomberg, figlio di un agente immobiliare ebreo e di una madre con origini russe ma sangue yiddish.
Prima di buttarsi in politica, il 71enne Bloomberg si è arricchito scalando un settore tradizionalmente appannaggio della lobby ebraica, il mondo della grande finanza. Prima facendosi le ossa nella banca d'investimento dei fratelli Salomon, poi fondando una propria, omonima, società.

Quei bravi ragazzi di Google e Facebook

Grazie a Facebook, Zuckerberg è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo.

(© Getty Images) Grazie a Facebook, Zuckerberg è diventato uno degli uomini più ricchi del mondo.

Ma è soprattutto sui volti nuovi della galassia dei new media, versatili rampolli dell'élite ebraica diventati potenti con la bolla di Internet, che la classifica del Jerusalem Post ha puntato l'attenzione.
Tra gli ebrei più influenti al mondo non viene tralasciato il 29enne Zuckerberg, studente prodigio di Harvard che nel 2004 ha avuto l'intuizione di fondare il social network più cliccato al mondo. C'è anche l'imprenditore naturalizzato statunitense Sergey Brin (al sesto posto), genio del computer nato nella vecchia Urss e fondatore nel 1997 di Google, insieme con l'ingegnere informatico Larry Page, pure lui di origini ebraiche.
INTERNET E BUSINESS. Entrambi figli di matematici e scienziati, con cattedre in prestigiose università americane e alla Nasa, Page e Brin hanno partorito, da studenti di Stanford, una delle più grandi invenzioni di Internet.
Un po' come l'attuale direttrice esecutiva di Facebook, la 44enne Sheryl Sandberg: ex studentessa anche lei di Harvard, di famiglia ebraica come ilpatron Zuckerberg, già citata tra le 100 donne più potenti del mondo da Timenel 2012 e finita all'ottavo posto in quella del Jerusalem Post. 
IL RE DEGLI OBAMA BOYS. Ma è anche la politica degli Obama boys a smuovere gli equilibri internazionali. E il 58enne Lew, neo-segretario del Tesoro americano, ricordano a Tel Aviv, è figlio di un commerciante di libri antichi di origini polacche.
Nato a New York e laureato a Harvard, Lew è al secondo posto tra gli ebrei più potenti al mondo, perché dovrà affrontare le questioni del «budget e premere sulle misure d'austerità in Europa».
E poi anche la giurista 53enne Elena Kagan (12esimo posto), «ebrea conservatrice» che da bambina frequentava la sinagoga della Grande Mela, dal 2010 giudice della Corte suprema americana, avrà la sua bella influenza.
TOP MODEL E SCRITTORI. Scendendo in classifica, gli analisti non dimenticano personaggi glamour del jet set come la top model Bar Rafaeli (38esima), figlia anch'essa di un'indossatrice. O lo scrittore e Nobel per la pace Elie Wiesel, 84enne reduce da Auschwitz-Birkenau, al 23esimo posto.
Seguito, ironia della sorte, dal rappresentante per eccellenza della vituperata lobby ebraica: il direttore dell'Aipac Howard Kohr (24esimo), a capo del più potente gruppo di pressione a Washington, che smuove repubblicani, democratici e indipendenti. E non solo sui destini degli Usa.