Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un'aristocrazia apolide

Un'aristocrazia apolide

di Diego Fusaro - 31/12/2016

Un'aristocrazia apolide

Fonte: Lettera 43

Bolloré scala Mediaset? È il mercato, bellezza. Il capitale non dorme mai. È il caso di dirlo. Dopo il tentativo della primavera 2015, che si era di fatto concluso con un solenne fallimento su tutta la linea, Vincent Bolloré prova ora a conquistare Mediaset con le maniere “forti”. Dalle trattative al braccio di ferro, dunque. Una aggressione militare di tipo economico, coerente con lo spirito del capitalismo realizzato come totalitarismo dell'economia spoliticizzata.

 

BERLUSCONI PROVA A RESISTERE. Da mercoledì 14 dicembre, la società controllata dall’imprenditore francese, Vivendi, è giunta addirittura al 30% dell’azienda della famiglia Berlusconi. Il Cavaliere ha provato a esprimere la propria volontà di resistere e di opporsi a questo ultimatum economico gallico: ha annunciato che la famiglia e la Fininvest non permetteranno la conquista di Mediaset da parte dei vicini francesi. Si opporranno e proveranno a resistere.

 

IL LIBERO MERCATO CAPOVOLTO IN OLIGOPOLIO. Ma cosa sta succedendo in concreto? Credo stiano emergendo due tendenze fondamentali del capitale. In primo luogo, diventa lampante quale sia la sola libertà che questo conosce e valorizza: la libertà di mandarsi in rovina a vicenda, o più precisamente la licenza per il più forte di massacrare il più debole, sia esso l'individuo, la classe o l'azienda. La si chiama, encomiandola, "competitività". Le aziende francesi possono annientare quelle italiane: è la concorrenza, innalzata a sommo valore cui tutto deve sottostare. Con l'ovvia conseguenza per cui il libero mercato tende di necessità a capovolgersi in oligopolio e, tendenzialmente, in monopolio: competitività e concorrenza come licenza per il forte di annientate il debole significa che in ultimo sopravvivrà ed esisterà solo il più forte.

 

IL CAPITALE DISTRUGGE LA BORGHESIA. In secondo luogo, la tendenza del capitale, oggi, è di distruggere, accanto alla classe lavoratrice, la classe media imprenditoriale, la vecchia borghesia: il nuovo capitale finanziario post-borghese e post-proletario sta distruggendo la borghesia nazionale legata al ceto medio e sta imponendo - con le parole di Marx - un'aristocrazia apolide e sradicata di rentiers, lupi di Borsa, bancocrati e usurai. I nuovi signori del capitale non sono più borghesi, sono anzi nemici giurati della borghesia e del suo mondo valoriale non integralmente mercificato (e non integralmente mercificabile): per i signori del globalismo esistono solo la competitività, il mercato, il consumo, la speculazione finanziaria. Tutto il resto non ha dignità e deve essere sacrificato sull'altare del mercato sovrano globalizzato. È quanto sta accadendo anche in questa vicenda gallico-italica.