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Perchè l'Occidente parla così poco dei morti turchi?

di Robert Fisk - 04/01/2017

Perchè l'Occidente parla così poco dei morti turchi?

Fonte: Come Don Chisciotte

Se un dittatore democraticamente eletto diventa un filtro per cui passa la guerra civile di un paese vicino, cos’altro deve aspettarsi se non massacri a casa sua?

Questo è il motivo per cui in Occidente non perdiamo troppo tempo con i morti turchi

CCTV mostra uno sconosciuto che spara a due persone, appena entrato nel nightclub di Istanbul

La Turchia  è sola.  Come prima cosa,  in tutto questo c’è un motivo razzista. Se a Capodanno avessero macellato 39 persone, tra uomini e donne, a Parigi o Bruxelles o a Berlino, i titoli dei giornali avrebbero occupato tutte le pagine per tre o quattro giorni. Due o tre giorni se le vittime fossero state in Europa occidentale. Ma, naturalmente, dato che sono state in  Turchia, che è un paese musulmano – dove le persone non sono sempre bianche come i “Cristiani” – i titoli sono svaniti molto più rapidamente. Non sono i nostri, abbiamo detto noi occidentali.

Come sapranno i pochi lettori di questo articolo, in proporzione, gli arabi sono stati il maggior numero di vittime in questa strage: solo dal piccolo Libano ci sono stati tre morti e quattro feriti, musulmani e cristiani. Siamo del tutto inconsapevoli della indignazione del Libano e della copertura televisiva data a queste vittime del massacro – con interviste morbose, sensazionali, profondamente invadenti fatte a famigliari che collassavano, interviste tanto raccapriccianti che anche il Primo Ministro libanese ha dovuto supplicare i giornalisti di lasciare in pace i parenti.

Poi ci sono le ragioni militari. Non era la Turchia quella che giocava a tira e molla con la guerra siriana? Non era la Turchia che consentiva che armi e denaro degli USA e di altri stati “moderati” appoggiati dalla UK, fossero incanalati verso  Isis  e Jabhat al-Nusra (alias al-Qaeda, gli assassini di 9/11 e gli eroi di Aleppo-Est)   passando per le sue frontiere?  chi è che ha fatto uccidere tanta gente se non uno stato “filo-jihadista “?  Non è stata la Turchia a riprendere la guerra con i propri curdi e anche con i curdi siriani? L’esercito turco – il più grande della Nato – anche se per qualche motivo di questi giorni non se ne parla troppo – non è stato un po’ sleale di recente?

Benché il tentato colpo di stato del luglio scorso – nonostante tutti gli sproloqui sui “Gulenisti” – sia stato essenzialmente un complotto militare per rovesciare il presidente Recep Tayip Erdogan , se un dittatore democraticamente eletto (e questi personaggi sono in continuo aumento in tutto il mondo) vuole agire da filtro per poter alimentare la guerra civile di un paese vicino – come fece il Pakistan in Afghanistan canalizzando armi, fondi e combattenti per combattere i russi,  spinti dagli aiuti americani e sauditi – cos’altro deve  aspettarsi se non massacri nelle sue città più importanti? Quando toccarono l’Afghanistan, i pakistani si ritrovarono con la marcia dei talebani su Islamabad. Quando si tocca la Siria, i fuochi d’artificio esplodono nel cortile di chi l’ha toccata.

Poi ci sono i motivi politici. I turchi volevano  entrare in Europa; ora non ne sono più tanto entusiasti, e chi può biasimarli? Quindi la loro politica attuale è  incassare enormi tangenti della UE (per gentile concessione di Angela Merkel) per chiudere i mari ai rifugiati musulmani che cercano di raggiungere l’Europa e per chiedere i viaggi gratis-promessi e l’esenzione dal visto per l’Europa per i 79 milioni di cittadini turchi, mentre allo stesso tempo si strizza l’occhio a Russia,  Iran,  Cina e ad altri paesi non arabi che potrebbero diventare amici.

L’Industria turistica Turca potrà sopravvivere a quest’ultima atrocità?

Per un uomo stranamente nostalgico per il vecchio impero turco –  per questo, suppongo, il suo nuovo palazzo dorato di Istanbul – Erdogan è diventato un anti-ottomano in politica estera, praticamente ignorando quegli stessi arabi che aveva corteggiato dopo le rivoluzioni del 2011 e mettendosi  dalla parte delle potenze più forti.

Erdogan, che chiese di togliere il nome di Trump dalle sue torri di Istanbul dopo che il candidato alla presidenza aveva invocato restrizioni sugli immigrati musulmani, ora pensa di poter fare una autocritica gratuita con il nuovo inquilino della Casa Bianca. Non ne sarei così sicuro.

E questo è parte del problema. Erdogan è uno così volubile nelle sue alleanze che, prima ha abbattuto un jet russo e poi si è ingraziato il presidente della Russia, che ha amato Assad all’inizio della rivoluzione siriana e poi l’ha odiato, che ha flirtato con l’Europa e poi  l’ha sbeffeggiata, tanto che solo  uno-non-sano-di-mente vorrebbe trovarsi  troppo vicino al Califfo.

Chiunque voglia bombardare i curdi con la pretesa di bombardare l’Isis e che esige che nessun potere osi interferire negli “affari interni” del suo paese, mentre schiera le truppe turche sia in Siria che in Iraq (dove il coinvolgimento della Turchia fuori  da Mosul fa irritare il governo di Baghdad)  sta chiaramente camminando su un sentiero molto pericoloso.

Allora, quale sarà il prossimo? Qualche altro massacro? Ovviamente. Da parte dell’Isis, dei curdi, dei marxisti, fate voi i nomi. Altri tentativi di colpi di stato? Ora però c’è la più importante questione, quella politica e militare.

0:00  /  0:34      Testimonianza oculare dell’attacco di  Istanbul

Più di  7.000 soldati turchi, inclusi  164 generali, erano stati arrestati lo scorso ottobre.  Certo, non solo per punirli. Ogni esercito sano di mente capisce bene che quando si rimuovono tanti soldati, l’idea non è di consegnarli alla magistratura, in cui anche molti dei giudici sono stati sbattuti in carcere.

No, il motivo degli arresti di massa nel più grande esercito della NATO è di impedire ai militari di mettere in scena un altro tentativo di colpo di stato – nel quale sarebbe il Califfo a finire in carcere. O peggio.

 

 

Fonte: http://www.independent.co.uk/

Link : http://www.independent.co.uk/voices/turkey-isis-istanbul-new-year-shooting-nightclub-erdogan-turks-kurds-syria-why-we-dont-dwell-in-the-a7505606.html