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L’Amministrazione USA dalla “Russofobia” alla “Islamofobia”

di Luciano Lago - 12/02/2017

Fonte: controinformazione

 

Dopo le possibilità di aperture manifestate dall’Amministrazione Trump verso la Russia, aperture destinate a creare un disgelo fra le due super potenze militari nei loro rapporti che erano divenuti pericolosamenti tesi durante l’ultimo periodo dell’amministrazione Obama, si profila una impostazione del tutto nuova da parte del presidente Trump il quale non rinuncia però ad indicare un grave pericolo esterno per chiamare alla mobilitazione dell’apparato militare degli USA.

Se la minaccia prima veniva indicata nella Russia di Putin, con quest’ultimo additato dalla Hillary Clinton come il “nuovo Hitler”, adesso questa minaccia si focalizza sull’Islam ed in particolare nell’ISIS e nelle fazioni radicali che praticano il terrorismo per raggiungere i propri fini.
Il personaggio che, secondo tutte le indiscrezioni, suggerisce a Trump la linea da seguire è Stephen K. Bannon un discepolo delle teorie di William Strauss.

 

Nominato da Trump come Senior Advisor e Chief Strategist, è il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale dell’amministrazione Trump, una nomina che ha fatto discutere per le caratteristiche del personaggio. Bannon , infatti, è l’ex direttore del sito “Breitbart News”, la piattaforma dell’ “Alt Right”, un Think Thank che propugna idee ritenute a contenuto razzista. Molti analisti sostengono che sia proprio Bannon l’ideatore del discorso di Trump sui temi del nazionalismo e del populismo dello scorso 20 settembre, come anche si dice che sia lui ad aver ispirato la presidenza nell’emanazione del decreto del “Muslim Ban” con cui vengono bloccati gli arrivi da alcuni paesi islamici (soltanto alcuni) e che rappresenta il primo tentativo dell’Amministrazione Trump di dichiarare la propria ostilità al mondo islamico (senza molte sottigliezze). Un tentativo che sta suscitando enormi contestazioni all’interno degli USA e delle corti giudiziarie che hanno impugnato il provvedimento.

In realtà dietro il caos che ha provocato questo decreto blocca ingressi, si intravede una teoria ritenuta oggi da alcuni profetica circa il presunto scontro di civiltà ( teoria di Huntington) e violento rinnovo della società nord americana che ha radici profonde nella tradizione politica USA e che si collega alle teorie del “cambiamento storico” sostenute da William Strauss e da altri autori. Si tratta delle teorie delle fasi storiche legate ai cambiamenti generazionali.

Secondo le confuse interpretazioni di Bannon, ci troviamo nel bel mezzo di una guerra esistenziale, e ogni cosa è parte di questo conflitto. È necessario rompere gli accordi, fare i nomi dei nemici, cambiare la cultura. La conflagrazione globale, se dovesse accadere, proverebbe solo la validità della teoria. Per Bannon, la Quarta Svolta è arrivata e si prospetta una Apocalisse.  Vedi: Stephen Bannon, ecco pensieri ed estremismi del super consigliere di Trump alla Casa Bianca

Come è facile rilevare le teorie e le filosofie sono una cosa ben diversa dalla realtà e la realtà è fatta dalle contraddizioni dell’obiettivo a cui gli uomini tendono nelle loro azioni e quelle che sono le condizioni reali del mondo attuale.

Bannon sta inculcando nel presidente le sue teorie che sono estremamente pericolose in quanto predicano la necessità di uno scontro diretto, una guerra totale (secondo Bannon già in corso) contro l’Islam che viene considerarto come una civiltà aggressiva che vuole distruggerere l’Occidente e seminare il terrore infiltrando le sue quinte colonne negli stessi Stati Uniti. Da questo gli appelli contro l’ISIS e quelli sulla necessità di unificare gli sforzi per combattere il terrorismo, senza curarsi della notevole sostegno fornito dagli USA ai gruppi islamici radicali utilizzati come truppe mercenarie per abbattere i regimi ostili agli interessi si Washington.

Lo stesso decreto emanato da Trump risente di queste contraddizioni in quanto si riferisce ad alcuni paesi islamici, guarda caso proprio a quelli che sono stati destabilizzati dagli interventi militari diretti o per procura fatti dagli USA (L’Iraq, la Siria, la Libia, ) oltre all’Iran che costituisce il prossimo obiettivo in quanto dichiaratamente ostile agli USA ed a Israele.  Contro l’Iran la nuova Amministrazione USA ha già iniziato a suonare i suoi “tamburi di guerra”, istigata da Israele e dal gruppo dei neocons presenti nel Congresso.
Di fronte a questo scenario emerge fortissima la contraddizione di una politica estera degli USA sempre improntata a fornire sostegno all’ala radicale dell’ISLAM, a quella dei F.lli Mussulmani, a quella dei gruppi jihadisti in Siria e che vede gli USA alleati e soci in affari dei paesi maggiormente compromessi con il finanziamento e l’ispirazione del terrorismo islamico di matrice wahabita e salafita: Arabia Saudita, Qatar e monarchie del Golfo. Guarda caso paesi esclusi dal decreto Muslim Ban emesso da Trump.

Nelle prossime sfide che attendono l’Amministrazione Trump ci sono i nodi dei conflitti in Medio Oriente ed in particolare in Siria ed in Iraq. Per quanto Trump abbia dichiarato di avere un piano segreto per eliminare lo Stato Islamico e abbia dato agli strateghi del Pentagono 30 giorni di tempo per stilare un piano di azione, rimangono forti perplessità sul come possa attuarlo.

La Russia in questo momento è il principale protagonista politico nella regione mediorientale ed ha elaborato un percorso di pace per arrivare a disinnescare il conflitto in Siria, che dura da circa sei anni è che vedeva proprio negli USA il principale artefice della guerra per procura per rovesciare il regime laico del presidente Bashar al-Assad. Questo processo innescato da Mosca prevede di mantenere Assad al potere e di inserire nel processo una delle principali forze di opposizione sotto gli auspici della Russia, della Turchia e dell’Iran nei negoziati, da dove USA ed Unione Europea sono stati esclusi.

Questa esclusione appare intollerabile per il mandatario statunitense che già parla di inviare truppe statunitensi per colpire l’ISIS. Rimane tuttavia il problema di capire con chi si potranno alleare queste truppe sul terreno in Siria ed in Iraq. Vuoi o non vuoi l’Amministrazione di Trump deve fare una scelta e decidere con chi allearsi. Se lo faranno con il governo iracheno, dominato dagli sciiti che sono la maggioranza, allora si alieneranno l’appoggio delle forze sunnite che gli USA stavano coltivando, nonostante l’opposizione del governo di Baghdad. Se si appoggeranno ai peshmerga curdi, entreranno in contrasto ancora di più con il governo turco e con quello iracheno. Se le forze USA dovessero appoggiarsi alle forze filo iraniane in Siria ed in Iraq (cosa che appare improbabile), il governo Trump dovrà vedersela con i pesanti reclami da parte di Israele e dell’Arabia Saudita, suoi alleati.

Inoltre risulta facile prevedere che, se l’Amministrazione Trump invierà truppe terrestri in Iraq ed in Siria, dove attualmente non sono gradite, queste entreranno in combattimento con alcune delle parti e ci saranno perdite fra i militari USA che faranno reclamare dall’opinione publica nordamericana il ritiro di queste truppe che sarà sempre più difficile, una volta entrati nel ginepraio del caos medioorientale che gli USA stessi hanno creato.
La politica del caos creata dal predecessore di Trump, il “premio Nobel” Obama, ha reso molto difficile qualsiasi tentativo di intromissione da parte degli USA e l’intervento della Russia ha di fatto bloccato il piano di smembramento della Siria e dell’Iraq, che era tenacemente perseguito da Israele, da Arabia Saudita e dall’Amministrazione Obama.

Non si può realisticamente pensare che le teorie astratte di Bannon possano prendere il sopravvento sulla realtà che vede gli USA profondamente compromessi con l’estremismo islamico wahabita e salafita dei loro alleati Sauditi e Qataroti, oltre che complici dei gruppi terroristi che loro stessi hanno contribuito ad armare ed a favorire, come lo stesso John Kerry ha dichiarato nelle sue ultime registrazioni. Vedi: Trapelato audio di John Kerry che rivela il via libera al potere di ISIS, per ordine di Obama

Una cosa sono le teorie astratte e la dichiarata islamofobia ed altra sono i piani a lungo termine perseguti dagli strateghi della politica USA, le alleanze con i paesi islamici più oscurantisti e fanatici delle regione (Arabia S. e Qatar) e presto anche Trump si troverà a cozzare contro il muro della realtà.