Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Gioventù affumicata: il sedicenne suicida di Lavagna e la “libertà del girarrosto”

Gioventù affumicata: il sedicenne suicida di Lavagna e la “libertà del girarrosto”

di Anna K. Valerio - 18/02/2017

Fonte: Barbadillo

 

Uno dei

          protagonisti di Trainspotting

Uno dei protagonisti di Trainspotting

Un ragazzo di sedici anni viene fermato all’uscita da scuola dai finanzieri, viene perquisito, viene scoperto in possesso di hashish. Accompagnato a casa, visto che aveva confessato una piccola riserva domestica, si butta dal terzo piano e muore. Era giovane, certo, molto giovane, ma a sedici anni già si può montare in sella a una 125 e fare un bel diluvio di danni, quindi non possiamo considerarlo poi così giovane.

L’avventura umana, per quanto complicata ci sembri (e talvolta sia), poggia su poche verità, incredibilmente semplici. Una è quella per cui Eugenio Montale è riuscito a trovare parole perfette: “ognuno riconosce i suoi.” Non c’è dialettica che tenga, né artificio retorico, né accorgimento o premura che permetta di infrangere i limiti di tale regola. “Ognuno riconosce i suoi” – e infatti questo ragazzo ‘fragile’ è stato immediatamente riconosciuto da esponenti della stanca e sempre più patetica sinistra nostrana, che hanno gridato allo “Stato assassino” (che monotonia!…) e approfittato per invocare una rapida legalizzazione delle droghe leggere.

Forse la sterilità ideologica della sinistra attuale è anche sterilità biologica e costoro figli non ne hanno, ma se ne hanno la loro irresponsabilità è oscena.

Il dramma dei ragazzini allo sbaraglio

Se c’è un’emergenza, se c’è un dramma, è quello dei ragazzini allo sbaraglio. Che a quattordici anni peregrinano per i vicoli delle città con una bottiglia di vino – e talvolta di vodka o perfino di champagne – in mano da scolarsi in due. Che a quattordici anni vengono riforniti di sigarette in quasi tutte le tabaccherie. Che a quattordici anni hanno già accesso illimitato a quel pozzo (nero) senza fondo che è il web, sennò sono out, espulsi dal possibile, marchiati di “sfiga”.

Fare appello alla loro intelligenza? Ma se ne hanno, di intelligenza, l’hanno usata purtroppo per capire che tutto quello che faranno di limpido, di serio, di eticamente irreprensibile non li porterà da nessuna parte. Che studiare è perfettamente inutile; che è molto molto più vantaggioso chattare per ore e ampliare la cerchia delle proprie amicizie. Che per trovare un lavoro è più utile il padre dell’amico con buone relazioni che un curriculum ben farcito. Che il panorama intorno a loro è dolciastro, stucchevole, malfermo e psichedelico come uno sbuffo di fumo. Tutto questo, al momento, è larvato, ufficioso, più o meno come le vecchie, folkloristiche mafie: la grande proposta della sinistra sarebbe di farlo diventare ufficiale, legalizzato, ‘giusto’? La grande sinistra che elegge a proprio martire un tizio che, a sedici anni, (uno che già può montare in sella a una 125 e fare un bel diluvio di danni) non ha il coraggio nemmeno delle proprie trasgressioni… A che punto è arrivata dai tempi del Che e di Lin Piao!

A questi ragazzini, se volessimo salvarli, andrebbero strappati di mano sigarette, cellulari, bottiglie di alcolici e superalcolici, motorini e motorette (come ai loro genitori i conti all’estero, le bustarelle, le clientele, i favoritismi, gli scambi, la cocaina, le scampagnate a Dubai, le creme idratanti per lui e le manette sadomaso per lei, i posti di potere immeritati, le leggi ‘fragili’ – o complici –, il “pensiero debole”). Strappati di mano – subito e senza dolcezza ipocrita. Tolti gli alibi dei diplomini, degli erasmus, delle vacanze studio. Poste regole chiare e infrangibili. Sennò è ovvio che volino dalle finestre.

Hanno altri cieli dove farlo?