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L’Elite di potere negli USA ha già assimilato Donald Trump e gli impone la sua agenda

di Luciano Lago - 10/03/2017

Fonte: controinformazione

 

Le pressioni dell’apparato militare industriale USA, che ormai è parte integrante dello “stato profondo” di Washington, hanno avuto effetto ed il presidente Trump ha messo al primo posto del suo programma il rafforzamento del settore militare, accentuando il pericolo costituito dalla “minaccia russa” e dalla “minaccia dell’Iran”, come pretesto per giustificare l’aumento del Budget di spesa richiesto dall’apparato.

In concomitanza a questo, il gruppo dei neocons (potentissimi a Washington) hanno convinto Trump della necessità di mantenere e prolungare anche la normativa eccezionale ereditata dal “Patrioct Act” di Bush/Obama che consente i poteri eccezionali dello Stato di polizia permanente. Niente di meglio quindi che rilanciare la ormai nota “lotta al terrore” impiantata da George W. Bush, con motivo di lotta al terrorismo islamico.

 

Questo significa che l’Amminstrazione Trump determina una svolta dalla “politica morbida” attuata in precedenza da Obama, fatta di pressioni, sobillazione interna, sanzioni contro paesi considerati “non allineati”, operazioni occulte della CIA, invio di mercenari, utilizzo dei gruppi jihadisti in Medio Oriente, assassini mirati a mezzo droni, ecc.. La svolta di Trump sarà quella degli interventi diretti con spiegamento delle possenti forze militari USA e con utilizzo di truppe, ovvero di “scarponi sul terreno”.

Questo non toglie che Trump cercherà, per quanto possibile, di adempiere agli impegni presi nel corso della sua campagna elettorale: salvaguardare gli interessi delle aziende statunitensi, riduzione delle tasse alle società USA, blocco dell’immigrazione ispanica, imposte sulle aziende che delocalizzazno, difesa dell’identità originaria (WASP) americana, ecc..

Sulle scelte di politica estera il programma è ben diverso da quello proclamato nel corso della campagna, salvo il fatto che Trump vuole rafforzare i legami con Israele ed assecondare tutte le richieste di Netanyahu, fra le quali c’è quella di isolare e, possibilmente, muovere guerra all’Iran.

I consiglieri di cui si è circondato Trump, con l’eccezione di Michel Flynn (subito fatto dimettere perchè non in linea con lo Stato profondo), sono quasi peggiori di quelli che aveva lo stesso Obama: HR McMaster,James Mattis e Fiona Hill sono quasi peggio della Victoria Nuland e della Samantha Power e della Susan Rice. Come Hillary e la Nuland sobillarono il cambio di regime in Ucraina, Rex Tillerson ed il Dipartimento di Stato si stanno mobilitando per produrre un cambio di regime in paesi del “patio trasero”(cortile interno) degli USA: Venezuela, Ecuador, Bolivia. Non ci sarà da aspettare molto per comprovarlo.

Al di fuori di possibili apparenze, Washington non ha mai gradito di avere a che fare con governi considerati “populisti” e che vogliano ricercare una autonomia politica ed economica dall’Impero USA. La Storia dei tanti colpi di Stato e rovesciamenti di regime sta lì a dimostrarlo: dall’America Latina all’Asia, all’Indonesia, all’Egitto ed all’Iran, Washington ha sempre usato la sua forza o le pressioni economiche per determinare il cambio di regime, come avvenne per il primo governo eletto democraticamente in Iran quello di Mohammed Mosaddeq, rovesciato dalla CIA nel 1953 e sostituito con il regime dello Scià dei Pahlawi, o come avvenuto nel Congo, nel Cile di Allende, in Guatemala, di recente  in Honduras ed in tanti altri paesi.

Così tutto fa prevedere che Trump continuerà la politica di ingerenza e di pressioni anche in tutti i paesi dove si prospetta il possibile arrivo al Governo di partiti o movimenti considerati “populisti” e contrari agli interessi di Washington. Il primo banco di prova è la Francia dove la coraggiosa Marine Le Pen ha dichiarato nel suo programma, oltre a voler indire un referendum fra i cittadini francesi per l’uscita dalla UE e dal sistema dell’euro, di voler prospettare una uscita della Francia dalla NATO, di ricercare una politica estera autonoma della Francia ed un riavvicinamento alla Russia.

Questo non può essere tollerato dall’elite di potere di  Washington perchè andrebbe a pregiudicare gli interessi degli USA che sono quelli di mantenere l’Europa in una condizione di vassallaggio sotto dominazione statunitense, con una netta separazione ed ostilità rispetto alla Russia.

Di conseguenza andremo ad assistere ad un attacco a tutto campo di Washington contro il Font National e la Le Pen ed è facile prevedere che gli USA useranno tutta la loro influenza, l’apparato dei mega media da loro controllato ed i servizi di intelligence per montare una campagna di diffamazione contro la Marine Le Pen. Ci sono sentori che questa campagna è già iniziata. L’immunità parlamentare europea le è stata già revocata, per iniziativa di un esponente dei 5 Stelle, Laura Ferrara (guarda caso), il sistema ed i suoi complici, si compatta per distruggere gli avversari dell’establishment, uno di questi è la francese Marine Le Pen.