Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Dialettica della insularità

Dialettica della insularità

di Mario Di Mauro - 25/03/2017

Dialettica della insularità

Fonte: Mario Di Mauro

Nel suo “Terra e Mare”, Carl Schmitt afferra un lampo di Hegel e lo traduce in una analisi-visione epocale. Mario Di Mauro afferra quel lampo di Schmitt e lo innesta in una GeoStoria concreta, quella siciliana, restituendolo al Realismo dialettico (Marx-Engels, certo, ma, in fondo, anche Hegel: via Schmitt ). Innovando la Teoria dell’Insularità con apporti originali. Geniale.I

 

n questa lunga e tormentata alba del Secolo XXI il Tempo è scandito dai tamburi operai del Guandong e scorre veloce sul Fiume delle Perle attraversando la Cina Blu. Agganciare quel Tempo, nello Spazio mediterraneo, è nodo strategico decisivo.

La Sicilia non è per niente “isolata”. La Sicilia è nel Mondo, piattaforma geostrategica sul corridoio meridiano che scorre dall’Occidente Atlantico ai Mari dell’Asia. L’insularità sta all’isolamento, come i polmoni stanno alla polmonite.

La Sicilia è nel Mondo. A saperlo sono i nostri emigrati, le multinazionali energetiche vere padrone della nostra Isola, i generali del Pentagono e perfino i naufraghi dello “sviluppo” imposto dal Fondo Monetario Internazionale di cui raccogliamo i cadaveri sulle nostre spiagge.

La Sicilia confina con se stessa. Ma è nel Mondo. In questo Mondo ci può stare in due modi: da colonia o da Isola-Nazione.

Nella lezione magistrale di Carl Schmitt, l’insularità è luogo di accumulo della potenza marittima. A chi appartiene questa “potenza” nell’Isola di Sicilia?. L’Isola è luogo d’accumulo della potenza marittima, che può essere impugnata dal popolo che la abita, oppure dalle forze esterne che -in varie forme- la colonizzano. E’ la Dialettica geopolitica dell’Insularità.

 (II)

Anche l’Inghilterra è un’Isola, anzi: meno di un’isola, chè ci sono anche la Scozia, il Galles…E gli Inglesi, nel vuoto lasciato dal suicidio della feudalità che si consumò con la guerra delle Due Rose, la nobiltà che divorò se stessa…gli Inglesi si reinventarono prima come popolo di pecorai che svendevano lana alle Fiandre, poi come popolo di marinai e scienziati.

Hanno dominato il Mondo per due secoli: dalle “pecore che si mangiarono gli uomini”, alle navi corsare di Sua Maestà che rapinavano i ladri , chè, in fondo, fu con l’argento amerindiano rubato ai ladri spagnoli che la perfida Albione avviò quella produzione industriale che si risolve ormai in cinici “riciclaggi finanziari” ragione principale per cui la Gran Bretagna non sta nell’Euro e la City regala lezioni a tutti. L’Isola trovò il Mare: e se lo prese.

C’è da imparare, dalle altre Isole!. Malta è un’isola, anzi un piccolo Arcipelago. Ed è uno Stato libero e indipendente. Come il Giappone, che però è molto più grande, sebbene Sir Cotterell, mitografo inglese, lo definisca, per morfologia storico-culturale, “la Sicilia dell’Estremo Oriente”.

 421604

(III)

L’Isola dei Siciliani è stata, in varie forme, indipendente per molti secoli e, in varie forme, dominata per altrettanti secoli. Trentanni fa, nelle Tesi di Fondazione di “Terra e LiberAzione”, scrivevamo: “La Questione Siciliana, l’irrisolto e non prescritto problema della Sovranità del Popolo siciliano sulla propria Terra di appartenenza e di Vita, si conferma, in primis, Questione geopolitica determinata dalla oggettiva centralità strategica della nostra Isola-Nazione (…)”.

Con questa collocazione geostrategica dobbiamo reimparare a fare i conti, alzando uno sguardo siciliano e internazionalista sulle cose della Vita e del Mondo, chè il 30% del traffico commerciale del Pianeta –tantopiù col raddoppio dei flussi sul nuovo Canale di Suez- passa dal “nostro” Mare, e se l’Orologio dell’Umanità, come sempre, cammina, è ormai l’Asia a scandirne il Tempo. Da Porto Said a Tangeri, da Rotterdam ad Amburgo, lo hanno capito.

Surrealismo geografico. Siamo una colonia geostrategica dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), mentre il principale porto-industria del “Corridoio Mediterraneo” è Amburgo, città-stato e zonafranca…tedesca!.

Il porto-gebbia di Catania è soddifausi, il porto-falce di Messina è ventu malanova e piscistoccu. Quello di Augusta è del tutto una tana di sommergibili atomici e petroliere che galleggiano su un fondale di veleni industriali sduvacati e stratificati in 60 anni di “sviluppo petrolchimico” neocoloniale …Il Porto di Pozzallo, il migliore, pare non averlo capito nessuno…Quello attuale è il periodo più nero nella millenaria storia della portualità siciliana!. E ora rispuntano col “Ponte”: elettorale, inutile e ottocentesco; e col Miliardo per non farlo: che fantasia!.

L’Isola senza Mare è sequestrata dalla logica stessa dell’Impero euroatlantico. Se Amburgo è ZES, Zona Economica Speciale del Quarto Reich, la Sicilia è N.A.S., base aero-navale della Tecno-War che avrà nel MUOS la sua centrale operativa: altro che elettrosmog!. Un Cordone Sanitario neocoloniale priva l’Isola del suo Mare fin dal 1860.

(IV)

Nei primi anni post-Annessione al Regno , la Sicilia ribolliva, era sotto embargo, con una stretta micidiale nel 1863. Un cordone sanitario (anglo)-piemontese la strangola scientificamente fino all’asfissia. Non so fino a che punto se ne fosse consapevoli, ma le ricche piantagioni pregiate, dal cotone alla canapa al riso al sommacco ai vigneti…(nonsolograno!), un intero paesaggio agrario; e il sottosuolo strategico dell’Isola contesa, zolfo e salnitro=polvere da sparo!, non meno dei beni ecclesiastici (di cui si prepara la requisizione dell’intero “Asse”: frutto di donativi delle famiglie siciliane ai figli monaci, gestiti spesso con saggezza sociale), per non dire dei depositi “miliardari” delle Banche private e delle Casse pubbliche delle Due Sicilie… 

Un saccheggio coloniale che la storiografia seria (i miei Maestri Natale Turco e Nicola Zitara, in primis) ha registrato… ma molto meno è stato studiato il Cordone sanitario che ha asfissiato l’Isola con la complicità di non pochi siculi “patriotti” unificatori. 

Un Cordone sanitario blocca l’Isola dal Mare. Quando il Popolo siciliano provò a spezzarlo, con l’Insurrezione del Settembre 1866, la flotta italiana –appena potenziata nei cantieri navali inglesi, coi danari rubati nelle Due Sicilie- di ritorno da Lissa (dove era stata pestata dalla flotta austriaca in Adriatico), bombardò Palermo: dal Mare. 

L’Insurrezione fu sepolta viva. Siamo alla vigilia dell’apertura del Canale di Suez. 

 Cucumio07

(V)

L’Insurrezione siciliana per l’Indipendenza del Settembre 1866 -detta del Sette e Mezzo per la durata dei suoi giorni- fu sepolta viva dalle cannonate sparate dal mare dalla flotta militare italiana comandata dall’ammiraglio Persano. 

Nel quadro della Guerra austro-prussiana si combatteva la cosiddetta Terza Guerra d’Indipendenza italiana. La sua pagina più “gloriosa” venne scritta in Sicilia. Inutile cercarla sui libri che ci hanno fatto studiare a scuola. Intanto i lavori per l’apertura del Canale di Suez procedevano finalmente senza esitazioni. E tutti si preparavano al previsto cambio epocale (tutti quelli che avevano alzato uno sguardo sul Mondo: cosa che non accadde invece nella Corte napoletana).

Poche settimane prima, nel luglio dello stesso anno, per dirne una, cinque grandi Banche londinesi, insieme al Banco di Sconto di Parigi, operanti in India e Cina, annunciavano che non avrebbero più trattato cambiali “che non fossero emesse a più di quattro mesi vista” (K.Marx, Il Capitale-Il Tempo di Circolazione). 

Il Canale di Suez accorciava Spazio e Tempo, ci si doveva attrezzare. Quella visione sansimoniana delle magnifiche sorti e progressive, che Cobden mise coi piedi per terra, imponeva, in nome del liberoscambismo oligopolistico, la liquidazione di ogni resistenza protezionista (le Due Sicilie, per esempio). 

La falsa flag, falsa bandiera, garibaldesca venne inventata da quegli ambienti, ai quali, d’altronde, lo stesso Garibaldi aderiva ideologicamente. E’ il nostro Passato che non passa. Quel Passato che fa della nostra Isola, con periodici cambi di quinte su invariante scena tragica, quello che è oggi: una colonia geostrategica e piattaforma girevole dell’imperialismo euro-americano, abitata da un Popolo senza Mare.