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Moneta parallela, i pro e i contro

di Nicoletta Forcheri - 06/04/2017

Fonte: ennedieffe

 

Quelle descritte sotto [separazione tra banche d’affari e commerciali, nazionalizzazione di Banca d’Italia] non sono le due uniche misure per uscire dallo stallo economico, poiché benché essenziali, secondo la mia opinione, e come indicato persino da KPMG Islanda in Money Issuance di Settembre 2016, la misura fondamentale è la SEPARAZIONE TRA FUNZIONE MONETARIA E FUNZIONE CREDITIZIA: peccato che la soluzione proposta da KPMG lasci del tutto impregiudicato l’impianto truffaldino del sistema monetario mondiale che attraverso una contabilità non fedele alla realtà non farebbe altro che trasferire il potere monetario intatto alle BC e a chi le controlla.

La vera soluzione per uscire dal DEBITO plurisecolare che attanaglia l’umanità e dal marasma economico attuale che ci porta alla guerra

è  separare la funzione monetaria – pubblica – e la funzione creditizia, NELLA CONTABILITà, definendo la moneta “cassa” – CASH E NON TITOLO, e per di più di proprietà dei cittadini, all’emissione, e del portatore, nella fattispecie

Ciò presuppone le seguenti cose:

1. la separazione contabile dell’atto di creazione monetaria dall’atto creditizio o di altra transazione, segnando nella cassa la moneta creata e come flusso di cassa in entrata nel rendiconto finanziario, proveniente dai cittadini, che sono il vero valore della moneta. Ogni essere umano con la sua vita è colui a partire dal quale nasce il valore, e verso il quale va questo valore d’uso monetario, in quanto ne è il legittimo fruitore e dovrebbe essere il titolare del diritto di proprietà patrimoniale che esso comporta, per convenzione;

2. la segregazione dei depositi dal bilancio bancario, non più segnati al passivo dello stato patrimoniale della banca, ma facendoli fuoriuscire VERAMENTE dalla cassa, segnati come le cassette di sicurezza fuori dal bilancio della banca e all’attivo di cassa del cliente. Ciò eviterebbe l’attuazione dell’articolo 1834 che attribuisce la proprietà dei depositi alla banca.

Ho spiegato tutto questo nella mia relazione Far-falla, mentre nei miei Appunti su una moneta parallela, ho indicato come, appunto per uscire dalla morsa della finanza, tale moneta parallela sarebbe più auspicabile farla in una denominazione immaginaria che non in euro, rendendola accettabile per quegli introiti fiscali e quei servizi IN HOUSE ancora in mano agli enti pubblici – escludendo quelli che vanno direttamente al debito pubblico – e segnando tale moneta, chiamata “buoni”, come NON TITOLO e come DOVUTA ai cittadini, senza alcuna perdita né guadagno per l’ente pubblico se non l’aiuto ai suoi cittadini.

Tale moneta, FACOLTATIVA, si chiamerebbe BUONI sulla falsariga della normativa che consente ai supermercati di emettere assegni di acquisto dei loro prodotti (da approfondire), 

ma sarebbe non in euro – sia pur con un cambio 1 a 1 all’emissione – alla stregua della normativa inesistente sulle monete private bitcoin e criptovalute,

e sarebbe elettronica poiché la moneta elettronica creata dalle banche, di cui i Trattati non dicono né che è vietata né che è permessa, viene creata dalle banche commerciali in una sorta di vuoto giuridico ma nel consenso e nella consuetudine generali (cfr. l’azione di Moneta Nostra).

Non sarebbe coperta da euro né sarebbe convertibile in euro. Un giro diverso e SEPARATO, dalla cattiva moneta euro.

Il fatto di non essere in euro consentirebbe FORSE di sfuggire alla grinfie della finanza, in quanto sarebbe denominata in una moneta immaginaria di esclusiva proprietà del paese Italia, del suo popolo e del suo Tesoro/cassa delegato dai cittadini sovrani ad emetterla. Ciò consentirebbe di creare un GIRO alternativo alla moneta euro, senza apparentemente intaccare il GIRO EURO, e non offrirebbe alcuna sponda, o meno sponde, per gli appigli della speculazione finanziaria.

Tale moneta infine non andrebbe chiamata moneta, né tanto meno titolo pubblico, ma appunto “buono”, “sconto” o “sussidio all’indigenza” oppure semplicemente “pagherò per la ricostruzione”, e la giostra ricomincia…

Del resto l’articolo della moneta parallela l’ho scritto ispirata dalla moneta fiscale di Stefano Sylos Labini e di Marco Cattaneo, a cui ho ripetuto che NEL sistema attuale, rimane un’iniziativa encomiabile, ma mettendo in guardia contro i rischi eventuali di speculazione, sotto ricordati, e ribadendo che la nostra analisi del sistema monetario attuale, ci porta in realtà a dovere immettere nel dibattito intellettuale e politico un virus per il cambio di paradigma, da moneta-liability (passività) a moneta “res” diritto reale di proprietà – conformemente alla concezione implicita nel Codice civile, derivante dal diritto romano. Se fossimo davvero sovrani o se pensassimo di contare qualcosa nei consessi geopolitici, cosa che vedo proprio non esistere  tra l’elite italiana, beh non avremmo neanche accettato le IAS – le norme contabili internazionali che ci sono da qualche anno imposte senza alcun dibattito parlamentare – in quanto incompatibili con il concetto di moneta del Codice Civile..

Io non capisco una cosa: in fondo l’abbiamo inventata noi la carta moneta, la banconota-pagherò e la partita doppia. Che ci siamo dimenticati dei nostri geni per caso???

Nicoletta Forcheri 5/4/2017

 

Altri riferimenti
Marco Saba all’assemblea Carige

Moneta scritturale, le ordinanze, Della Luna

Noi sottostanti della moneta titolo, Forcheri

 

Pensieri in risposta al testo di Muticentro che ha scritto
Il 04/04/2017 16:06:

Alcuni discutono della opportunità che il Tesoro dello Stato italiano distribuisca tra cittadini ed imprese moneta fiscale ossia certificati di credito scambiabili per due anni  dall’emissione  ed accettati dallo Stato per pagare le tasse  e pertanto aventi valore legale . 

Ma gli hedge fund anglo -caucasici  che dal 1992, è stato scoperto di recente,  controllano il sistema bancario italiano,  impiegherebbero esattamente due minuti per svilire il valore di questi certificati di credito fiscale in modo che essi valgano quanto la carta igienica:  si metterebbero ossia a stampare Certificati di Credito Fiscali (CCF) molto simili per non asserire  falsi, in eccesso,   come già effettuato in altri Stati   immettendoli sul territorio italiano in una quantità tale, sproporzionata rispetto alla Produzione Interna Lorda ( PIL) che si svaluterebbero nel giro di un mese perdendo il 90% del loro valore di scambio. 

Questa idea dei CCF come altre sono abilmente create apposta per far discutere la gente del nulla senza che essa se ne accorga, sono fatte da alcuni think tank  all’uopo creati per spostare abilmente il centro dell’attenzione ed inconsapevolmente seguiti da altri che in buona fede ne studiano una eventuale applicazione . 

 Le uniche, dicasi uniche,  due misure che permetterebbero allo Stato Italiano di riprendere a crescere sono: 

1) la re-introduzione in Italia della separazione tra banche di prestito e banche speculative in modo che le banche in Italia ritornino a fare le banche (e non gli speculatori internazionali  in  danno di famiglie, imprese e risparmiatori italiani) 

2) la nazionalizzazione di Banca Intesa , Unicredit , Carisbo , Carige, BNL e Ass. Generali in modo che risulti in automatico nazionalizzata anche Bankitalia Spa  che finalmente ritornerebbe a vigilare su chi si appropria illegittimamente del risparmio italiano.

I due provvedimenti di cui sopra sono gli unici dicasi gli unici  che consentirebbero di ritornare alla situazione ante 1992 in cui l’Italia era la quinta potenza industriale mondiale e che consentirebbero di togliere ai suddetti hedge fund l’enorme massa monetaria dal 1992 elusa al fisco italiano e sottratta all’economia nazionale delle quote capitali rimborsate dagli ignari  mutuatari, contabilmente annacquate nel bilancio delle banche commerciali italiane, all’insaputa delle stesse. 

I CCF presuppongono inoltre che in due anni il tessuto produttivo italiano venga ricostituito, il che è impossibile in quanto dopo 25 anni di de-localizzazione in Stati a  basso costo della manodopera , in Italia si è persa la memoria produttiva storica in molti settori,  per cui sarebbe necessario che le nuove generazioni re-imparino a produrre e non basterebbero certamente due anni, ma almeno una decina.  

Per attuare i provvedimenti di cui ai punti 1 e 2 sarebbero sufficienti  decreti legislativi,  emessi ossia dal governo.

Perchè il governo Gentiloni non li emette? 

 

Ogni possibile reato sopra ascritto e descritto è sempre inteso come ipotizzato rimettendo all’illustrissima S.V. la verifica della certezza dello stesso e la sua eventuale punizione