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Lo confesso: anche io sono un protezionista

di Michele Rallo - 09/04/2017

Fonte: Michele Rallo

Non conosco ancòra i dettagli dell’ultima mossa di Trump: se si tratti, cioè, di normali iniziative protezionistiche o di abnormi misure che sfiorano la “guerra economica”. Ma, nel primo caso, non ci troverei nulla di male. Anzi. Per uno statista, la protezione del popolo che governa (e della sua economia, dei suoi interessi, del suo benessere) è certamente cosa buona e giusta. Al contrario, è cosa cattiva e ingiusta non difendere l’economia nazionale, sacrificarla sull’altare della “libertà dei mercati”, svenderla agli stranieri, consentire che venga saccheggiata da finanzieri senza scrupoli.

In altre parole: bene il protezionismo di Trump per l’economia americana, male l’assenza di protezionismo per l’economia europea, male il globalismo di una classe dirigente che sta portando allo sfascio il nostro sistema economico-sociale. Bene, benissimo l’azione di Trump per il benessere del popolo americano; male, malissimo l’azione di Merkel e nanetti vari per distruggere lo stato sociale in Europa.

Ciò premesso, va anche detto che i settori produttivi europei sono ormai ipnotizzati dalle parole d’ordine iperliberiste, e stentano a tornare alla realtà economica “normale”: quella di una agricoltura e di un’industria che producano in primo luogo per il mercato interno, e che alle esportazioni destinino solamente il surplus.

Naturalmente, una tale realtà “normale” presuppone che i consumatori interni fruiscano di condizioni di vita adeguate, di redditi tali da consentire l’acquisto di merci e servizi prodotti dalle imprese nazionali. Secondo il modello euro-globalista, invece, le nostre popolazioni devono essere affamate, stremate, invase, strangolate da Stati a loro volta asfissiati da debiti pubblici che ne paralizzino l’azione. E le imprese, di conseguenza, oltre a delocalizzare i loro opifici nei paesi del terzo mondo, devono andare alla ricerca di mercati esteri, su cui vendere i prodotti che i consumatori interni non sono in grado di acquistare.

Quindi, mi ripeto: bene fa Trump a proteggere l’economia americana contro i prodotti europei, male fanno i nostri governanti a non proteggere l’economia europea contro i prodotti americani, cinesi, magrebbini, indiani e di tutti gli altri paesi del mondo.

Invece di ululare alla luna, il giuggioleggiante conte Gentiloni farebbe meglio a difendere sul serio le nostre imprese e i nostri prodotti. A difenderli innanzitutto contro chi realmente ci penalizza. Cioè contro questa Unione cosiddetta Europea che ci chiede nuove privatizzazioni, vale a dire nuovi espropri della nostra ricchezza nazionale; contro questa Unione cosiddetta Europea che punisce la nostra produzione agroalimentare d’eccellenza, attraverso una normativa che lascia ampie scappatoie agli imitatori-falsari che gabellano per italiani prodotti che italiani non sono.

Sarebbe auspicabile che i Belli Addormentati al governo si svegliassero una buona volta. Il mondo sta cambiando, sta forse tornando alla normalità dopo l’ubriacatura mondialista. La stessa Unione Europea potrebbe avere i giorni contati. E noi europei siamo rimasti gli ultimi fessi a difendere la “libertà dei commerci”. Insieme a tutte le altre “libertà” che stanno uccidendo i nostri popoli: dalla libertà per chiunque di venirsi a stabilire qui da noi, alla libertà dei delinquenti di entrare a casa nostra senza che le persone per bene possano neanche difendersi.

«Libertà, quanti delitti in tuo nome!» gemeva madame Roland mentre, negli anni del Terrore, veniva condotta alla ghigliottina. È una frase che si potrebbe ripetere anche oggi, di fronte al patibolo dei popoli europei.