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Siria e Corea nel mirino di Washington: l’“Asse del Male” non era solo propaganda

di Enrico Galoppini - 14/04/2017

Fonte: Il Discrimine

A proposito di Siria e Corea del Nord, collegate in un recente articolo di Federico Dezzani che spiega come l’America tenti di separare Cina e Russia sulla “questione siriana” facendo leva sul “pericolo coreano”, ripropongo questo mio scritto pubblicato il 19 set. 2007 su “Rinascita”, dal quale si evince che:

1) Gli Occidentali pensano e pianificano a lungo termine perché hanno uno scopo (il dominio mondiale). Sono cose di dieci anni fa ma sembra di leggere le notizie di oggi.

2) La Siria e la Corea (con l’Iraq e l’Iran) erano nell'”Asse del Male”: non era una sparata propagandistica di Bush jr., ma una dichiarazione programmatica.

3) La coloritura “islamica”, “comunista” eccetera del nemico da abbattere per l’Occidente non conta nulla. Vogliono progressivamente distruggere tutti quelli che non gli si sottomettono.

grosseto_primav_araba_isis4) Rileggendo queste righe col senno di poi, si capisce benissimo che la “Primavera Araba” è – come l'”Onda Verde” in Iran – una macchinazione dei servizi segreti occidentali in combutta con agenti in loco più mercenari armati sul modello “afghano”. Se non ci riescono con le armi ci provano con la sovversione “pacifica”, dopo la quale è sempre aperta l’opzione armata (in Ucraina non è servita perché la distribuzione della popolazione, tra ovest ed est, era diversa da quella della Siria).

5) Particolare propagandistico: accostare la Siria alla Corea del Nord, simbolo della “dittatura di un pazzo”, serve anche a denigrare ulteriormente, agli occhi dei fruitori dei media occidentali, l’immagine della dirigenza siriana.

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I colpi di coda di una “Entità” destinata a sparire

di Enrico Galoppini

Questa volta ci sono rimasti male. Non si aspettavano che a dare la notizia della violazione dello spazio aereo siriano da parte di Israele, contrariamente al solito, fossero gli stessi siriani, che con l’agenzia “Sana” hanno reso noto che il 6 settembre scorso, provenienti dal Mediterraneo, alcuni aerei da combattimento israeliani si sono diretti verso la Siria nord-occidentale, dove hanno sganciato alcuni missili che però non avrebbero provocato danni. Anzi, i siriani sottolineano come il loro sistema d’arma abbia funzionato molto bene, costringendo gli aerei israeliani ad un rapido dietrofront. Questi i “fatti” (perché di più non è dato di sapere).

Da parte israeliana si sostiene che quest’azione militare mirava ad impedire che un’ingente partita d’armi proveniente dall’Iran raggiungesse Hizbollah, con la Siria che – in violazione delle disposizioni delle Nazioni Unite – svolgerebbe un ruolo d’intermediazione. Tuttavia, a livello politico, nessuno s’è sbottonato, così Israele ha fatto parlare il quotidiano “Haaretz”, mentre l’Istituto di Studi Strategici di Tel Aviv ha reso noto uno studio che prevede, in caso di conflitto con la Siria, un “effetto domino” sugli scenari palestinese, iraniano e libanese.
Decisamente un po’ troppo, a giudicare dalla fatica che l’esercito con la stella di David ha dimostrato la scorsa estate nell’affrontare le milizie del Partito di Dio… sebbene qualche analista (Muhàmmad Khàlaf sul quwaitiano “al-Watan”) ritenga che “la prossima guerra sembra vicina”.

A questo punto, ecco saltare fuori gli Stati Uniti, per i quali Israele, da almeno quarant’anni, svolge il ruolo di “cane da guardia” nella regione vicino-orientale. Dalle colonne del “Washington Post”, John Bolton, noto per la sua “intransigenza” nel portare avanti la creazione del cosiddetto “Nuovo Medio Oriente”, ha indicato il “pericolo” nella collaborazione nel campo del nucleare tra la Siria e la Corea del Nord. A quanto pare, da rilevazioni effettuate dai satelliti, sarebbero stati notati dei movimenti che confermerebbero tali accuse. Ma una prima riflessione s’impone. Da quando la tecnologia ha messo a disposizione strumenti – dai satelliti alle videocamere – che dovrebbero “dimostrare” ogni accadimento, l’accertamento della verità è sempre più complicato, segno che s’intende sfruttare la “oggettività” di tali mezzi solo per suffragare delle pure ipotesi o delle invenzioni pure e semplici. Rivelatori, infatti, sono i “sembra” e i “pare” che accompagnano tutte le affermazioni fondate sull’utilizzo di questi “osservatori privilegiati”…

Passando alle cose serie, c’è da dire che recentemente la Corea del Nord ha ceduto qualcosa di fronte alla “comunità internazionale” (il virgolettato è d’obbligo poiché in realtà essa corrisponde ad un manipolo di Stati che realmente contano), quindi il riferimento al Paese comunista (o “nazional-comunista”!) potrebbe essere ancor più importante di quello alla Siria, nel senso che forse sono in atto delle manovre per premere su Pyongyang affinché dia effettivamente seguito alle sue promesse relative allo smantellamento del programma nucleare (di mezzo c’è anche l’Italia, col sottosegretario Vernetti volato in Corea per “concedere aiuti”), al quale, almeno ufficialmente, sarebbero interessate anche Russia e Cina (delegazioni di entrambi i Paesi hanno effettuato dei sopralluoghi).

Quanto alla Siria, va detto che ha firmato il Patto di non-proliferazione nucleare, mentre intelligentemente – vista la fine che ha fatto l’Iraq, che tuttavia era ricattabile perché semidistrutto dall’attacco del 1991 aggravato dall’embargo – non ha firmato il Protocollo aggiuntivo relativo alle “ispezioni”. Ibrahìm ad-Darràgi, docente di Diritto Internazionale all’Università di Damasco, intervistato da “Aljazeera” il 15 settembre, ha affermato che le accuse alla Siria giungono adesso per fare pressioni sulla classe dirigente siriana in relazione ai teatri regionali in cui essa è coinvolta (in particolare il Libano); in più, esse rientrano nella preparazione dell’opinione pubblica ad un attacco alla Siria che, attraverso “prove” e risoluzioni, dovrebbe portare alla conquista del Paese arabo (la differenza tra “conquista” e “invasione” è importante, poiché la seconda si ha solo in caso di migrazioni considerevoli), come nel caso dell’Iraq. A proposito d’Iraq, c’è da dire che la frontiera con la Siria è, con tutta probabilità, discretamente controllata da Damasco, il che, sebbene gli Usa non perdano occasione per accusarla di “far passare combattenti”, potrebbe non piacere molto ai Neocon, che avendo tutta l’intenzione di non mollare l’osso iracheno ultimamente hanno messo in cattive acque al-Màliki e si sono dati all’iperproduzione di filmati ‘terrificanti’, dal solito Bin Laden al c.d. “Emiro dello Stato Islamico della Mesopotamia”, tale al-Baghdàdi (interessanti in tal senso alcune considerazioni di Qàsim Muhàmmad al-Kifà’i, del giornale statunitense in lingua araba “Watan”).

‘Imàd Fàwzi ash-Shu‘àybi, dell’Istituto di Studi Strategici di Damasco, ospite della tv satellitare che trasmette da Doha, non ha risparmiato l’ironia sulle trite e ritrite accuse del duo Usa/Israele, i quali – a suo dire – non si rendono conto del ridicolo in cui sprofondano quando affermano che materiale nucleare sarebbe stato introdotto in Siria da agenti coreani quando la Siria non possiede alcun reattore nucleare!

La Siria, dal canto suo, ha inoltrato formale protesta all’Onu.

Ad ogni modo si sa come vanno queste cose: finiscono tutte nel dimenticatoio, o addirittura possono rappresentare un boomerang se chi viene minacciato (in questo caso la Siria) non riceve alcuna solidarietà (quella dei “Paesi arabi”, tradizionalmente, non giunge mai…). Per questo – osserva Ibrahìm ad-Darràgi – la Siria deve stare molto attenta a non commettere passi falsi e a non fornire appigli a chi vuole creare un certo “clima”.

Un fatto, tuttavia, è certo: Israele, “l’unica democrazia del medio Oriente”, secondo il ritornello che tutti i politici “democratici” devono ripetere, è “l’unico privilegiato del Medio Oriente”, l’unico al quale venga permesso tutto, dal massacro quotidiano dei palestinesi all’aggressione ad un Paese membro delle Nazioni Unite come il Libano, passando per provocazioni continue ai danni dei suoi vicini (ad es., nel giugno 2006, il sorvolo del palazzo presidenziale siriano, a Latakia).

Eppure, qualcosa sta cambiando. La sicurezza con cui la Siria ha dato la notizia dei raid israeliani non passa inosservata.

L’agenzia “Sana” pubblica in questi giorni un documento riguardante la discussione a Ginevra, presso l’organismo competente sul disarmo nucleare, di una mozione siriana che, tra le altre cose, afferma che chi possiede armi nucleari non possa minacciare chi non le ha. Guarda caso, proprio Israele, a quanto pare, le possiede… La Siria, inoltre, per la prima volta risponde militarmente in maniera efficace, grazie ai nuovi sistemi d’arma forniti dalla Russia, che nel futuro immediato rafforzerà la dotazione delle Forze armate siriane, rendendo praticamente impossibile un attacco. Ecco perché la scusa del nucleare convince poco.


Appendice: Breve cronistoria degli attacchi israeliani ai danni della Siria

31/5/1974: accordo di Ginevra. In base alla Ris. 338 del 22/10/1973, Siria ed Israele s’impegnano a sospendere ogni ostilità. L’aviazione dei due Paesi non possono oltrepassare i rispettivi confini. Tale accordo è da considerarsi solo un primo passo verso un accordo di pace generale basato sulla Ris. 338.

Ma Israele non ha rispettato tale accordo. Ecco alcune tra le più flagranti violazioni:

14/4/ 2001: attacco aereo israeliano ad una postazione radar siriana in Libano (almeno un morto tra i siriani).

1/6/2001: “in riposta” ad un attacco di Hezbollah a postazioni israeliane nelle Fattorie di Sheb‘a, Israele bombarda una base radar siriana nella Biqa‘.

8/1/2003: scambio di colpi d’arma da fuoco tra Israele e Siria sulle alture contese del Golan (ucciso un soldato siriano).

16/4/2003: una base siriana in Libano viene bombardata da Israele.

5/10/2003: attacco ad una base militare a ‘Ayn as-Sàhib, nei dintorni di Damasco, indicata da Israele come un campo di addestramento del Jihàd Islamico (organizzazione della Resistenza palestinese). Il primo attacco al territorio siriano dopo 20 anni, con Israele che rafforza i dispositivi militari nel Golan a causa di una “prevista” risposta israeliana, che però si risolve solo in minacce verbali. Hezbollah esprime incondizionata solidarietà alla Siria.

15/7/2006: Israele bombarda postazioni della 3° divisione dell’esercito siriano nella “terra di nessuno” tra Siria e Libano.

6/9/2007: l’agenzia siriana Sana annuncia che aerei da combattimento dell’aviazione israeliana provenienti dal Mediterraneo sono penetrati in profondità nello spazio aereo siriano, fino alla regione nord-orientale. La contraerea siriana, però, ha messo in fuga gli aerei israeliani, senza che questi siano riusciti a provocare perdite umane o materiali.