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Chi comanda, Trump o il Pentagono?

di Paolo De Gregorio - 24/04/2017

Fonte: Paolo De Gregorio

 

Giudicate voi i fatti, ma a me sembra evidente che l’arma più potente, subdola, in mano ai padroni dell’editoria pubblica e privata, sia quella dell’omissione, che praticamente significa non dare le notizie sgradite al sistema che oggi vive in osmosi tra guerre, affari, ruberie, politica, mafie, corruzione appalti e subappalti.

Onestamente fatemi sapere quanti di voi hanno saputo dalla “libera stampa” (televisiva e dei quotidiani) di una notizia sconvolgente (riportata dal Fatto Quotidiano di ieri 23 aprile), a cura del generale Fabio Mini, ex comandante di corpo d’armata ed ex capo di stato maggiore del Comando Nato per il Sud Europa, che scrive le seguenti frasi:

 “il capo del Pentagono James Mattis (ex generale dei marine) ha avviato un nuovo approccio all’uso della forza militare stabilendo, senza alcuna autorità, che non è più necessaria l’autorizzazione presidenziale per le operazioni strategiche e quelle speciali.

Così gli alti comandanti degli Unified Commands hanno ricevuto la direttiva informale di poter impiegare tutte le armi a disposizione per operazioni nelle aree di propria competenza. I comandi “geografici” sono sei: Northcom per Stati Uniti e Canada, Southcom per centro e sud America, Eucom per Europa, Russia e Turchia, Africom per Africa, Centcom per Medioriente e Asia centrale, Pacom per Pacifico, Estremo Oriente, subcontinente indiano, Cina, Oceania”.

Senza tanti complimenti ciò significa che la politica e la democrazia sono messe da parte in nome di un intervento militare urgente che non tollera i tempi burocratici di una autorizzazione presidenziale.

Come minimo una svolta del genere meriterebbe un approfondito dibattito parlamentare per stabilire se il primato delle decisioni militari spetta al Pentagono o al potere politico, e comunque è impossibile sottrarsi all’accusa di imperialismo per un paese che considera il resto del mondo come uno scacchiere dove schierare e usare una immensa forza militare con la quale risolvere le controversie economiche e politiche, secondo la più arcaica delle leggi: quella del più forte. Questi fatti mi autorizzano a definire gli USA un paese militarista, interventista, imperialista, dove la vera democrazia non esiste, dove non si rispettano gli impegni presi con i cittadini in campagna elettorale.

Certo il silenzio intorno alla denuncia del generale Mini, a Tv e edicole unificate, sa tanto di omertà e di pensiero unico in un paese come il nostro, che per mesi ha riservato le prime pagine  alle difficoltà e ai presunti amori della sindaca di Roma, con l’inconfessabile scopo di farla cadere per riconsegnare Roma ai predatori di pubblico denaro.