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Per l'Occidente i criminali sono sempre "gli altri"

di Massimo Fini - 13/05/2017

Per l'Occidente i criminali sono sempre "gli altri"

Fonte: Massimo Fini


Secondo Furio Colombo, in un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano dell’ 8 maggio e intitolato “La follia come politica del mondo”, i leader dei Paesi che non rientrano nel circolo buono delle Democrazie occidentali propriamente dette, sono dei pazzi o quantomeno dei pericolosi psicolabili.
Al primo posto sta, per antonomasia, ‘a prescindere’, di diritto, il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un. Al secondo Nicolás Maduro, il presidente del Venezuela, al terzo e al quarto, a scelta, leggermente distaccati, Putin ed Erdogan.
Sarò più pazzo di lui ma Kim Jong-un a me non sembra affatto pazzo. È l’unico a essere rimasto col suo Paese nel famigerato ‘Asse del Male’. Saddam Hussein, che abbiamo a lungo utilizzato in funzione anti iraniana e anti curda, lo abbiamo fatto fuori quando non ci serviva più, al contrario l’Iran degli Ayatollah è uscito dall’ ‘Asse’ perché dopo averlo osteggiato per più di trent’anni con uno spietato embargo economico, e militarmente (aiuti a Saddam quando l’Iran stava per vincere una guerra in cui era l’aggredito e non l’aggressore) ora è tornato utile e ci serve nella guerra all’Isis. E stare nell’ ‘Asse del Male’ non è proprio tranquillizzante per chi vi è inserito. La Corea del Nord è l’ultimo Paese comunista rimasto al mondo. È criminale oltre che folle essere comunisti? Per decenni, almeno fino al collasso dell’Urss, pregiati e stimati leader politici occidentali, italiani, francesi, tedeschi, appartenenti all’area della sinistra europea sono stati comunisti – alcuni ancora lo sono – senza che li si considerasse né criminali né folli. La Corea del Nord è circondata da Paesi ostili, alcuni nucleari e anche quelli che nucleari non sono, come la Corea del Sud, è come se lo fossero perché sono di fatto un protettorato della più grande Potenza atomica del mondo. È così strano, così criminale, così folle che la Corea del Nord voglia farsi un armamento nucleare peraltro minimo e ridicolmente inefficiente, come deterrente per non essere spazzata dalla faccia della terra dal primo che abbia la voglia di farlo?
Il venezuelano Maduro, eletto democraticamente, è quotidianamente sotto il fuoco incrociato delle Democrazie occidentali, non, come si afferma, per i suoi eccessi nella repressione degli oppositori (altri Paesi nostri alleati fanno ben di peggio) ma perché è erede dello chavismo che è stato il tentativo, per qualche tempo riuscito, di sottrarre i Paesi del Sud America, più efficacemente di quanto non avesse fatto Fidel, al soffocante abbraccio dell’ ‘amico americano’.
Putin è un autocrate criminale, responsabile insieme a Eltsin e al molto venerato Gorbačëv del genocidio ceceno, fa sparire, in un modo o nell’altro i suoi oppositori, ma non è affatto un folle. La sua politica di appeasement con i Talebani afghani, che l’Isis lo combattono, lo dimostra. Perché se l’Isis sfonda in Afghanistan poi può dilagare in Turkmenistan, Tagikistan, e altri Paesi con forti componenti musulmane che potrebbero diventare un serio pericolo per Mosca. 
Erdogan è effettivamente il peggiore di tutti. Come scrive Colombo “il numero delle persone arrestate e tuttora detenute è troppo alto per essere compatibile con una pur crudele normalità”. Peccato che Erdogan sia un nostro alleato e membro della Nato.
Fra gli ‘imperatori folli’ Colombo non inserisce, pudicamente, il generale Abd al-Fattāḥ al-Sīsī che, per giunta e a differenza di Erdogan non è stato democraticamente eletto, ma è autore di un colpo di stato in cui ha messo in galera tutti i dirigenti dei Fratelli Musulmani vincitori delle prime elezioni libere in Egitto, ne ha ammazzati, per ora, circa 2.500 e ne ha fatti sparire 4.000 di cui ci siamo accorti solo quando è stato ritrovato il cadavere del ricercatore dilettante Giulio Regeni (diciamolo: non si va nell’Egitto di al-Sīsī a fare un’inchiesta sui ‘sindacati indipendenti’). Ma l’Egitto è da moltissimi anni un alleato degli americani che lo foraggiano e lo armano e tanto più lo è ora al-Sīsī che l’imprudente Matteo Renzi, con la sua solita impudente leggerezza si è spinto a definire “un grande statista”.
I leader delle Democrazie occidentali non sono folli. Si chiamino Bush padre, Bush figlio, Clinton, Obama, Hollande, Sarkozy si presentano bene, ingiacchettati e incravattati. Sanno stare in società. Hanno modi gentili. Sono affidabili. Però da vent’anni a questa parte, perlomeno dall’attacco alla Serbia del 1999, si sono resi responsabili di cinque guerre di aggressione (Afghanistan, Iraq, Somalia, Libia, intromissione, con i russi e i turchi, nella guerra civile siriana) che hanno causato, direttamente o indirettamente, più di un milione di morti civili e altri ne continuano a causare insieme a migrazioni bibliche. Non sono folli. Sono semplicemente dei criminali, o se si preferisce, dei terroristi di stato.
È la solita storia. Noi siamo il Bene per definizione, gli altri, di conseguenza, il Male. I nostri sono eserciti regolari, quelli degli altri sono ‘orde’. I nostri nemici non appartengono mai alla categoria dello iustus hostis, ma sono sempre dei terroristi. Quando li facciamo prigionieri non gli riconosciamo lo status di ‘prigionieri di guerra’ e li trattiamo come criminali (vedi Guantánamo e Abu Ghraib).
Forse dovremmo smetterla con questo doppiopesismo ipocrita e un tantino ripugnante. A mio avviso il vero folle è chi considera tutti gli altri ‘folli’.