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Immigrazione: ciurlano nel manico per non andare al nocciolo del problema

di Enrico Galoppini - 18/05/2017

Immigrazione: ciurlano nel manico per non andare al nocciolo del problema

Fonte: Il Discrimine

 

Lo scandalo del “magna magna” è finalmente scoppiato.

Ong nient’affatto “indipendenti” che fungono da “taxi”; “filantropi” che si precipitano a Palazzo Chigi; mafie e ‘ndranghete che d’improvviso si scoprono “accoglienti”; preti che cascano dal pero e non s’accorgono (?) in che giro sono finiti.

Ormai si sa di tutto e di più, senza doversi informare per forza da Radio Padania. Perché finalmente c’è un giudice della Repubblica, anzi più d’uno, che vuole vederci chiaro.

Così, gli uni (i contrari all’immigrazione) gongolano e gli altri (i favorevoli) tremano.

 

Ma come al solito la polarizzazione che ci viene propinata è falsata in partenza. Hanno già deciso anche stavolta come dobbiamo schierarci, come quando hanno scelto di propinarci il tormentone della “casta” e dei “costi della politica”. Il problema essenziale non era infatti quello degli sprechi e delle ruberie, ma un altro: che la democrazia parlamentare non può che funzionare in questo modo (una selezione dei peggiori “dal basso” estorta con tecniche di manipolazione), cosicché il risultato è stato semmai quello di un’ulteriore svalutazione della categoria del “politico”, vista come un qualche cosa d’indegno e di sudicio, che tanto vale riformare coi “governi tecnici” o un’ulteriore fuga in avanti dell’ideale democratico, e cioè “l’uno vale uno” dei grillini.

Migranti, mappa Donadoni

Questa volta, invece, dove sta il depistaggio? È chiaro come il sole, anche se la massa di coglioni cui piace essere coglionata non lo vedrà: l’attenzione viene portata sulle Ong poco cristalline, le associazioni in odor di mafia, gli abusi e le malversazioni di quelli che avrebbero trasformato “l’accoglienza” in un business. È questo che si contesta ad alcuni, posti alla gogna mediatica; ma non ad altri, quelli cioè che “lavorano bene”, onestamente, aiutando chi “scappa della guerra e della miseria” e dunque va “accolto” sempre e comunque.

Ora, dati Wikipedia alla mano, l’Africa ha oltre un miliardo e duecento milioni di abitanti. Di questi, la sola Africa sub sahariana ne conta circa ottocento milioni (e l’Onu prevede che entro il 2050 arriverà a un miliardo e mezzo). La Nigeria ha più di centottanta milioni di abitanti. “Guerra” e “fame” sono due capisaldi indiscutibili della propaganda immigrazionista, ma nessuno dei suddetti “operatori” (“onesti” o meno) ci fornisce un quadro veritiero della situazione, poiché vengono tutti, indistintamente, descritti come “profughi”, perché così ha deciso chi ci comanda e mette a disposizione la Marina Militare, la Guardia Costiera e quant’altro per andare a prendere chi, in base alle norme vigenti, trovandosi in difficoltà nel Canale di Sicilia (ormai fatto arrivare di fronte alle coste libiche), dovrebbe essere sì salvato (primariamente dai libici, che invece angariano oltre ogni decenza quei poveracci) ma condotto al più vicino approdo sicuro, che è la Tunisia.

Dove sta dunque il depistaggio mirato a polarizzare per l’ennesima volta la gente su posizioni inconcludenti e dunque innocue per il potere? Che mentre ci s’accapiglia sulla questione dell’“onestà” o meno di chi opera nel settore, non viene minimamente messo in contestazione l’assunto di fondo di tutta la faccenda: possiamo, vogliamo ancora “accogliere” o no?

La domanda da fare è questa, e non c’è legge Mancino che tenga né alcun Papa Bergoglio che può andare a Lampedusa anche tutti i giorni per convincerci di una “favola” che oramai è evidentemente senza senso: non è in alcun modo possibile “accogliere” tutta l’Africa, quand’anche non vi fosse alcun “magna magna” e tutti i soggetti coinvolti si limitassero semplicemente ad aiutare, senza lucrarci, chi è “più sfortunato di noi”.

Gli africani devono stare in Africa, così come gli europei in Europa. Ed anche se siamo disposti ad ammettere una misurata mobilità in questo pianeta che – se non altro per evidenti ragioni storiche – non può essere concepito come perennemente statico anche sotto l’aspetto demografico, questa storiella dei “migranti” in Europa della quale non s’intravede alcuna fine (tanto a casa loro ci sono sempre “la guerra e la miseria”) ha fatto sinceramente il suo tempo perché la misura, anche solo per una questione di quantità, è stata già superata da un pezzo.

Se ci sta tanto a cuore che gli africani stiano meglio, che li si aiuti laggiù, nel modo più semplice e meno dispendioso di tutti: lasciandoli in pace dove sono. Sì, perché da quando s’è mossa, dopo la fine ufficiale del colonialismo, l’armata della “cooperazione allo sviluppo” con la relativa ideologia sviluppista, gli africani non hanno cessato di stare sempre peggio. Insomma, delle due l’una: o si entra nell’ordine d’idee che si governino come meglio credono (ma non glielo lasciamo fare) oppure la si finisce con quest’ipocrisia della “indipendenza africana” e si ricomincia col colonialismo, quello vero, però, rioccupando direttamente l’Africa, così anche là ricominceranno a stare un po’ meglio e, soprattutto, non emigreranno (ma questo invece non si può più fare perché è “politicamente scorretto”, mentre invece va bene il neocolonialismo più subdolo).

La verità è che qualcheduno ha pianificato per l’Europa un futuro da Stati Uniti d’Europa. Che devono adeguarsi in tutto e per tutti a quelli d’America. Il capitalismo selvaggio made in Usa che qui hanno deciso d’imporre, per funzionare al massimo dell’efficienza (cioè della spietatezza e della disumanità) deve agire su una massa di manovra il meno possibile coesa. Per questo, e non per altro, ci vengono cantate le lodi della “società multirazziale” e del meticciato.

Il resto è puro orpello: da chi si arrocca su un “razzismo” grottesco (ed anch’esso di stampo anglo-sassone) in stile Ku Klux Klan a quelli per i quali il massimo della vita è la scomparsa di ogni “forma” (gli pseudo-alternativi che combattono un fantomatico “fascismo” e pretendono le stesse cose del sistema, ma in maniera più spedita).

L’Europa occidentale, poi, è la parte del mondo più densamente popolata, quindi non si capisce quale esigenza vi sia nel promuovere un’immigrazione di massa dal resto del mondo se non quella di farla scomparire puramente e semplicemente. E se proprio il problema fosse quello degli europei che non fanno più figli, la soluzione non è certo quella di una sostituzione di popolazioni a questi livelli.

Perché non s’imprime una decisa svolta culturale tra le popolazioni europee ed in specie tra i giovani? Perché si alimenta ad ogni piè sospinto un modello edonistico e individualistico che non induce a fare figli? Perché non si aiutano programmaticamente (non una volta tanto con un bonus elettorale) le famiglie italiane ed europee?

Perché non esistono politici che amano la loro gente? Perché alcuni di essi sembrano addirittura morsi dalla tarantola dell’odio di sé?

Le famiglie italiane, poi, sono, tra quelle europee occidentali, le più bistrattate. Non c’è campagna elettorale che non sfrutti il tema della “famiglia”, ma a conti fatti questa classe dirigente coloniale amerikana è nemica acerrima della famiglia, in tutto e per tutto. Anzi, sembra essere messa lì apposta per creare dei problemi alle famiglie.

L’immagine del neonato africano salvato dal naufragio accompagna immancabilmente i servizi televisivi sugli “sbarchi” (in realtà “accompagnamenti”). Un quadretto edificante per una storia a lieto fine preparato dalla fabbrica del consenso. Chi potrà mai contestare l’aiuto portato ad una partoriente in balia dei flutti? Ci mancherebbe altro. Ma bisogna cominciare a farsi furbi, e alla svelta, e capire che dietro tutto questo zucchero e miele c’è solo l’amaro calice che noialtri, per menefreghismo e dabbenaggine, stiamo sorbendo col passar del tempo.