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Bioregionalismo e sopravvivenza - Il primo passo da fare è divenire consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel territorio in cui viviamo...

di Paolo D'Arpini - 04/06/2017

Bioregionalismo e sopravvivenza - Il primo passo da fare è divenire consapevoli di quello che spontaneamente cresce nel territorio in cui viviamo...

Fonte: Paolo D'Arpini

La vera sopravvivenza non è garantita dalle multinazionali dell'agro-industria che perseguono la distruzione del patrimonio genetico delle essenze naturali, portata avanti con l'immissione degli OGM, con i pesticidi, con l'allevamento intensivo, etc. bensì dalla conoscenza e conservazione dei valori nutritivi delle piante spontanee presenti in natura.  
 
Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista, poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell'intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell'isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in "assenza" dell'uomo.

La capacità elaborativa della vita si farà beffe della distruttiva arroganza "scientifica" e, malgrado l'apparente cecità, l'uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo nonostante la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine -ne son certo- la capacità di conservazione saprà "affermarsi".

Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell'asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta e un po' tonta... Eppure l'uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni.

Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un'esistenza separata, distaccata, dal resto della vita. Attraverso la virtualizzazione si misura l'esistente sul piano dell'illusione, del glamour, della distorsione, dell'accumulo di conoscenze utilitaristiche, creando così confusione fra l'identità provvisoria e quella permanente. In sanscrito questo processo-trappola si chiama "aham vritti" ovvero proiezione speculativa dell'io che si identifica con le tendenze con cui viene in contatto. Ma in natura "ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa" era il motto del botanico Linneo, stretto osservatore non interventista... ed il mio con lui.