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Privilegi: le pensioni da tagliare e quelle da tenere

di Enzo Chiaradia - 30/03/2017

Fonte: Enzo Chiaradia

 

Secondo Marina Sereni, vicepresidente della Camera e cervello dei recenti tagli alle pensioni dei parlamentari, il problema è praticamente risolto. “I 5 stelle - ha affermato - volevano cancellare i vitalizi che non esistono più dal 2012, quando sono già stati trasformati in pensioni col sistema contributivo con slittamento dell’età pensionabile ai 60-65 anni. Noi invece abbiamo messo mano ai diritti acquisiti degli ex parlamentari e abbiamo ricavato risparmi per 2.4 milioni l’anno…La differenza tra noi e i grillini è che loro avrebbero voluto intervenire sul futuro, noi abbiamo tagliato i vitalizi degli ex”.

La tassazione delle pensioni dei parlamentari verrà operata al 40% sulle quote eccedenti i 100 mila euro annui lordi (200 parlamentari che restituiranno 17.000 euro netti); al 30 % fino a 100 mila euro; al 20% fino a 90 mila; al 10% per gli oltre mille ex parlamentari la cui pensione supera i 70 mila euro lordi.  Saranno invece 1500 su un totale di 2600 gli ex parlamentari titolari di pensione che non subiranno alcun taglio. Si tratta di ex deputati e senatori che hanno fatto due legislature (guarda caso numero massimo consentito in passato ai parlamentari comunisti).

In pratica è stato stabilito che chi ha pagato più contributi (per 15 o 20 anni) venga ulteriormente tassato e coloro che si sono seduti in parlamento per quattro anni, sei mesi e un giorno, guadagnandoci una pensione da 950 euro, non sborsino un solo centesimo.  Un pasticcio peggiore non si poteva fare.

Antonello Falomi, già esponente di PDS e Rifondazione Comunista e attualmente presidente dell’Associazione degli ex parlamentari, ha così commentato il recente provvedimento: “In questo modo non si colpiscono quelli che sono stati in Parlamento soltanto due giorni…La proposta del Pd è così bislacca, che riduce l'assegno a chi ha fatto più legislature e versato più contributi».

Altro argomento che desta stupore solo nei non addetti ai lavori è la decisione di far approvare questi tagli dall’ Ufficio di Presidenza della Camera (al Senato non se n’è ancora parlato), anziché ricorrere ad una legge dello Stato da far votare al Parlamento. La spiegazione è semplice: a parte i maneggiamenti cui si è accennato, una legge che preveda l’abolizione dei “diritti acquisiti”, andrebbe a colpire i privilegi di migliaia di categorie, tra le quali magistrati, militari, baby-pensionati, con conseguenze di inopportunità e impopolarità facilmente immaginabili.

Se infatti le pensioni dei parlamentari riguardano 2.500 persone per una cifra che si aggira sui cento milioni l’anno (100 MILIONI), quelle ad esempio dei baby-pensionati riguardano circa 700 mila individui che costano circa dieci miliardi l’anno (10 MILIARDI).

Il costo delle baby pensioni negli ultimi 40 anni assomma (dati 2012) a 150 miliardi di euro: circa 17.000 persone andate in pensione con 35 anni di età e che percepiranno la pensione mediamente per quasi 50 anni. Grazie a questo provvedimento, si sono registrati in passato casi di pensionamenti all'età di 29 anni con 11 mesi di contributi versati. I lavoratori pubblici che sono andati in pensione tra i 35 ed i 39 anni, in presenza di un’aspettativa di vita di 85 anni, percepiranno una pensione pari al triplo di quanto hanno versato.

Il fatto è che,  differenza di quello operato sulle pensioni parlamentari, un taglio dei  “diritti acquisiti” dei dipendenti statali non si potrebbe fare senza creare una rivoluzione in un Paese che si regge su una selva di privilegi di ogni genere creati e gestiti da partiti e sindacati della prima Repubblica (della quale faceva parte anche l’ex PCI Marina Sereni) e che riguardano svariate categorie sociali: dal Presidente della Repubblica, all’ultimo dipendente statale andato in pensione nel fior degli anni dopo qualche anno di lavoro. In un momento di profonda crisi economica le baby-pensioni del nonno rappresentano spesso l’unica fonte di reddito per i nipoti disoccupati o sottoccupati che rappresentano il 50% dei giovani (1 su 2). Valutazioni, queste, a conoscenza di ogni comune mortale, ma che sia il  PD che i 5 stelle preferiscono evitare di trattare per opportunità politica e di bottega, limitandosi a stangare le pensioni di pochi parlamentari: facendo  notizia, ma non portando che briciole nelle casse dello Stato.

La realtà è che i danni fatti dai passati governi di centrosinistra, sono di un’entità tale che è praticamente impossibile porvi oggi rimedio. E non rimane che fingere di intervenire con provvedimenti inutili e demagogici.

Del resto ai poteri forti, interessati a colpire la classe politica per sostituirsi ad essa, serve gente così: utili idioti disposti anche ad autocastrarsi pur di servire al meglio i loro padroni.