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25 Aprile: una Liberazione che attende ancora

di Salvo Ardizzone - 25/04/2017

25 Aprile: una Liberazione che attende ancora

Fonte: Il Faro sul Mondo

25 Aprile, oggi si celebra la Liberazione; dovrebbe essere la festa della sovranità della Nazione, della capacità di uno Stato di garantire l’indipendenza da condizionamenti di qualunque genere a se stesso e al proprio Popolo; dovrebbe essere la festa della libertà da arbitri, dell’orgoglio di celebrare liberamente i valori della propria comunità; una festa che dovrebbe vedere tutti accanto a chi queste libertà non ce le ha, perché qualcuno gliele nega con la violenza.

Dovrebbe, ma se in questo 25 Aprile ci guardiamo intorno vediamo un’altra storia: vediamo uno Stato succube, che si fa dettare le scelte da altri anche quando penalizzano, e tanto, la Nazione; politica estera, economica, energetica e gli stessi interessi nazionali vengono calpestati in nome di una sudditanza che non viene mai messa in discussione, mentre il Popolo invoca una Sovranità Nazionale che non sa neppure cosa sia.

Vediamo una Nazione che ha smarrito i propri valori, una Nazione divenuta cinica, corrotta, dove la sopraffazione è norma e l’intolleranza prassi; dove il tifo da stadio è scambiato per ideale e non c’è nulla per cui valga combattere se non il proprio egoistico interesse.

Vediamo l’arroganza di chi detta le condizioni per partecipare a una festa che “dovrebbe” essere di tutti, in nome di una supposta diversità riparatrice che il mondo intero dovrebbe riconoscergli all’infinito, e insieme vediamo il rifiuto delle ragioni degli altri, quegli altri che quella libertà non ce l’hanno ancora.

Vediamo un Popolo che ha perso la capacità di riconoscere i propri nemici e ribellarsi, che s’affida al pifferaio di turno e ad esso consegna i propri peggiori umori senza riflettere. Un Popolo che ha perso la speranza, preda di diseguaglianze e ingiustizie come non mai, di cui nessuno s’interessa perché sono ormai la normalità.

In una Nazione come questa, mentre si celebra un 25 Aprile che è divenuto un rito per lavare le coscienze, o più semplicemente un giorno di festa come gli altri, si dovrebbe pensare a tutto questo; almeno dovrebbe provarci chi ne è ancora capace, chi non è ancora stordito da media che raccontano un mondo che non c’è, o da “santoni” che annunciano le proprie facili verità per costruirci sopra le proprie fortune.

Inutile invocare una nuova Resistenza, visto il contesto sarebbe solo retorica, ma una maggiore consapevolezza sì, una riflessione che dia motivazioni e valori veri all’avversione ai soprusi, alle diseguaglianze, allo sfruttamento mai così opprimenti in questa cosiddetta Repubblica; che avvicini agli esclusi, ai perseguitati, agli ultimi, chiunque essi siano, perché comunque vittime di un Sistema mostruoso; che sappia trasformarsi in un messaggio forte di dignità e giustizia, merci sempre più rare in questo mondo.

Oggi, per questo 25 Aprile, ricordiamo almeno che asservimento e ingiustizie sono più che mai forti in un’Italia che aspetta ancora di potersi dire libera.