Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La necessità vitale del Tempio Interiore

La necessità vitale del Tempio Interiore

di Giandomenico Casalino - 13/09/2017

La necessità vitale del Tempio Interiore

Fonte: Ereticamente

Vittorio Sgarbi, nella sua ingegnosa intelligenza, è convinto che, sia la ricostruzione del Tempio di Selinunte (Trapani) che la cura amorosa dei tesori dell’Arte Antica, di cui questa nostra terra, unica al mondo, è ricca, siano sufficienti per “risvegliare” qualcosa in ciò che resta dell’animo nel nostro popolo (?). Bene ha fatto, Saturnia Tellus, sito del M.T.R., a rendere pubblico tale intendimento, e devo confessare che, leggendone, ho vibrato anch’io!

Qui mi fermo, però, e, a costo di essere il solito guastafeste, devo rammentare al colto ed all’inclita, che esiste e vige, ab aeterno, una legge tanto necessaria quanto essenzialmente vivente e per lo effetto di natura cosmica: è lo Spirito che edifica i Templi e le Basiliche o le Civiltà e gli Imperi! Ben sapevano, infatti, gli Auguri Romani, quanto logicamente e pertanto spiritualmente, come Causa, venga “prima” il Tempio nell’Animo e cioè nell’Aria quindi in Cielo e “poi” quello in Terra, in seguito alla pronuncia della formula magica: “effari templa…!” (quei “prima” e “poi” non appartengono ovviamente al tempo profano ma a quello Sacro).
Il Tempio in terra e di pietra è creazione magica dello Spirito, proiezione dello stesso: è il Tempio nell’Animo (Cielo) che si riflette nello specchio della Terra; è, pertanto, ciò che, nei miei libri, ho cercato di definire come: “l’Azione rituale su l’Invisibile che si riverbera nel visibile, creandolo conforme a quello”. Evola ci ha insegnato (ovviamente a coloro i quali sono, come razza dello Spirito, predisposti ad apprendere…) che Tutto inizia e si completa nell’Animo, l’intera Opera da lì inizia e lì si perfeziona! D’altronde con la costituzione del Gruppo di UR, quale Scienza dell’Io, e con tutto quello che ciò ha come suo profondo ed epocale significato, egli altro non ha voluto dire…!

La ragione essenziale che mi induce a condurre questo discorso risiede semplicemente nell’essere convinto, e ciò da sempre, che per coloro i quali condividono, vivono e muoiono, gioiscono, soffrono e amano nella visione del Mondo e per la visione del Mondo e quindi sono la stessa, (atteso che, secondo noi, essa non è cosa libresca ma bensì vivente, poiché è epocalmente alternativa all’attuale Pensiero Unico dominante, precipitato di tutti i veleni secreti da oltre tre secoli di pervicace infezione dello Spirito e della Natura) essendo quella la Luce dello Spirito e questo la Oscurità delle Tenebre: l’unico tesoro, l’unica ricchezza che gli stessi possono e devono possedere e che possono e devono opporre come Fiaccola, percorrendo, accompagnati dal Fato quale Demone, l’oscuro e umido Labirinto in cui siamo gettati (ci rammenta Heidegger!), è proprio quell’essere differenti “dentro”, quella capacità di non solo credere, emozionarsi e immaginare un Uomo ed una Donna veri e quindi differenziati e cioè Assoluti, ma Sapere, in virtù sempre di quella Visione del Mondo che è Conoscenza dello Spirito (ed è questo un genitivo soggettivo…) che solo e soltanto conservando, curando, alimentando e custodendo come Rito interiore, sempre, ogni giorno, in ogni momento del giorno, tale Lanterna accesa nel nostro Cuore, possiamo essere certi che si potrà e si dovrà ricostruire il Tempio in Pietra cioè quello visibile, solo ed in virtù della presenza maestosa e splendente del Tempio Invisibile nell’Animo che è il Cielo; al di là e al di sopra dello sciocchezzaio cicaleggiare dei “dotti ignoranti” sulle “difficoltà” tecniche che impedirebbero tale e tal’altra ricostruzione: loro infatti non sanno, meschini, che è sempre lo Spirito il creatore del Mondo e quindi anche della Tecnica che, nel caso di quella moderna, come ci insegna Heidegger, è mortale nemica dello stesso.

John Scheid, lucido ed organico studioso francese dell’antropologia religiosa romana afferma (Quando fare è credere, Roma 2011, pp. 249 ss.) che il Rito presso i Romani è un modo di Pensare! E quindi di Essere! (chioserebbe Hegel).

Tale Verità non fa che confermare la essenzialità e la fondamentale necessità di quella che Evola, esplicitando il concetto di visione del Mondo, definisce: “forma interiore”, essa è infatti la sola arma in nostro possesso atta a combattere efficacemente l’ideologia perversa di questa era economicistica e pertanto astratta, materialistica e quindi antiumana che ha, ormai è palese, un unico satanico progetto: la Distruzione del Vivente in ogni sua Forma cioè Idea!

La Forma è il Bene, il Bello, il Vero ed è, quindi, il Divino, la Luce che scaccia le nubi e vince la notte poiché Lui è Giorno e Notte (Eraclito); Egli è sempre desto, è il Sole… dello Spirito! Tutto ciò, Lui, l’Avversario, potente quanto apparentemente invincibile, lo sa e ne ha terrore, conoscendo noi più di quanto noi lo si possa mai immaginare! Noi invece, forse, non ne siamo profondamente consapevoli, poiché, in guisa adeguata, non lo sappiamo!