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La sinistra che combatteva l’invasore ce l’ha portato in casa

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma - 25/04/2018

La sinistra che combatteva l’invasore ce l’ha portato in casa

Fonte: Paolo Becchi

«Stamattina mi sono alzato e ho trovato l’invasor». Così cantavano i partigiani sulle montagne durante la Resistenza. La sinistra venuta dopo, l’invasore ce lo ha portato in casa. Quelli che oggi nelle piazze di tutta Italia intonano canti partigiani col fazzoletto rosso al collo, hanno tradito lo spirito della Resistenza. Il Partito comunista italiano – nonostante lo stalinismo di Togliatti – ha contribuito a scrivere la Costituzione e a fissarvi al suo interno il diritto al lavoro inteso come mezzo per garantire una vita dignitosa sia per il lavoratore che per la sua famiglia. La sinistra, legando il Paese mani e piedi alle catene dei Trattati europei e dell’euro, ha distrutto proprio il lavoro e tutti i diritti che ne derivano.

Ma la Resistenza ha anche un altro significato: la salvaguardia della sovranità nazionale. «La maggioranza approva i trattati europei respingendo ogni modifica ai loro testi» scriveva l’Unitàall’indomani della ratifica dei Trattati di Roma del 1957. Anno in cui, durante il dibattito parlamentare, il deputato comunista Giuseppe Berti definì il mercato comune europeo come «forma sovrannazionale che assume nell’Europa occidentale il capitale monopolistico». Questa posizione critica venne mantenuta dal Pci anche nei successivi decenni, fino al dicembre 1978, quando – in occasione della discussione sull’adesione dell’Italia allo Sme (Sistema Monetario Europeo, cioè l’anticamera dell’euro) – l’allora deputato comunista Giorgio Napolitano disse alla Camera: «No, onorevoli colleghi, noi siamo dinanzi ad una risoluzione […] che assume i limiti ristretti della creazione di un meccanismo del tasso di cambio le cui caratteristiche rischiano per di più di creare gravi problemi ai partecipanti».

Già, proprio Napolitano è l’uomo che meglio di chiunque altro rappresenta la parabola discendente della sinistra italiana, che passa dalla lotta per la tutela del lavoro e della sovranità nazionale alla totale svendita del Paese. Dopo la caduta del muro di Berlino il Pci ha abbandonato le linee di difesa della Costituzione nata dalla Resistenza, quella che oggi fanno finta di festeggiare, per aderire ad un sistema sovranazionale – l’Unione Europea – che calpesta e tradisce proprio il patriottismo della lotta partigiana.

È sufficiente leggere i Trattati europei per capirlo. Maastricht e poi Lisbona mettono la stabilità dei prezzi e l’economia di mercato «fortemente competitiva» davanti al benessere dei popoli e al lavoro. L’euro, cioè l’accordo di cambi fissi che Napolitano criticava nel dicembre 1978, ha fatto il resto. Oggi l’Italia non può più intervenire sulla leva del cambio (cioè non può più svalutare la moneta), trovandosi costretta a scaricare il peso della competitività interamente sul lavoro, il che tradotto significa riduzione dei salari e smantellamento dei diritti fondamentali del lavoratore. Vi ricordano qualcosa il Jobs Act e la riforma Fornero? La responsabilità di tutto questo è solo della sinistra.

Napolitano, che di questo declino è l’emblema, ha dichiarato pochi giorni fa in una trasmissione sulla Tv pubblica: «Ormai c’è una sola sovranità, quella europea, a cui rispondere. Non c’è più spazio per le sovranità nazionali». Chissà se anche lui finirà nel ghiaccio dell’Antenora, travolto dal vento gelido delle ali di Lucifero, dove Dante collocava i traditori della Patria. Magari intonerà «Fischia il vento, infuria la bufera» insieme a Bocca degli Abati e al Conte Ugolino.