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Il nazismo ha vinto, siamo noi

di Roberto Pecchioli - 28/04/2018

Il nazismo ha vinto, siamo noi

Fonte: Maurizio Blondet

Roberto PECCHIOLI

Avviso ai manifestanti del 25 aprile, agli antifascisti e antinazisti, ai progressisti, ai moderati, ai conservatori e a tutti gli uomini di buona volontà: il nazismo non è alle porte, ha già vinto. Nella forma tecnocratica del dominio neocapitalista e in quella del delirio antiumano della selezione della specie. Eugenetica più dittatura tecnologica e finanziaria: ecco il nuovo demonio. Il caso del povero Alfie Evans, il bimbo inglese affetto da una malattia grave e sconosciuta che i tribunali inglesi e gli intellettuali di servizio delle oligarchie vogliono morto dovrebbe aprire gli occhi ad un’opinione pubblica drogata, che, come le tre scimmiette, non parla, non vede, non sente. Ringraziamo il coraggio dei genitori del piccolo se il caso sta iniziando a scuotere alcune coscienze. L’Italia ha attribuito ad Alfie la cittadinanza, l’ospedale romano Bambino Gesù è pronto ad accoglierlo, il Papa, bentornato tra noi, ha battuto un colpo a favore della vita. Hanno staccato le macchine, ma Alfie respira, non vuole morire.

Se siamo ancora persone e non bestioni selvaggi armati di telefonino e diritti, tutti ipocrisia, chiacchiere e finta umanità, dobbiamo reagire. I tribunali inglesi, dopo aver stabilito, come già fecero con il piccolo Charlie Gard, che per lui la “cosa migliore è morire”, ripristinando di fatto la pena di morte, negano ai genitori il diritto di trasportare il bimbo in Italia per un viaggio di disperata speranza, a loro spese, ovviamente. Dove è finito, signori della corte e orgogliosi britannici, l ‘ “habeas corpus”, ovvero il diritto di ciascuna persona di disporre di se stesso, antico vanto giuridico inglese?

No, il corpo di Alfie non è suo e dei suoi genitori che lo amano, ma è proprietà indisponibile di uno Stato violento, corroso all’interno, di fatto nazista. Se il nazismo è stato il male assoluto, è precisamente delle stesse aberrazioni materialiste e autoritarie che accusiamo il governo inglese e l’intero sistema di potere dell’Occidente liberale, liberista, libertario. Ebbe ragione Ida Magli nel suo ultimo libro, Figli dell’uomo, a smascherare la cosiddetta civiltà che odia i suoi figli più piccoli; e fu straordinario profeta Gesù di Nazareth a mettere in guardia con parole di fuoco: “chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare.” (Matteo 18,6).

La verità è che corriamo a gran velocità verso la selezione della specie; lo sterminio degli esseri umani più fragili (bambini, feti indesiderati, anziani, malati) viene chiamato civiltà, nuovi diritti, addirittura dignità. Non è strano che sia la Gran Bretagna in prima linea. Furono le aberrazioni della rivoluzione industriale a portare il lavoro infantile nelle fabbriche, unitamente allo sfruttamento brutale degli adulti. Furono le carceri inglesi a riempirsi di bambini, così come fu il superbo impero di Sua Maestà a inventare l’eugenetica (Thomas Galton, gli Huxley). Tutto per il nostro bene, lo stesso che spingeva il reverendo protestante Malthus a invocare il drastico calo della popolazione, sempre a fin di bene, per contrastare la povertà.

Un’agenzia di stampa spagnola, Infocatòlica, ha rivelato che l’ospedale in cui giace Alfie espiantò in passato cuori e organi di cadaveri di migliaia di bimbi senza il consenso dei genitori. A provarlo ci sarebbe una corposa documentazione di fonte governativa, firmata dall’allora ministro della sanità Milburn. L’accusa è che l’ospedale Adler Hey non si limitava a estirpare gli organi, ma immagazzinava, stoccava, conservava (scusate, non troviamo il verbo giusto!) una specie di collezione di teste. Nazisti.

Si è anche appreso che il giudice britannico Anthony Hayden che ha condannato a morte il piccolo Alfie (passateci l’espressione non esatta in punto di diritto, il “loro” diritto), è un cospicuo membro di un’organizzazione omosessualista LGBT, autore di un libro sull’ “omogenitorialità”. Pare faccia parte della lobby forense Blaag, impegnata a difesa delle istanze degli omosessuali, anche in materia di paternità e maternità surrogata. Nessun diretto legame con le decisioni relative ad Alfie, naturalmente, ma è lecito rimanere sbalorditi e chiedersi in che mani sia capitato il povero piccino, nonché, più in generale da chi sia formata la classe dirigente dell’Occidente terminale.

Occorre proclamare alto e forte, finché non sarà vietato per legge e punito con il carcere, che la nostra è una (in)civiltà di morte, un obitorio a cielo aperto mascherato da diritti umani. Il trattamento riservato al bimbo Alfie avrebbe indignato gli animalisti se fosse toccato a un cavallo, avrebbe sollevato le ire di mille Boldrini e di santi parroci se Alfie fosse un immigrato. Al contrario, stimati (?) giuristi come Vladimiro Zagrebelsky e reputate filosofe “de sinistra” come Michela Marzano mostrano il pollice verso. Il bambino deve morire, certamente per il suo bene, che essi sanno giudicare meglio di ogni altro. Sostituti, a questo punto, non dei genitori, ma di Dio stesso. Perché la deriva disumana, anzi antiumana, ha bisogno di chierici a tariffa pronti a giustificare l’ingiustificabile, a celare, nascondere dietro la retorica dei “diritti” una verità indicibile: Alfie deve morire perché costa troppo allo Stato, alle assicurazioni, ai fondi di investimento che possiedono ormai i nostri corpi. I ragionieri esperti di matematica attuariale hanno fatto i loro conti ed emesso il verdetto. Questa è la libertà, quelli i loro sbandierati diritti, la disgustosa pantomima della democrazia.

Dobbiamo sopprimere un bel po’ di gente perché sono costi, passivi che i mercati – quelli che votano tutti i giorni- non si possono permettere. E’ per questo che hanno montato il circo dei diritti umani, la morte assistita, inventato concetti come il “fine vita”. Sempre per interesse economico pretendono che, morendo, lasciamo parti e pezzi del nostro corpo a lorsignori. E’ per il bene e la vita di qualcun altro, dicono, ma il timore è che si tratti di un altro disgustoso imbroglio, un immondo mercato come quello dell’utero in affitto.

Ci vergogniamo giustamente degli esperimenti del dottor Mengele sotto il nazismo, ma siamo andati ben oltre. Il segreto che il potere ha capito è semplice: diffondere la convinzione che tutto avvenga per nobili scopi, per la scienza, per nuovi diritti, per avanzate libertà. Il risultato è quello che sta vivendo Alfie e chi lo ama. Consolano le parole nette del presidente polacco Andrzej Duda in difesa della vita di Alfie e la mobilitazione, l’insorgenza morale di molti, uomini e donne dei più diversi orientamenti.

Ma, al di là della vicenda drammatica del piccolo inglese, anzi concittadino italiano, quel che serve urgentemente è una presa di coscienza contro il nazismo tecnocratico che si è abbattuto su di noi sotto forma di una incultura di morte, riduzione degli uomini a oggetti, denaro e mercato misura di tutte le cose, padroni e signori della vita e della morte. Se non ci ribelliamo in un sussulto di orgoglio, dignità e santa collera, sarà la nostra vita, quella di ognuno di noi a essere rubata e compravenduta. Se non ora, quando?