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Una lettera sui problemi della nostra servitù agli interessi della Nato (e non solo)

di Armando Ermini - 16/05/2018

Una lettera sui problemi della nostra servitù agli interessi della Nato (e non solo)

Fonte: Il Covile

AI FIRMATARI
Cari amici, mentre vi ringrazio per l’adesione all’appello, credo che a oltre un
mese dalla sua apparizione, ed essendosi esaurita la sua «spinta propulsiva»,
siano necessarie alcune considerazioni e una conclusione.
Possiamo sicuramente essere soddisfatti per la qualità delle adesioni e la loro
provenienza geografica. Sicuramente meno soddisfatti per il numero. Il che,
oltre le nostre carenze e insufficienze, che esistono certamente, è sintomatico
della difficoltà a sintonizzarsi sui cambiamenti epocali della politica. Sono dati
di fatto e non dipendono dalla volontà di nessuno; nascono invece dai processi
in corso che, rispetto alle epoche precedenti, mettono in primo piano i temi
dell’indipendenza e delle sovranità nazionali. Anche da questa difficoltà nasce, a
mio parere, la difficoltà ad aderire a iniziative che non portano stampato in
fronte il proprio marchio di fabbrica, quasi si temessero contaminazioni impure.
La nostra era proprio una di quelle: promossa da persone e non da organismi,
partiti, movimenti ecc., e rivolta tutti, senza distinzione di appartenenza o credo
politico, nella convinzione che su quel tema si potesse trovare un minimo
comune denominatore.
Dunque, poiché ritengo non abbia senso mantenere aperto indefinitivamente
quell’Appello, e poiché come dicevo all’inizio sembra abbia esaurita la spinta
propulsiva, ritengo che dobbiamo consegnarlo alla storia. Beninteso, una storia
con la minuscola, non certo la Storia: conosciamo i nostri limiti e la nostra
dimensione. L’Appello continuerà per ciò ad essere visibile sul Covile, che se ne
è fatto subito portavoce, e con esso l’elenco dei firmatari, ma non saranno
possibili nuove adesioni.
Grazie ancora a tutti

* * *
Aggiungo alcune considerazioni a titolo puramente personale: non parlo a
nome di nessuno in quanto chi ha firmato lo ha fatto solo sul testo proprio
dell’appello. Intanto credo che proprio ciò che accade in questi giorni sia la
prova che il tema del recupero dell’indipendenza nazionale sia quello più
urgente. Ammaestrato da un po’ di esperienza e diffidando nella saldezza dei
principi del nostro ceto politico, non ho mai manifestato particolare entusiasmo
per un’alleanza di governo piuttosto che per un’altra. Non sono neanche un
costituzionalista, ma a me sembra si stia consumando uno strappo, se non in
linea di diritto sicuramente in linea di fatto, rispetto alle prerogative del
Parlamento ed ai poteri del Presidente della Repubblica. Il quale, come è
comunemente ammesso, dovrebbe semplicemente essere il garante della
Costituzione, non colui che stabilisce quali debbano essere le alleanze
internazionali del nostro paese, prerogativa esclusiva del Parlamento e delle
forze politiche. La Costituzione non fa cenno di Alleanze «obbligatorie»; ma è
molto precisa nel rifiutare guerre d’aggressione verso paesi che non ci
minacciano.
Ebbene, i paletti e i limiti che Mattarella sta imponendo al governo che si va
formando, mi sembra siano di ordine puramente politico e non abbiano alcun
fondamento costituzionale, mutando così di fatto il nostro sistema da
parlamentare a presidenziale o semipresidenziale. Vedremo se e come i partiti
che hanno ambizioni di governo risponderanno. D’altronde, strappi alla
Costituzione sono già avvenuti incontestabilmente: mi riferisco alla
partecipazione attiva dell’Italia al bombardamento di Belgrado, e molto
recentemente all’assistenza logistica data ai raids di USA, Inghilterra e Francia,
contro un paese sovrano quale la Siria. Io sono agli antipodi di Macron
praticamente su tutto, ma devo almeno riconoscergli di sapersi assumere le sue
responsabilità, con i rischi connessi. D’altronde la Francia ha sempre avuto un
senso della dignità nazionale ben più alto del nostro: basta citare il generale De
Gaulle che rifiutò di integrare le proprie forze armate nella Nato. Non così i
nostri governi: incapaci di uscire dal peggior cerchiobottismo, continuano a
galleggiare nell’equivoco. Senza mai dichiarare una loro propria convinzione, si
mascherano dietro l’ipocrisia della solidarietà dovuta agli alleati, aiutano gli altri
ma pudicamante si astengono dall’azione diretta. Il risultato è l’assoluta
ininfluenza e soprattuto la non considerazione in cui siamo tenuti sul piano
internazionale dagli alleati. Ciò, mentre ci esclude da eventuali (a mio avviso del
tutto ipotetici) vantaggi che potrebbero derivarcene, dall’altro non ci esime
affatto dal diventare bersagli di eventuali rappresaglie dei paesi aggrediti anche
con la nostra assistenza. Tornando al nostro Appello, oltre ad evidenziare la
crucialità del tema, intendeva anche rifarsi, e in certo senso recuperare, una
passata tradizione della politica estera dell’Italia. Tradizione modesta, nel senso
di spazialmente delimitata nell’area del mediterraneo, nonché tacita (forse anche
con l’accordo di potenze ben più influenti di noi e per questo con minori
possibilità di manovra). Ma nello stesso tempo dignitosa in quanto ci apriva
qualche spazio di autonomia e ci poneva anche come possibile elemento di
mediazione. Inutile dire che di tutto questo non è rimasto niente. Ma tant’è!