Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il cambio di paradigma mondiale sospinge l’Europa a recuperare un ruolo internazionale

Il cambio di paradigma mondiale sospinge l’Europa a recuperare un ruolo internazionale

di Luciano Lago - 05/06/2018

Il cambio di paradigma mondiale sospinge l’Europa a recuperare un ruolo internazionale

Fonte: controinformazione

Il declino dell’egemonia unipolare USA spinge l’Europa a riposizionarsi nel nuovo contesto globale
Attualmente sullo scenario internazionale stiamo assistendo ad un processo di transizione che porta ad una trasformazione sostanziale degli equilibri mondiali. Il cambiamente riguarda il fallimento del vecchio progetto di Nuovo Ordine Mondiale basato su un dominio unipolare degli Stati Uniti sostituito oggi con l’assetto di un mondo multipolare policentrico dove la Russia e la Cina competono apertamente con gli Stati Uniti per l’egemonia globale.

In pratica tutti gli avvenimenti di ordine internazionale, sia sul piano geopolitico che su quello geofinanziario, hanno a che fare, in un modo o nell’altro, con questa competizione di potere.


Sia Mosca che Pechino hanno condannato la decisione degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo nucleare con l’Iran. Tuttavia l’abbandono degli USA di questo patto multilaterale apporta delle conseguenze che vanno oltre l’importanza stessa dell’accordo ed investono gli equilibri internazionali. Russia e Cina hanno avuto infatti una opportunità che da molto tempo sembrava impensabile: quella di sospingere i paesi dell’Europa verso l’asse euroasiatico.

La politica aggressiva e brutale dell’Amministrazione Trump, dominata dalla corrente neocon, non si è fatta scrupoli di prendere decisioni unilaterali danneggiando gli interessi degli alleati europei e privilegindo i propri obiettivi prioritari che sono gli stessi di Israele e della potente lobby sionista interna a Washington. Isolare e annientare l’Iran è il primo obiettivo dell’Amministrazione Trump ed a questa finalità strategica viene subordinata ogni variabile che si riferisce ad interessi economici ed alla considerazione dei rapporti di partnership con gli alleati. Il modo in cui i paesi europei, dalla Germania alla Francia ed allo stesso Regno Unito sono stati trattati è, a dire poco, umiliante: Washington ha fatto capire che bisogna allinearsi con la propria politica o subire tutte le conseguenze delle sanzioni prese a livello unilaterale che hanno effetto anche sulle imprese europee che stanno investendo in Iran. Un modo di fare tipico del padrone verso i propri subordinati.

Altrettanto è accaduto con la decisione di Trump di alzare i dazi doganali sulle importazioni di acciaio, alluminio, auto e presto allargate ad altri prodotti dell’industria europea, una decisione che rappresenta un ritorno di fatto al protezionismo e la fine della logica dei mercati globali fino a ieri imposta come dogma dalle correnti mondialiste anglo USA.

Trump con i suoi consiglieri (alcuni silurati)

Queste misure in realtà non rispondono ad una sola logica economica ma rappresentano una inversione di tendenza con cui Washington attua di fatto un attacco all’economia europea, considerando anche l’imposizione delle sanzioni contro la Russia che colpiscono gli investimenti energetici tedeschi sul gasdotto Nordstream e l’effetto di rialzo sul preso del petrolio. Quest’ultimo è un fattore di rilievo per il fatto che gli USA sono oggi ritornati ad essere un paese esportatore che utilizza le nuove costose tecnologie estrattive del crudo che richiedono un prezzo di mercato più alto e che hanno conseguenza negative sui paesi importatori come la maggior parte dei paesi europei.
Le misure prese da Washington  hanno provocato una reazione piccata e decisa soprattutto da parte della Germania ma anche degli altri partner europei. Sono in gioco grossi interessi economici e diversi ambienti tedeschi iniziano apertamente a sostenere la tesi che l’Europa non può più contare su una difesa da parte di Washington. Vedi: Merkel: Europa non può più contare su Usa per la sua protezione

L’Unione Europea costituisce oggi il terzo blocco economico mondiale che, pur essendo privo di una propria statura politica, per la sua importanza industriale, finanziaria, demografica e commerciale, rappresenta comunque uno dei pilastri dell’assetto mondiale. La totale subordinazione dell’Europa alle politiche distruttive di Washington (guerre e destabilizzazioni continue) ha fino ad oggi privato l’Europa di un suo ruolo geopolitico da svolgere nello scenario mondiale.
Quella di staccarsi dalla tutela di Washington e giocare un proprio ruolo è la tentazione che la Germania oggi inizia ad accarezzare ma che potrebbe essere comune anche ad altri paesi europei che hanno ormai compreso che i propri interessi nazionali divergono da quelli degli USA. Questo significherebbe entrare in un nuovo paradigma geopolitico a livello mondiale senza la “tutela” e la subordinazione a Washington. In pratica si tratterebbe si sfruttare a proprio vantaggio l’impetuoso sviluppo dell’area asiatica con il traino della Cina e dei grandi paesi come India e Russia che stanno creando la ormai celebrata “via della seta (“silk Road”) che attrae gignteschi investimenti e che è fortemente osteggiata da Washington e dai suoi satelliti.

Alleanza Cina Russia

Gli USA ed i grandi centri finanziari temono questo possibile sviluppo e stanno adottando una strategia di contenimento che prevede di disarticolare l’Unione Europea mettendo gli uni contro gli altri i paesi del vecchio continente ed impedendo alla Germania di adottare una politica autonoma rispetto alle linee dettate da Washington. Una strategia che nel contempo tende a demonizzare la Russia adottando ogni mezzo di provocazione militare, di” false flag” e di propaganda mediatica per screditare il rivale euroasiatico e creare un grande fossato di separazione fra questo e l’Europa.

Si spiega quindi l’offensiva propagandistica contro Putin come il “nuovo Hitler” ed il caso Skripal , montato per lanciare un attacco diplomatico contro la Russia e decine di altri pretesti, fra i quali le provocazioni della NATO, adottati dagli ambienti della finanza anglo USA. Il timore di Washington è essenzialmente quello di una possibile saldatura tra Europa e Russia ed in particolare tra tecnologia tedesca e risorse energetiche e minerarie russe che creerebbero un blocco antagonista rispetto agli USA, impossibile da abbattere.

La leva di cui attualmente dispone Washington è il forte malcontento generato in Eruropa per le politiche di egemonia economica realizzate dalla Germania a discapito degli altri paesi più deboli dell’Europa, come Italia, Spagna e Portogallo, una situazione che sta determinado dei cambiamenti negli assetti di governo che vedono la possibilità di un Eurobrexit, che sarebbe incentivato e segretamente favorito dall’Amministrazione di Washington.

Tutto questo dimostra come possano cambiare rapidamente le situazioni quando si collegano i fattori della geopolitica con il mondo finanziario, con gli sviluppi economici e gli assetti energetici dello scenario internazionale. I movimenti possono sembrare contraddittori procedendo verso una direzione o verso l’altra ma esiste sempre una logica dietro di questi. La prospettiva adesso sarà quella di una scelta che le grandi imprese europee ed i governi dovranno fare tra il cedere alle pressioni di Washington ed obbedire alla direttrici che partono da Wall Street, adeguandosi alle sanzioni verso l’Iran e la Russia, oppure se i governi europei vorranno cercare un percorso autonomo. Una scelta difficile ma ineludibile quando questa si presenta in un determinato momento della  Storia.