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Il governo Conte e la sovranità monetaria

di Michele Rallo - 09/06/2018

Il governo Conte e la sovranità monetaria

Fonte: Michele Rallo

Riassumiamo: Salvini e Di Maio (sarebbe come a dire il cane e il gatto) si mettono d’accordo per fare un governo insieme; Mattarella fa fallire l’operazione con un improvvido veto sul nome di un ministro; lo stesso Mattarella sceglie poi come premier Carlo Cottarelli che, in quanto assertore di un rigore draconiano, dovrebbe rassicurare i mercati, nostri nemici; le misure che ci si aspetta dal Cottarelli sono talmente dure che il PD, unico partito favorevole al governo “del Presidente” si tira indietro e annuncia l’astensione; si profila un governo con zero voti favorevoli in parlamento ma con la benedizione del Presidente della Repubblica; neanche i mercati scommettono sulle barzellette, e lo spread galoppa; Cottarelli si riprende il trolley e toglie il disturbo; molti invocano un “governo politico” e chiedono alla strana coppia di ripensarci; i due ci ripensano e tornano dal Presidente, ma con Savona in un altro ministero, in modo che Mattarella possa salvare la faccia; il Presidente ingoia il rospo e ridà l’incarico a Conte. Fine della storia. “Molto rumore per nulla”, avrebbe detto Shakespeare. Mentre il nostro Pirandello avrebbe forse titolato: “Ma non è una cosa seria”.

Bando alle citazioni letterarie, comunque, e torniamo alla prosaica realtà della politica odierna. Dunque, nasce questo governo “politico”, con al vertice un tecnico piuttosto spaesato, affiancato da due politici molto diversi tra loro (anche per capacità), e con un terzo pilastro che solo apparentemente è un tecnico. Mi riferisco proprio al prof. Paolo Savona, il nemico dichiarato di una Unione Europea infeudata alla Germania di madame Merkel e zeppa di omuncoli di nessuno spessore politico, non eletti da nessuno ma “nominati”, messi lì solo per dire “ja”.

In verità, il fatto nuovo di questo “Conte 2” è rappresentato proprio da Paolo Savona che, per salvare le apparenze, è stato spostato al Ministero per gli “Affari Europei”. Il leader della Lega aveva fatto sapere che sul suo nome non avrebbe mollato, e così il Presidente ha dovuto ingoiare il rospo. Già, perché Savona può dare assai più fastidio agli Affari Europei che non all’Economia. Affidargli quel Ministero – ha commentato il guru dell’OCSE Thomas Manfredi – «è come mandare Dracula a dirigere l’AVIS».

Questo – dal mio punto di vista – è certamente un fatto positivo per il neonato governo giallo-verde. Altro fatto positivo è che Salvini sembri deciso a fare sul serio in materia di immigrazione, anche se non abbastanza sul serio (come dettaglierò in una prossima occasione).

Ma i fatti positivi si fermano qui. Perché il nocciolo della questione è sempre quello che ho detto: con quali soldi si fanno flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della Fornero, riforma del Jobs Act, e via discorrendo. L’ho scritto ancora qualche settimana fa («Attenti a quei due» su “Social” del 25 maggio scorso) e lo ribadisco: i soldi non ci sono; e pensare di trovarli aumentando ulteriormente il nostro debito pubblico non è una soluzione praticabile.

L’unica scelta possibile – a modesto parere del sottoscritto – è ri-nazionalizzare il nostro sistema bancario e stampare il denaro che ci serve, in proprio, senza farcelo prestare dai mercati e senza pagare poi il “pizzo” dei salatissimi interessi sul debito pubblico; con un pizzo aggiuntivo, che è quello di uno spread che gli usurai dei “mercati” utilizzano come un’arma impropria contro di noi.

Sarebbe una cosa semplice semplice: è solo questione di attributi virili. Non ci sarebbe neanche bisogno di uscire dall’euro. Basterebbe emettere una sorta di moneta parallela, o magari ricorre alla emissione di simil-moneta da parte del Ministero del Tesoro. Andrebbero bene – tanto per cominciare – anche i “mini-bot” di cui si è parlato in questi giorni: titoli di Stato di piccolo taglio, spendibili come normale denaro e la cui circolazione sia rigorosamente limitata all’àmbito nazionale.

Teniamo ben presente che la creazione di denaro è stata di fatto “liberalizzata” – se così posso dire – proprio dagli Stati Uniti d’America, che nel 1971 hanno abolito la convertibilità del dollaro in oro, così abolendo al tempo stesso il cosiddetto “sistema aureo” che fino ad allora aveva regolato gli equilibri finanziari internazionali.

Adesso il denaro può essere creato a prescindere dalle riserve auree di uno Stato. Ma il paradosso è che da allora (ma in molti paesi era già così) il potere di emissione del denaro è stato regalato, letteralmente regalato alle banche private; banche che creano il denaro e lo prestano agli Stati, che così si indebitano e diventano vassalli.

Oggi viviamo in una situazione paradossale: i privati possono creare il denaro, gli Stati no. Se gli Stati vogliono costruire strade o pagare le pensioni, devono farsi prestare i soldi dai privati, e poi aumentare le tasse per poter pagare a quei privati gli interessi.

Se non si pone fine a questa follìa – perché di follìa si tratta – il mondo non potrà arginare la crisi che lo travaglia da un trentennio a questa parte. E, a maggior ragione, dalla crisi non potrà risollevarsi un paese come l’Italia, che ha già un debito pubblico pari al 132% del suo PIL (cioè di tutto ciò che produce in un anno). Un debito pubblico in costante ascesa (era di 2.263 miliardi a dicembre, è a marzo di 2.302 miliardi) e che oggi è matematicamente inestinguibile. O, meglio, potrebbe essere estinguibile (o comunque riducibile) solo se tornassimo a creare il nostro denaro: in toto o, parzialmente, tramite una moneta parallela.

Domanda: è il governo Conte-Salvini-Di Maio – sia pure con il supporto del prof. Savona – in grado di realizzare una svolta di queste dimensioni? E ancora: se dovesse trovare il coraggio per portare a termine una rivoluzione di tale portata, sarebbe poi in grado il governo Conte-Salvini-Di Maio di resistere alle immancabili contromisure dei mercati e dei loro giannizzeri? Vorrei sbagliarmi, ma nutro fortissimi dubbi in proposito. Ciò nonostante, che Merkel, Draghi, Junker, Moscovici, Dobrovskis, Katainen, Dijsselbloem e tutta l’onorata compagnìa di Bruxelles si abbiano una bella martellata sulle gengive è un fatto salutare.

Spero soltanto che Salvini stia in campana, e che stacchi la spina a questo governo non appena si cominceranno a perdere i primi colpi. Nel frattempo, che riesca a fermare l’invasione dei “migranti”: sarebbe già un risultato storico.