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L’intelligence degli Stati Uniti è un fattore scatenante del collasso

di Dmitry Orlov - 28/07/2018

L’intelligence degli Stati Uniti è un fattore scatenante del collasso

Fonte: Comedonchisciotte

Negli Stati Uniti odierni, il termine “spionaggio,” al di fuori di alcuni specifici contesti, non viene di solito molto utilizzato. Si parla sporadicamente di spionaggio industriale ma, quando si fa riferimento agli sforzi che l’America compie per capire ciò che accade nel mondo, oltre i propri confini, si preferisce usare il termine “intelligence.” Questa potrebbe essere una scelta intelligente, oppure no, dipende da come si vedono le cose.

Per prima cosa, l’”intelligence” degli Stati Uniti è solo vagamente correlata allo spionaggio, come era quello tradizionale e com’è tuttora quello praticato da nazioni come Russia e Cina. L’attività di spionaggio comporta la raccolta e la convalida di informazioni strategicamente importanti e il loro invio ai giusti responsabili decisionali (quelli che stanno dalla vostra parte), tenendo presente che tutto questo va fatto in assoluta segretezza.

Nei tempi che furono, una spia, quando veniva scoperta, cercava di ingoiare una pillola di cianuro; al giorno d’oggi la tortura è considerata poco signorile e gli agenti segreti che vengono catturati aspettano pazientemente di essere liberati tramite uno scambio di spie. Una regola non scritta e di buon senso riguardante gli scambi di spie è che queste operazioni vengono fatte di nascosto e chi è stato liberato viene poi lasciato in pace, perché, fare il contrario, complicherebbe i negoziati per gli scambi di spie successivi. Negli ultimi anni, le agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno deciso che la tortura dei prigionieri è una buona idea, ma hanno torturato quasi sempre degli spettatori innocenti, non spie di professione, costringendoli talvolta ad inventarsi delle stranezze, come “al-Qaeda.” Una cosa del genere non esisteva prima che l’intelligence degli Stati Uniti la trasformasse in un marchio famoso fra i terroristi islamici.

Più di recente, i “servizi speciali” inglesi, una specie di Mini-Me con il suo Dr. Male (l’intelligence degli Stati Uniti), avevano pensato che fosse il momento giusto per interferire con una delle loro spie, Sergei Skripal, un agente doppio che avevano tirato fuori da una galera russa con uno scambio di spie. Lo avevano avvelenato con un raro agente chimico e poi avevano cercato di dare la colpa alla Russia, senza nessuna prova. E’ improbabile che ci possano essere con i Russi altri scambi di spie britanniche e, agli agenti segreti inglesi che operano in Russia, bisognerebbe probabilmente fornire le vecchie ed affidabili pillole di cianuro (dal momento che il cosiddetto super-letale Novichok, che gli Inglesi conservano nel loro laboratorio “segreto” di Porton Down, non funziona ed è mortale solo nel 20% dei casi).

C’è anche un’altra regola non scritta e di buon senso sullo spionaggio in generale: tutto quello che accade deve rimanere al di fuori dei tribunali, questo perché l’attività investigativa, che va di pari passo con il procedimento penale, costringerebbe il pubblico ministero a divulgare fonti e metodi, rendendoli così di dominio pubblico. L’alternativa sarebbe quella di avere dei tribunali segreti, ma, visto che non sarebbe possibile verificare in modo indipendente la regolarità del procedimento e il regime probatorio, la cosa non ha poi molto senso.

Ai traditori si applica uno standard differente; in questo caso, metterli sotto processo è un fatto accettabile e riveste uno scopo morale più elevato: dal momento che la fonte è la persona che viene giudicata e il metodo è il tradimento, la cosa può essere divulgata senza nessun pericolo. Ma questa logica non si applica alle spie vere e proprie, quelle che fanno semplicemente il loro lavoro, anche se poi salta fuori che sono agenti doppi. Infatti, quando il controspionaggio scopre una spia, dal punto di vista professionale la cosa giusta da fare è reclutarla come agente doppio e, se non è possibile, cercare di utilizzarla fornendole false informazioni.

Gli Americani hanno fatto del loro meglio per rompere questa regola. Recentemente, il Consigliere Speciale Robert Mueller ha incriminato una dozzina di agenti russi (che risiedono in Russia) con l’accusa di aver hackerato il server del Comitato Nazionale Democratico e di aver inviato le e-mail a WikiLeaks. Nel frattempo, il suddetto server non si riesce a trovarlo da nessuna parte (è stato smarrito), mentre gli orari sui files pubblicati da WikiLeaks dimostrano che quei files sono stati trafugati copiandoli su chiavetta e non attraverso Internet. Perciò, si tratta di una fuga interna di dati, non di hackeraggio, azione che non avrebbe potuto essere fatta da persone che operavano in remoto dalla Russia.

Inoltre, è una cosa assolutamente inutile per un rappresentante ufficiale degli Stati Uniti incriminare cittadini russi residenti in Russia. Non potranno mai essere processati da un tribunale degli Stati Uniti, a causa di questo articolo della Costituzione Russa: “61.1 Un cittadino della Federazione Russa non può essere deportato al di fuori della Russia o estradato in un’altra nazione.” Mueller può convocare una commissione di espeti costituzionalisti e far loro interpretare questa frase o può anche solo leggerla e mettersi a piangere. Si, gli Americani stanno proprio facendo di tutto per rompere la regola non scritta che le spie non vanno trascinate in tribunale, ma, se questo è il  meglio che riescono a fare, allora è ben lungi dall’essere soddisfacente.

Detto questo, non c’è ragione di credere che spie russe non abbiano potuto hackerare il server del DNC. Probabilmente gira con Microsoft Windows e questo sistema operativo ha più buchi di una casa di Raqqa, in Siria, dopo i bombardamenti americani che hanno trasformato quella città in un cumulo di rovine (civili compresi). Quando Fox News aveva chiesto spiegazioni su questo presunto hackeraggio, Putin (che nella sua precedente carriera aveva fatto l’agente segreto) era riuscito, con molti sforzi, a non ridere ma si era chiaramente divertito. Aveva fatto notare come le e-mail hackerate/trafugate mettessero in luce evidenti tracce di comportamenti illeciti: che i rappresentanti del DNC avevano cospirato per privare Bernie Sanders della vittoria elettorale alle Primarie del Partito Democratico e che erano stati costretti a rassegnare le dimissioni quando questa notizia era diventata di pubblico dominio. Se ci fosse stato un hackeraggio russo, in questo caso sarebbero stati i Russi a lavorare per salvare la democrazia americana da se stessa. Allora, dov’è la gratitudine? Dov’è l’amore? Oh, e come mai i colpevoli del DNC non sono ancora in galera?

Dal momento che fra Stati Uniti e Russia esiste un accordo di cooperazione sulle indagini giudiziarie, Putin si era offerto di interrogare le spie incriminate da Mueller. Aveva anche offerto a Mueller la possibilità di essere presente agli interrogatori. Ma, in cambio, voleva poter interrogare i funzionari americani che avevano aiutato e favorito un pregiudicato di nome William Browder, condannato in Russia [in contumacia] a nove anni di prigione e che, nel frattempo, aveva destinato una ingente somma del suo denaro, di illecita provenienza, alla campagna elettorale di Hillary Clinton. Come tutta risposta, il Senato dagli Stati Uniti aveva approvato una mozione che proibiva ai Russi di interrogare i funzionari americani. E poi, invece di inviare una formale richiesta affinche le dodici spie russe venissero interrogate [in Russia], un rappresentante americano aveva fatto l’incredibile e inutile richiesta di estradarli negli Stati Uniti. Ma allora, qual’è la parte del 61.1 che non riescono a capire?

La logica dei funzionari statunitensi può anche essere difficile da comprendere, ma solo se si rimane nell’ottica delle definizioni tradizionali di spionaggio e controspionaggio (“intelligence” nel gergo americano), attività che devono fornire valide informazioni per poter prendere le giuste decisioni sul modo migliore di difendere la [propria] nazione. Ma tutto torna a quadrare se ci si libera di questi antiquati concetti e si accetta la realtà vista così com’è: lo scopo dell’”intelligence” americana non è ricavare o elaborare fatti concreti, ma, semplicemente, “inventare.”

L’”intelligenza” che forniscono le agenzie di intelligence degli Stati Uniti è tutto meno che intelligente; infatti, più è stupida, meglio è, perché lo scopo è quello di far sì che persone poco intelligenti prendano decisioni poco intelligenti. Perciò, i fatti, che riguardino le armi chimiche siriane, o la cospirazione per rubare le primarie a Bernie Sanders, o le armi di distruzione di massa irachene, o le peripezie di Osama Bin Laden, sono considerati pericolosi, perché i fatti richiedono precisione e rigore, mentre queste persone preferiscono dimorare nel reame della pura fantasia e della stravaganza. In questo contesto, il loro vero obbiettivo è facilmente riconoscibile.

Il fine dell’intelligence americana è quello di risucchiare ciò che rimane della ricchezza degli Stati Uniti e dei loro alleati ed intascarne il più possibile, facendo contemporaneamente finta di difenderli da aggressori fantasma, sperperando risorse finanziarie che non esistono (prese in prestito) in inutili e costose operazioni militari e sistemi d’arma [altrettanto inutili e costosi]. Quando gli aggressori non sono dei fantasmi, vengono organizzati in modo tale da avere sempre qualcuno contro cui combattere: terroristi “moderati” e così via. Uno dei maggiori progressi nel loro stato dell’arte si è avuto con il passaggio dalle vere operazioni false-flag, tipo l’11 settembre, alle finte operazioni false-flag, come gli attacchi chimici a Gouta Est, in Siria (già completamente smentiti). La storia delle interferenze elettorali russe è forse la fase finale di questa evoluzione: nel processo di fabbricazione di questa falsa narrativa non sono stati danneggiati grattacieli di New York o bambini siriani, e [una storia del genere] può essere tenuta in vita praticamente all’infinito, è sufficiente far lavorare sodo la gente che parla a vanvera. E’ una vera truffa basata sulla fiducia. Se siete anche solo parzialmente convinti delle loro favole, allora siete un teorico della cospirazione, o, secondo l’ultima versione, un traditore.

A Trump è stato chiesto di recente se si fidasse dell’intelligence americana. Ha mugugnato qualcosa. Una risposta spensierata avrebbe potuto essere:

“Ma che razza di idiota è lei per farmi una domanda del genere? Naturalmente mentono! Sono stati presi a mentire più di una volta, ed è ovvio che non ci si può più fidare di loro. Per poter dire che non stanno attualmente mentendo, bisognerebbe capire quando hanno smesso di mentire ed [essere sicuri] che da allora non abbiano continuato a mentire. E tutto questo, in base alle informazioni disponibili, è un compito impossibile.”

Una risposta più seria e pragmatica sarebbe stata:

“Le agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione scandalosa: che avrei cospirato con la Russia per truccare il risultato delle elezioni presidenziali del 2016. L’onere della prova sta a loro. Devono ancora provare le loro accuse in tribunale, l’unico posto dove si può legittimamente risolvere, se si può risolvere, una questione del genere. Fino a quel momento, dobbiamo considerare la loro teoria alla stregua di una cospirazione, non di un fatto”.

Una risposta intransigente e impersonale sarebbe stata:

“I servizi di intelligence degli Stati Uniti hanno giurato di difendere la Costituzione degli Stati Uniti, secondo la quale io sono il Comandante in Capo. Sono loro che prendono ordini da me, non io da loro. Loro devono essermi leali, non io a loro. Se sono sleali nei miei confronti, questo è un motivo più che sufficiente per la loro destituzione.”

Ma un dialogo così pragmatico e terra-terra sembra non sia proprio possibile. Tutto quello che sentiamo sono finte risposte a finte domande, e il risultato è una serie di decisioni sbagliate. Basandosi su una intelligence fasulla, gli Stati Uniti hanno trascorso quasi tutto questo secolo invischiati in conflitti costosissimi e praticamente inutili. Grazie ai loro sforzi, Iran Iraq e Siria formano ora una mezzaluna ininterrotta di stati religiosamente e geopoliticamente alleati, amici della Russia, mentre in Afghanistan i Talebani sono risorti e stanno combattendo contro l’ISIS, un’organizzazione che si era costituita grazie agli sforzi americani in Iraq e in Siria.

Fino ad oggi, in questo secolo, il costo totale delle guerre americane è stato di 4.575.610.429.593 dollari. Diviso per 138.313.155 Americani che compilano la dichiarazione delle tasse (se poi in realtà queste tasse le paghino davvero è una domanda troppo difficile) sono poco più di 33.000 dollari per contribuente. Se pagate le tasse negli Stati Uniti, questo è il conto che vi viene presentato per le varie “operazioni” delle agenzie di intelligence americane.

Le 16 agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno un budget combinato di 66.8 miliardi di dollari e questi sembrano un sacco di soldi, fino a quando non si comprende quanto altamente efficienti esse siano: i loro “errori” sono costati alla nazione più o meno una cifra che è 70 volte il loro budget. Con un organico di oltre 200.000 impiegati, ognuno di loro è costato mediamente al contribuente americano circa 23 milioni di dollari. Questi sono numeri fuori da ogni logica! Il settore energetico è quello che ha il più alto rapporto ricavo/addetto, circa 1.8 milioni. La Valero Energy primeggia con un rapporto di 7.6 milioni per addetto. Con 23 milioni per addetto, la comunità dell’intelligence americana fa tre volte meglio della Valero. Giù il cappello! Questo rende la comunità dell’intelligence americana il migliore, il più efficiente fattore di collasso immaginabile.

Ci sono due possibili spiegazioni di questo fatto.

Primo, potremmo anche essere tentati di pensare che queste 200.000 persone siano scandalosamente incompetenti e che i fiaschi che procurano siano accidentali. Ma è difficile immaginare una situazione dove gente scandalosamente incompetente riesce tuttavia ad incanalare 23 milioni di dollari a persona (in media) verso un assortimento di inutili imprese di loro scelta. E’ anche più difficile immaginare che a simili incompetenti possa essere permesso di continuare a prendere cantonate, anno dopo anno, senza essere chiamati a rispondere dei loro errori.

Un’altra ipotesi, ed anche più plausibile, è che la comunità dell’intelligence americana stia facendo un ottimo lavoro nel portare alla bancarotta il paese, e che lo stia spingendo verso il collasso finanziario, economico e politico, coinvolgendolo in una serie infinita di inutili e dispendiosi conflitti, l’unica, più grande e continuata rapina che il mondo abbia mai conosciuto. Come questa possa essere una cosa intelligente da fare al proprio paese, qualunque sia la definizione di “intelligenza”, ve lo lascio decidere da soli. Mentre ci pensate, potreste anche cercare di migliorare la definizione di “tradimento”: qualcosa di meglio di “un comportamento diffidente nei confronti di affermazioni assurde e indimostrate da parte di ben noti bugiardi incalliti.”

 

Fonte: cluborlov.blogspot.com
Link: http://cluborlov.blogspot.com/2018/07/us-intelligence-community-as-collapse.html#more

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org