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I "patrizi immaginari" e il Popolo

di Fabio Falchi - 19/08/2018

I "patrizi immaginari" e il Popolo

Fonte: Fabio Falchi



Anche in relazione alla tragedia di Genova e al comportamento di parecchi membri del gruppo (sub)dominante italiano viene da chiedersi se la distanza sempre più marcata tra questo gruppo e il resto del Paese non sia solo indice di una differenza sociale bensì di una sorta di "frattura antropologica" che si è venuta a creare in questi ultimi decenni. Lo strato sociale "alto" della società sembra infatti del tutto incapace di comprendere il mondo (reale) in cui vive la maggior parte delle persone.
Per chi fa parte dei ceti più abbienti è normale frequentare alberghi a 4 o 5 stelle, ristoranti di lusso, mandare i propri figli a studiare negli Usa, parlare inglese anziché italiano, dimorare in ville o in attici nei posti "più esclusivi" e via dicendo.
Invero, chi guadagna centinaia di migliaia di euro l'anno, con il passare del tempo difficilmente non può non convincersi di avere il diritto o perfino il dovere di calpestare i diritti del "popolo" (ossia i ceti medi subalterni e popolari).
Eppure, in gran parte si tratta di persone che provengono da famiglie piccolo-borghesi, "arruolate" nelle file del gruppo dominante per le loro competenze tecniche o comunque per la loro capacità di difendere gli interessi del grande capitale.
Si potrebbe osservare però che tutto ciò non è poi così nuovo nella storia.
Tuttavia, in passato non solo la nobiltà ma perfino l'alta borghesia, benché feroce e spietata, non si nutriva certo di "merda d'artista" né mancava di autocontrollo, e non raramente sapeva pure sacrificarsi per il proprio Paese.
Inequivocabili segni di decadenza e di debolezza erano il "rilassamento" eccessivo dei costumi, la mancanza di spirito di sacrificio, la vuota chiacchiera , infarcire i propri discorsi di insulsi tecnicismi e stilemi pseudocolti, disprezzare la comunità cui si apparteneva e verso cui si avevano degli obblighi maggiori di altri proprio in quanto classe dirigente.
Oggi la differenza tra "alto" e "basso" è invece soprattutto di carattere quantitativo e spesso lo stile di vita dei potenti e dei loro "maggiordomi" è più volgare e grottesco (perché non vi è nula di più grottesco del "finto" anticonformismo dello snob) di quello dei "dominati".
Di fatto il gruppo (sub)-dominante italiano, tranne eccezioni, "sembra" non essere neppure più italiano, al punto da considerare l'Italia come una provincia, rozza e arretrata, del mondo occidentale, nella quale dimorano perlopiù dei cafoni e plebei, che meritano di essere trattati come esseri antropologicamente inferiori.
Nondimeno, i "patrizi immaginari" non hanno compreso che da tempo il "re è nudo" e che perfino gli orbi se ne sono accorti. Ma soprattutto i "nostri patrizi immaginari" hanno dimenticato la differenza tra moltitudine o "plebe" e moltitudine o "plebe" organizzata (ossia "popolo"). E basta studiare o "ripassare" la storia d'Europa per capire quanto sia rilevante questa differenza.