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È un caso che in tutto l'Occidente l'industria culturale sia in mano alla sinistra liberal?

di Matteo Luca Andriola - 28/08/2018

È un caso che in tutto l'Occidente l'industria culturale sia in mano alla sinistra liberal?

Fonte: Matteo Luca Andriola

È un caso che in tutto l'Occidente l'industria culturale sia in mano alla sinistra liberal? Un caso che Nick Spencer - me lo faceva notare Dario Janese -, sceneggiatore di "Sam Wilson: Captain America" (l'ex spalla del Capitan America classico, cioè Falcon, afroamericano, che ha momentaneamente sostituito il tradizionale Steve Rogers) sia stato nell'ufficio stampa di un candidato sindaco del Democratic Party? Sì, proprio lui, l'autore di "Secret Empire", dove Cap. originale dice che è un infiltrato nazista dell'Hydra ma poi è tutta 'na bufala o almeno spero, o opera del Cubo Cosmico? Ecco! In "Sam Wilson: Captain America" #1 il nuovo eroe stelle & strisce platealmente obamiano combatte il razzismo (giustamente dico io! Ci sto! Lo faceva pure l'originale Steve Rogers) e un gruppo di criminali xenofobi, i Sons of Serpent (che nelle storie anni '70 fomentavano rivolte nei ghetti) contrari all'immigrazione clandestina dal confine sud fra gli Stati Uniti e il Messico (????), i quali ammonivano: "Attenzione a tutti gli intrusi! Se oltrepasserete la terra sovrana infrangerete la legge di Dio, della natura, e la Costituzione degli Stati Uniti d'America." E che fa il nostro "nuovissimo" Capitan America dopo aver sconfitto i Sons of Serpent? Li fa migrare clandestinamente, facendo intendere che l'emigrazione senza regole è giusta e che opporsi ad essa è da "nazisti" (infatti nel Marvel Universe, tale gruppo intrattenne legami col Teschio Rosso e il Barone Zemo, due ex criminali di guerra nazionalsocialisti), una demonizzazione palese ai danni di chi critica tale idea, che da una parte ha reso Capitan America un eroe "no-borders", dall'altro ne ha snaturato la natura strettamente patriottica (di stampo rooseveltiano dell'eroe originale) suscitando in patria un vespaio mediatico (cfr. i seguenti articoli: https://www.cbr.com/fox-friends-slams-captain-america-sam-…/; https://dailycaller.com/…/captain-america-beats-up-on-ille…/), specie grazie ai tweet anti-Trump di Spencer, che hanno spinto molti a volerne le dimissioni. La situazione della Marvel Comics - in pieno collasso delle vendite ed editore di "The Mighty Thor", la nuova Thor femminile e femminista militante che vive ad Asgardia, reame norreno femminilizzato e governato non più da Odino, ma dal triumvirato di tre dee sagge, pacifiche e anti-machiste, le All-Mother - ricorda molto quella di case editrici come la Sergio Bonelli Editore, che non si limitano più a fotografare la realtà dicendo la propria, ma platealmente fanno la morale pedagogica al lettore, che alla lunga si stanca, e per reazione smette di comprare o passa alla concorrenza (DC Comics o altre case editrici "indipendenti"). In un recente numero di "Dylan Dog" (tralasciando l'episodio dove si accennava al fatto che l'orrore è insito nel web, che sforna mostri... analfabeti funzionali, cioè quelli che credono a bufale e complotti e che vogliono giustizia sommaria: riferimento al M5S?) un gruppo di manifestanti contrari al matrimonio omosessuale viene dipinto come egemonizzato dai naziskin e dai vecchi bigotti retrogradi, demonizzando di fatto una fetta della popolazione italiana, magari pure lettrice dei fumetti della Bonelli. Scelta tafazziana? Beh, davanti ad un Nick Spencer militante dem americano che diventa sceneggiatore di fumetti, a quando Orfini o Civati a farmi "Dylan Dog" o "Dampyr"? A quando uno "Zagor" gay con Cico sceneggiato da Franco Grillini? A quando, dopo il "Dylan Dog" sceneggiato da Dario Argento, una bella graphic novel fatta dalla figlia sul #metoo? O una Laura Boldrini alla Bonelli a sceneggiare il poliziesco italiano "Julia", a far battaglia col dipartimento di polizia di Garden City per il sessismo imperante, che quanno ce vo o no?