Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La legge rivoluzionaria sull’affido condiviso

La legge rivoluzionaria sull’affido condiviso

di Claudio Risé - 06/09/2018

La legge rivoluzionaria sull’affido condiviso

Fonte: Claudio Risé

 

Il primo firmatario è Simone Pillon e verrà discussa in Senato a partire dal 10 settembre. Consentirà di restituire finalmente ai figli di separati e divorziati entrambi i genitori. Potrebbe davvero cambiare il volto di questo Paese, anche se ci saranno tante resistenze.

C'è un intero popolo in Italia, (circa 2 milioni solo negli ultimi dieci anni) in forte credito con l'amministrazione della giustizia. Si tratta di tutti i bambini cresciuti dopo la separazione e divorzio senza un padre, mentre avrebbero potuto averlo, vederlo, ascoltarlo, come accadeva negli altri paesi sviluppati del mondo. Eppure si conoscevano già i gravi disturbi fisici e psichici cui questa assenza esponeva. I dati sulle patologie dei "fatherless", figli senza padre, erano noti da tempo e registrati nelle statistiche dei vari paesi (ancora prima del mio primo libro sull'argomento, Il Padre l'assente inaccettabile, pubblicato in Italia nel 2003 e tradotto in molti paesi).
È anche per metter fine a quella devastazione psicologica e affettiva che la legge finalmente dedicata anche in Italia all'affido materialmente condiviso dei figli (joint material custody), potrebbe essere fra le più significative della legislatura. Verrà discussa in Senato dal 10 settembre (primo firmatario l'avvocato Simone Pillon, della Lega). Restituire finalmente ai figli entrambi i genitori è una di quelle azioni che nel giro di pochi anni potrebbero cambiare la situazione del Paese. 
La spinta vitale dei figli, infatti, esige un padre e una madre, altrimenti si indebolisce. Per questo in Svezia la questione dei figli dopo separazione e divorzio è seguita dal ministero della Salute e ovunque è considerata di carattere sanitario, prima che giuridico. La presenza infatti di entrambi i genitori nella vita dei figli, anche quando la loro unione è finita, è condizione indispensabile al loro benessere e salute, altrimenti possono ammalarsi anche anni dopo l'infanzia e adolescenza. La nuova legge avrebbe dunque ricadute risananti su tutta la comunità nazionale. Naturalmente se verrà applicata. Non è detto però che ciò accada. Ed è giusto riconoscere di che ordine siano le resistenze.
In Italia infatti, più che l'istituto famigliare, ciò che finora è stato tenacemente difeso dalla politica e dalla magistratura è stato il potere della madre. È ciò che fin dagli anni 60 l'antropologo canadese Edward C Banfield (Una comunità del mezzogiorno, Il Mulino, poi tradotto in diverse lingue) riconobbe come causa di quel "familismo amorale", fondato su interessi calpestando le leggi, che rendeva fin da allora così difficile fare dell'Italia uno stato democratico. Legge e autorità infatti rimandano ovunque, simbolicamente al padre, alla sua presenza e tutela. In sua assenza, prolifera l'arbitrio e il posto del padre viene preso dalla mentalità che si ispira alla Grande Madre, l'archetipo di riferimento dei mammasantissima che su di essa giurano. Si tratta dell'ambiente psicologico dove la legge viene sistematicamente aggirata, come ha raccontato la psicoanalista Silvia di Lorenzo nel libro La Grande Madre Mafia. 
È anche per questo che in Italia la legge sull'affido condiviso è arrivata (nella versione oggi in vigore, del 2006) decenni dopo gli altri paesi d'Europa. Eppure il diritto del bambino ad avere due genitori era già stato stabilito dalla Convenzione di New York fin dal 1989. In Italia però perfino quella legge cauta e tardiva, varata tra mille insidie e trabocchetti, sembrò troppo audace. Molti Tribunali continuarono così a fare come se non ci fosse e a considerare affidatario unico la madre, a spese del padre, stringendo la presenza paterna in termini e condizioni tali che il rapporto padre-figlio spesso si perdeva. Le associazioni dei padri andarono a Bruxelles e Strasburgo a denunciare i tempi ristrettissimi concessi loro in Italia per stare coi figli, e ottennero il richiamo del Consiglio d'Europa a favore dei parametri in vigore altrove: se possibile la metà del tempo, e comunque non meno di un terzo. Ne dipende la salute del minore. Oggi (come ricorda nella premessa la legge Pillon), l'Italia è però ancora uno degli ultimi paesi del mondo per quel che riguarda la genitorialità (co-parenting) delle coppie separate. 
È ora di cambiare: tutta l'esperienza clinica, sociale e economica della condizione giovanile lo richiede. L'assenza paterna dopo la separazione-divorzio e l'insicurezza e la passività che induce nei figli è, ad esempio, uno dei perché l'Italia abbia il più esteso gruppo di giovani né-né (che non studiano né lavorano) d'Europa. Anche per questo la nuova legge rimette al centro i figli e i loro genitori, e responsabilizza tutti, perché sia la madre che il padre continuino a impegnarsi fino in fondo coi figli, con tempi e impegno equivalenti anche dopo separazione e divorzio. 
Nel disegno di legge Pillon sono infatti i genitori stessi che dovranno accordarsi per crescere i figli con pari responsabilità. Finita l'onnipotenza delle madri, ma anche le fughe di quei padri che si liberavano delle responsabilità staccando "l'assegno mensile". Entrambi devono accompagnare la crescita dei figli e il giudice dovrà intervenire solo se i genitori non si mettono d'accordo, o se decidono contro l'interesse dei figli minorenni. 
Se non si accordano, la via d'uscita non sarà comunque la costosa e conflittuale causa, che con i suoi tecnicismi giuridici va a intasare per anni i Tribunali e impinguare i professionisti specializzati (lasciando i figli alla madre), ma l'istituto più semplice e meno costoso della mediazione famigliare. Il mediatore sarà un professionista iscritto al relativo Albo, in possesso di formazione specialistica e le cui tariffe (dopo il primo incontro gratuito) devono essere stabilite dal ministero della giustizia. Al centro della mediazione non ci sono le pretese dell'uno o altro genitore ma il bambino. E È di lui che entrambi i genitori dovranno occuparsi: educazione, salute, sport, frequentazioni, spese rispettive. Su tutto ciò dovranno produrre un piano, attento e dettagliato. Il domicilio sarà doppio perché i figli dovranno abitare sia con la madre che con il padre (anche per sentirsi con entrambi "a casa propria") con tempi possibilmente eguali, comunque non meno di dodici giorni al mese: sono i parametri internazionali, non quelli "matricentrici" finora seguiti in Italia.
L'"assegno" per la madre in genere non c'è più perché i genitori devono contribuire direttamente alle varie spese, secondo una ripartizione che presenteranno nel piano genitoriale previsto. Dopo l'accordo dovranno poi seguirne l'esecuzione, seguendolo a seconda delle circostanze con il "coordinatore genitoriale", altro esperto con funzione di consulenza e mediazione, scelto nelle professioni psicologiche, mediche, legali. È un cambiamento epocale rispetto al modo di procedere "a braccio" seguito finora da genitori e avvocati, a seconda delle emozioni del momento; una richiesta di responsabilità che potrebbe provocare uno sviluppo significativo negli stessi genitori. Cui potranno sempre affiancarsi in ogni momento i nonni, finora non contemplati. Prende così forma uno scenario di dialogo, confronto e crescita tra le parti, ben diverso da quello grettamente bellicoso e interessato seguito finora, dove i protagonisti non erano mai i bambini ma l'uno o l'altro genitore, con le rispettive e spesso egoistiche pretese e avvocati. 
Si tratta di soluzioni del resto già sperimentate con successo nei paesi più avanzati in questo campo, come Australia, molti Stati negli USA e la maggior parte di quelli europei. Dovunque è stato applicato, l'affidamento materialmente condiviso ha anche prodotto una forte e continua riduzione della conflittualità, come riconosciuto dalle statistiche e dagli esperti del campo. Come se fossero le leggi di prima a fare litigare. D'altra parte se devi dormire in macchina per pagare un assegno che non sai come verrà speso e la tua casa di famiglia è stata assegnata all'ex moglie, per forza litighi, e nessuno ci guadagna. Ma quel tempo forse è passato. Speriamo.