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La sinistra deve riscoprire sovranità e popolo

di Onofrio Romano - 05/10/2018

La sinistra deve riscoprire sovranità e popolo

Fonte: Barbadillo

“Il Partito democratico? Insegue ancora i miti della globalizzazione e sta con i forti”. Le analisi, le intuizioni di Onofrio Romano, sociologo e intellettuale eretico di sinistra, brillante timoniere della rivista ‘Il militante ignoto’ e professore associato di Sociologia generale all’Università di Bari, lasciano spazio a pochi dubbi.

Professore, domenica il Pd ha festeggiato il “risveglio democratico” in piazza del Popolo.

Gran parte del significato della manifestazione sta nel suo titolo: ‘L’Italia che non ha paura’. È un titolo devastante che si rivolge, anche involontariamente, a coloro che oggi hanno il lusso di non avere paura, cioè i forti. E invece lo sforzo dovrebbe essere quello di tornare a parlare con chi ha paura ed è in condizioni di insicurezza sociale, economica, esistenziale. Martina dice di aver capito la lezione del 4 marzo, ma non è così.

Nota estetica: sventolavano quasi solo bandiere Ue…

Esatto. Accanirsi sul ‘però vogliamo cambiare l’Europa’ non regge più, da tempo, eppure per loro il consorzio europeo è ancora un assetto indiscutibile. Continua a prevalere quel mondo, quel mito che ha trainato l’ultimo trentennio con l’immaginario dell’Europa come salvezza anche dai propri vizi, di un mondo luccicante, colorato, di libera circolazione, low cost, civilizzato. Dove ognuno può fare il proprio gioco. Ma questo mondo non funziona, la realtà europea è tutt’altro.

Cioè?

C’è una colonizzazione tedesca verso cui tutti gli altri membri sono subalterni o consumatori. Il Pd pensa di funzionare con gli slogan sulla flessibilità, quando il punto è strutturale, andrebbero scardinati i trattati. Sventolare quelle bandiere vuol dire: ‘Non abbiamo alternative al modello vigente’. Stanno ancora contemplando il sogno dei Blair.

Però il linguaggio è cambiato. Bersani parla di protezionismo e Martina cita Corbyn.

Bersani ha da fin troppo tempo centrato il problema. Le sue analisi sono ottime, ma crolla tutto nel momento della messa in atto perché non concepisce un progetto di mutamento strutturale.  Il richiamo a Corbyn di Martina, poi, è debole, strumentale. È solo il segno del Pd che avverte che la sinistra che ancora ha appeal e legame con il popolo è completamente diversa, alternativa al liberismo sfrenato. È così Martina prova ad agganciarsi ai vari Corbyn e Melénchon, fallendo. L’opposizione del Pd al governo giallo-verde non lascia intravedere una soluzione, ruota attorno alla solita critica liberista, regressiva e legalista. La querelle sui 49 milioni è impolitica.  

Intanto Fassina lancia il sovranismo di sinistra.

Fassina è minoritario e totalmente stigmatizzato da una larga fetta della sinistra, dai negriani ai renziani. La sinistra lo detesta, anche antropologicamente: viene dal popolo e ha fatto la Bocconi. La sinistra dell’astio, come dice Gianni Porta, è la sinistra egemonizzata dal pensiero neoliberale, che non ammette che la politica debba tornare a governare i processi e che professa ancora la libera espressione di ogni attore. Invece la politica deve essere sovrana e Fassina rappresenta questo, la volontà di riprendere le redini economiche e sociali. Forse ‘Patria e Costituzione’ è una declinazione sbagliata ed è sbagliato volersi riconnettere con il popolo con quelle due parole d’ordine, ma il nocciolo è giusto, indiscutibile.

Steve Bannon ad Atreju 2018.

Rimaniamo a Roma. Bannon arriva e preconizza il successo europeo di un populismo trasversale che parte dall’esperimento italiano, annettendo ogni soggetto antiglobalista. La sinistra che ruolo ha?

La verità è che il progetto di Bannon fa paura e non solo perché ci sono alcuni steccati difficili da superare. Ha ragione nel dire che l’Italia è in pole position, è sempre stata in testa alla creazione di alcuni progetti politici. Ma il piano di Bannon è regressivo è pericoloso. Non c’è dubbio, la politica deve tornare al controllo dei processi, ma questo deve avvenire democraticamente, con la collettività che partecipa attivamente e non con i capipopolo. E il problema però rimane della sinistra. 

Perché?

Si rifiuta di capire che i padroni del mondo, che fino a ieri governavano con il regime neoliberale, oggi si stanno progressivamente impadronendo della svolta regolativa in corso: hanno capito che ora è il tempo degli Stati sovrani. Se la sinistra non realizza che è in atto un’altra fase, rimane immobile. Bannon va contrastato con un’idea regolativa, non con i miti retrivi del liberismo. Diciamocelo chiaramente: le analisi teoriche di Orbán sul globalismo come cedimento dei legami comunitari sono condivisibili. Ma poi le ricette proposte sono sbagliate. La sinistra deve entrare nella partita che si gioca sulla protezione, dicendo la sua non in subalternità (come vorrebbe anche Bannon). Invece è immobile, con le bandierine, occupa piazze con i corpi e mai con il pensiero.

 

a cura di Francesco Petrocelli