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La dura vita del gufo sotto il Salvimaio

di Andrea Scanzi - 06/10/2018

La dura vita del gufo sotto il Salvimaio

Fonte: Andrea Scanzi




Assai dura la vita del Gufo al tempo del Salvimaio: tutto il giorno speso a sperare che il governo attuale sbagli e sfasci qualcosa. Per uno dei molti contrappassi cari alla storia, i gufi più indemoniati sono i renziani, ovvero quelli che tra 2014 e 2016 accusavano chiunque non fosse dalla loro parte di “gufare”. Ora tutto si è rovesciato in maniera ancor più tragicomica, perché quando ci sono di mezzo i turborenziani puoi star certo che tutto acquisirà i connotati della mestizia. Esser Gufi non è facile.
Per avere l’autorizzazione dall’Università del Popcorn, fondata dalla Diversamente Lince del Valdarno il 5 marzo all’indomani del suo ennesimo rovescio, occorre rispettare regole assai rigide. In primo luogo, tutti gli aspiranti Gufi devono sottoscrivere la “Popcorn Strategy”, varata come noto dal Tondo di Rignano, secondo la quale il Pd doveva chiamarsi fuori e sperare che Salvini e Di Maio sfasciassero l’Italia (cioè il nostro e suo paese). Tale teoria, geniale come ogni cosa partorita dal Tragedia, sta dando grandi frutti: la Lega veleggia al 32%, i 5 Stelle stanno attorno al 30 e le spoglie mortali del Pd franano al 15. Daje Matteo. Una volta sottoscritta la Popcorn Strategy, ogni Gufo deve eccellere in svariate discipline. 1. “Elogio dello Spread Apocalittico”. Il Gufo deve tifare affinché lo spread schizzi alle stelle e consegni tutti noi alla povertà. In questo modo i Gufi, tra mille anni, potranno tornare al potere. E brindare ilari sulle macerie del nostro scontento. 2. “Non avrai altra Agenzia di Rating all’infuori della mia”. Disciplina simile alla precedente. Consiste nello sperare che le agenzie di rating dicano che Salvini ha l’alitosi e Di Maio da bambino picchiava (peraltro giustamente) Sibilia all’asilo. Ovviamente nessun Gufo sa bene cosa diavolo siano ‘ste “agenzie di rating”, ma chi se ne frega. 3. “Regola un whisky a Juncker”. La speranza è che, tra uno shottino e l’altro, Juncker la spari grossa sul Salvimaio e magari – prima del fatal riflusso esofageo – dichiari che Renzi gli piace quasi come il sentore di torba nel Caol Ila. 4. “Sfrutta il migrante per raccattare mezzo voto”. Quando erano al potere, i (non ancora) Gufi erano consci di come l’unico bravo del loro lotto fosse Minniti, che però aveva politiche assai poco di sinistra. Ora che la linea è più o meno la stessa ma la casacca è diversa, ci si riscopre tutti buoni e accoglienti. E se per caso un migrante muore, anche se lontano dalle coste italiane, vien sempre bene per ripetere che Di Maio è Mengele e Salvini prima di dormire legge ad alta voce il Mein Kampf alla Isoardi. 5. “Spera in una cazzata al giorno di Toninelli”. Questa è la disciplina più facile. Toninelli is the new Nardella. 6. “Credi nel culto di Moscovici”. Ogni Gufo deve avere il poster in camera di questo simpatico ometto che, da mesi, ci insegna a vivere ricordandoci quanto i francesi sian belli e noi stronzi. Moscovici potrebbe peraltro essere un ottimo candidato per la segreteria del Pd: uno scontro finale contro Calenda sarebbe certo paragonabile a Gozilla contro Stocazzo. 7. “Renzi alle Isole Tonga”. Tale disciplina prevede che i Gufi più ardimentosi sperino che il Tragedia stia zitto per 47 anni e magari nel frattempo si autoesili alle Isole Tonga. Per non far danni. Essendo una disciplina troppo intelligente, per ora è illegale. 8. “Dacci oggi un altro ponte quotidiano”. La speranza dei Gufi è che il Salvimaio si impantani sulla ricostruzione del Ponte di Genova.
Certo, sarebbe un dramma per sfollati, città e Paese intero, ma non importa: per un punto percentuale in più, il Gufo farebbe di tutto. Anche veder affondare il proprio Paese. Per poi andare da Fazio e cinguettare sorridendo: “Visto? Io l’avevo detto!”.