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L’occidente perde e quindi denigra Cina e Russia da “sinistra e destra”

di Andre Vltchek - 17/10/2018

L’occidente perde e quindi denigra Cina e Russia da “sinistra e destra”

Fonte: Aurora sito

La pazzia e la malvagità della propaganda anti-cinese occidentale fa piangere alcuni miei amici cinesi a notte fonda. Ma le cose cambiano. La follia di ciò che viene detto e scritto sulla Cina (e la Russia, ovviamente), negli Stati Uniti e in Europa, riflette chiaramente la frustrazione e le cattive maniere dei perdenti. Si potrebbe quasi essere impietositi per l’impero occidentale, se solo non fosse così criminale. I propagandisti dell’impero non hanno pietà di nessuno ed ora sparano come maniaci, ma senza alcun piano coerente. Vari ‘esperti’ e giornalisti occidentali non sanno decidersi: ‘cosa c’è di veramente sbagliato in Cina’. Ma sono pagati molto bene per trovare scheletri vecchi e nuovi negli enormi armadi cinesi, e quindi sono costantemente in competizione tra loro, alla ricerca delle storie più succose e scandalose. Spesso sembra che si debba presumere che assolutamente tutto sia viziato nel più popoloso e, soprattutto, comunista (dalle caratteristiche cinesi, ovviamente) Paese sulla Terra! La Cina metterà fine alla povertà estrema entro il 2020, ma non cerca applausi da Berlino, Parigi, Londra e Washington. La Cina è molto più avanti di tutti i grandi Paesi del mondo nella costruzione della cosiddetta “civiltà ecologica”, ma chi è disposto a notarlo? La Cina costruisce parchi pubblici, passerelle e parchi giochi, i più grandi sulla terra, ma a chi importa? Il governo cinese introduce ampie riforme educative, allagando la nazione con sale da concerto, musei e teatri. Ma non vale la pena menzionarlo, ovviamente! La propaganda occidentale cerca di screditare letteralmente la Cina da “sinistra e destra”, a volte accusandola di essere troppo comunista, ma quando va bene anche per “non essere abbastanza comunista”. Il New York Times pubblicava un articolo di copertina il 5 ottobre 2018, “Un avversario improbabile per i leader cinesi: i marxisti”. Per questo pezzo sarcastico, un giornalista visitava la città di Huizhou, da dove scrisse di un gruppo di giovani marxisti zelanti che chiedono che le cose siano come ai tempi di Mao: “Ma gli attivisti di Huizhou rappresentano una minaccia che le autorità non si aspettavano”. Sul serio? Una minaccia? La Cina va verso il comunismo, ancora una volta, coll’attuale leadership. Parliamo di comunismo democratico e orientato verso la società. Ma non discutiamo col giornale ufficiale degli Stati Uniti. Non è sicuramente una pubblicazione pro-comunista, ma ha dovuto mostrare una certa simpatia (con un pezzo da copertina!) per un piccolo gruppo di marxisti “oppositori” zelanti, giusto per diffondere dubbi tra i lettori, suggerendo che il governo cinese non è più rosso. Il giorno successivo (edizione del 6-7 ottobre 2018), sempre il New York Times pubblicava due pezzi sulla Cina. Uno seguiva le consuete tesi cospirazioniste anti-cinese e anti-russa “La Cina ha hackerato le elezioni statunitensi?”, Ma l’altra sostanzialmente contraddiceva la storia del giorno prima, accusando Pechino di tarpare le ali alle compagnie private: “Pechino tornan in attività”, col sottotitolo: “Il governo flette i muscoli mentre le compagnie private che costruiscono l’economia perdono terreno”. “Ovunque si possa ferire la Cina, basta scriverlo”, sarebbe il credo di migliaia di giornali europei e nordamericani: “finché le notizie sulla Cina o sono brutte, oscure o negative, vanno bene!” Troppo comunismo, o troppo poco .. Per l’occidente, la Cina non andrà mai bene! Perché… semplicemente perché è la Cina, perché è l’Asia, e perché sventola bandiere rosse. E così, il New York Times pubblicava due storie totalmente contraddittorie. Un errore editoriale, o un tentativo pre-meditato d’infliggere il massimo danno, dando dei calci a ‘sinistra e a destra’?
È naturalmente divertente seguire tale tendenza propagandistica “da distanza di sicurezza” (che significa: “non credere a una parola di ciò che dice”). Ma ciò che succede non è uno scherzo; ciò che viene fatto può essere davvero mortale. Può innescare, inaspettatamente, una catena di eventi che potrebbe davvero danneggiare la Cina. “Un’esplosione” potrebbe avere origine a Taiwan, nel sud-est asiatico o dal territorio stesso della RPC. Guardate il Brasile, il Venezuela! Guardate le Rivoluzioni colorate, dell’ombrello, le “primavere” dall’Europa ai Paesi arabi. E guardate la Cina stessa: chi ha fatto scattare; chi ha sponsorizzato i cosiddetti eventi di piazza Tiananmen? Ci sono prove abbastanza chiare, ormai, che non fu una ribellione spontanea degli studenti. L’occidente ha convinto diversi Paesi come le Filippine che dovrebbero affrontare la Cina, con varie rivendicazioni territoriali in cui, onestamente, quasi nessuno storico o scienziato politico filippino crede (a meno che non sia pagato regalmente dall’estero). Ho parlato direttamente con diversi storici e scienziati politici a Manila, e ho avuto la visione chiara di chi e cosa si cela dietro tali affermazioni territoriali. Ne ho scritto in passato, e presto lo farò di nuovo. La Cina è troppo grande per tollerare pericolose sovversioni dall’estero. La sua leadership sa bene: quando il Paese è allo sbando, centinaia di milioni di esseri umani ne soffrono. Preservare l’integrità territoriale della nazione è essenziale.
Allora, che cos’è la Cina? In sintesi? È un Paese comunista (o si può definire socialista) con migliaia di anni di storia grande e relativamente egualitaria. Ha un’economia mista ma con una pianificazione centrale (il governo dice alle aziende cosa fare, non viceversa). È chiaramente la nazione di maggior successo sulla terra quando si lavorare per conto di, e per il bene dei cittadini. È anche la più grande nazione pacifica sulla terra. E qui ci sono altri due punti essenziali: la Cina è in prima linea nel salvare il mondo dall’incombente disastro ecologico. E non ha colonie o “neocolonie”, essendo essenzialmente uno Stato “internazionalista”. Il suo sistema politico, economia, culturale: tutti sono diametralmente diversi da quelli occidentali. La Cina ha milioni di cose da dire su come questo pianeta dovrebbe essere governato, come dovrebbe marciare e cosa è la vera democrazia (governo del popolo). Ora, onestamente: il mainstream occidentale, che produce “l’opinione pubblica” nel mondo, consente a molti patrioti cinesi, comunisti, pensatori, di apparire su schermi televisivi o di scrivere editoriali? Conosciamo la risposta. Quasi esclusivamente sono gli occidentali che (dai sovrani occidentali) vine affidato il tremendo compito di “definire ciò che la Cina è o non è”. E ciò che il mondo intero è o non è. Se la Cina dice che è “socialista con caratteristiche cinesi”, loro dicono “No!” con i loro perfetti accenti di Oxford. E la loro arroganza nel raccontare la più grande civiltà sulla terra che cosa sia o non sia, viene accettata per il fatto che la maggior parte di essi sono bianchi e parlano un perfetto inglese (paradossalmente, ancora un sigillo di affidabilità, almeno in certe cerchie). L’occidente non sente mai ciò che pensano i cinesi o i russi del mondo, mentre sono letteralmente bombardati da ciò che l’occidente pensa di loro. Perfino i cinesi ascoltavano i “falsi profeti” dell’occidente “civilizzato”. Adesso lo sanno. Come i russi lo sanno. Lo stesso che molti in America Latina sanno.
La diffusione della propaganda e dei dogmi occidentali appariva come una battaglia, una lotta ideologica, per i cervelli cinesi e russi (se non per i cuori). O almeno è apparso tale, a molti ingenui e fiduciosi. Ora è tutto molto più semplice e “aperto”: la battaglia continua, ma le linee di attacco e gli obiettivi sono cambiati. Come? Ciò che accade in questi giorni è semplicemente un enorme scontro tra l’imperialismo occidentale e la sua propaganda, contro la determinazione dei popoli cinese e russo di vivere la propria vita come preferiscono. O per dirla in termini ancora più semplici: la battaglia infuria tra l’imperialismo occidentale da un lato e la democrazia con “caratteristiche cinesi e russe” dall’altro. L’occidente letteralmente denigra Cina e Russia da “sinistra e destra”. Ma sicuramente non vince!

Andre Vltchek è filosofo, romanziere, regista e giornalista investigativo. È un creatore di Vltchek’s World in Word and Images e autore di diversi libri, tra cui Ottimismo rivoluzionario, nichilismo occidentale. Scrive in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio