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Il "premio Acqui" e l'ANPI: una polemica fiorentino-pratese

di Franco Cardini - 23/11/2018

Il "premio Acqui" e l'ANPI: una polemica fiorentino-pratese

Fonte: Franco Cardini

Sono nato a Firenze: sono fiorentino e tale resterò per sempre. Ma dal 1999 sono residente in Prato, una città che da sempre amo perché è quella della Cintola della Madonna, del Castello dell’Imperatore, del “mio” Curzio Malaparte (e, perché no?, dei sedani ripieni, delle ficattole e dei cantuccini di Mattonella). Mi considero pertanto a giusto titolo cittadino pratese: e alla mia città credo di avere anche reso un adeguato omaggio scrivendone una Storia che è stata piuttosto apprezzata.
In quanto cittadino pratese non sono pertanto insensibile alla “chiamata di correo” che stando a quanto ha riferito il quotidiano “La Nazione” del 27 ottobre scorso appunto in cronaca di Prato (ma io ero all’estero e ne vengo solo ora a conoscenza) mi viene da un concittadino peraltro credo residente in Piemonte, che del resto non ho né l’onore né il piacere di conoscere. Si tratta del signor Fulvio Castellani, promotore di qualcosa che credo sia destinato- almeno nelle intenzioni – a trasformarsi in azione legale diretta contro i promotori del “Premio letterario Acqui” e, in particolare, contro la sua edizione di quest’anno. Il Premio è stato infatti attribuito nella cittadina piemontese di Acqui Terme il 19 ottobre scorso: e il signor Castellani ha rilevato nelle opere o nei premiati di alcune sezioni di esse, a quanto mi si dice (non ho difatti avuto purtroppo modo di leggere direttamente l’articolo a ciò dedicato), qualcosa a suo giudizio addirittura configurabile come “ricostituzione del Partito Nazionale Fascista”. Cosa che, come tutti sanno, è vietata ai sensi della XXIII “disposizione transitoria e finale” della nostra Costituzione.
Lascio al signor Castellani per intero la responsabilità della sua denunzia, sulla quale non ho elemento alcuno di competenza a giudicare: salvo che, presente alla cerimonia di premiazione del 19 ottobre in Acqui, non rilevai per la verità nulla che desse adito a sospettare che vi si stesse commettendo un reato come quello che egli propone di vedervi configurato. Ma durante tale circostanza mi è stato attribuito il “Premio alla Carriera”: e in effetti il signor Castellani chiama in causa, sia pur marginalmente, anche me. Sarei a quel che sembra quanto meno un “complice”.
Va al riguardo specificato che il signor Castellani è iscritto all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia): mi risulta sia più o meno cinquantenne, quindi nato negli Anni Sessanta. Egli si ritiene tuttavia “partigiano in spirito”, e come tale s’impegna in un’azione civicamente parlando doverosa, la difesa della nostra Costituzione. 
La sua è un’intenzione nobilissima, che come cittadino e come pubblico funzionario – sia pure ormai in pensione – non posso non apprezzare. Desidero pertanto appoggiarla fornendole ulteriori ragioni. Non posso, come dicevo, confermargli che all’atto della cerimonia di premiazione abbiano avuto luogo attività o siano stati prodotti documenti attui a comprovare quanto il partigiano Castellani denunzia: anzi, come testimone oculare posso smentire per quanto ne so il configurarsi di qualunque circostanza del genere. Ma il partigiano Castellani adduce a conforto della sua tesi e per quel che mi riguarda il fatto che, durante le brevi parole che ebbi a pronunziare in ringraziamento per il Premio attribuito, io avrei espresso l’auspicio che una via o una piazza di Firenze fosse dedicata al più presto alla memoria di Giovanni Gentile, il filosofo che a Firenze visse e morì e che svolse in città a mio (e non solo a mio) avviso un ruolo onorevole e meritorio. 
Augurando al partigiano Castellani che ciò possa essergli utile nella prosecuzione della sua meritoria iniziativa civica, desidero precisare di essere altresì sostenitore della tesi secondo al quale la città di Firenze dovrebbe riservare analogo trattamento anche alla memoria finora purtroppo dimenticata di Giotto Dainelli, geografo ed esploratore, studioso illustre, che fu l’ultimo podestà di Firenze durante la Repubblica Sociale Italiana e che succedette al Gentile come Presidente dell’Accademia d’Italia. Vorrei aggiungere di non essere per nulla soddisfatto della scarsa pubblica considerazione che Firenze dimostra nei confronti di suoi meritevoli cittadini quali Ottone Rosai e Ardengo Soffici, forse perché anch’essi “fascisti”; e che mi chiedo altresì se le responsabilità politiche di Alessandro Pavolini siano sufficienti a far dimenticare alla città che egli è nei suoi confronti benemerito per aver avviato iniziative quali il Movimento Forestieri e il Maggio Musicale. Infine, per quanto riguarda la mia città adottiva, mi sembra del tutto inadeguato il trattamento che Prato riserva alla memoria del “fascista” Curzio Malaparte, che tanto ha contribuito alla sua fama nel mondo. 
Infine, il partigiano Castellani sarà forse interessato a sapere che una via fiorentina di una certa importanza è intitolata a un ufficiale della Milizia fascista decorato di medaglia d’oro; e che un importante installazione di quella città porta il nome di un personaggio che ebbe un certo ruolo durante la Repubblica Sociale Italiana. Ovviamente, non rivelerò i due nomi in questione: non voglio privare il partigiano Castellani ed eventuali suoi collaboratori di svolgere in prima persona una sagace indagine volta a scoprirli. 
Confido che il contributo della mia testimonianza sia di utilità e di conforto al partigiano Castellani nella prosecuzione della sua nobile battaglia in difesa della Costituzione italiana: e invito quanti siano del mio stesso avviso a sottoscrivere questo messaggio e ad aggiungere ad esso altri dati che possano essergli utili.