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Il conflitto Russia-Ucraina dice una sola cosa: l’Europa non conta nulla

di Fulvio Scaglione - 28/11/2018

Il conflitto Russia-Ucraina dice una sola cosa: l’Europa non conta nulla

Fonte: Fulvio Scaglione


L’Ucraina è un paese tra i più corrotti del mondo, che nasce da una rivoluzione finta. Il contrasto con la Russia imporrebbe cautela. E invece l’Europa, che non sa fare i propri interessi, si getta (come sempre) a corpo morto in un atteggiamento "atlantista” che è solo indice della nostra debolezza


Una pena infinita. La politica estera dell'Europa produce sempre la stessa sensazione. Passano gli anni e passano i decenni, scompare l'Urss, i Balcani vengono smontati e rimontati come un Lego, Repubblica Ceca e Slovacchia si dividono con una stretta di mano, il Regno Unito saluta la compagnia e se ne va, e la Ue è l'unica entità mondiale, bocciofile comprese, che mostra di credere all'atlantismo di una volta, quello che nel 1949 produsse la Nato nella convinzione che l'Unione Sovietica volesse prima o poi attaccare uno dei Paesi occidentali.
Quello, per noi, era un patto difensivo. Peccato che agli occhi degli altri, nella fattispecie i russi, sembrasse il preludio a un'offensiva. Così, appena la Germania Ovest aderì alla Nato nel 1955, l'Urss formò il Patto di Varsavia. Per difenderci avevamo innescato la Guerra Fredda. Grande. Poi, come detto, è successo di tutto, è cambiato il mondo. Ma noi siamo sempre lì, a coccolarci l'incubo dei cosacchi.
Lo si è visto bene dopo l'incidente nello stretto di Kerch, con i tre navigli ucraini intercettati e sequestrati dai mezzi dei servizi segreti russi (nemmeno la marina militare, si noti), che hanno pure sparato e ferito qualche marinaio. La Ue ha subito gridato allo scandalo e messo allo studio un aggravamento delle sanzioni contro la Russia, che peraltro sarebbero state comunque rinnovate tra pochi giorni. Lo ha fatto "a prescindere", perché nessuno sa davvero come siano andate le cose. E per piacere, smettiamo di citare il Trattato siglato nel 2003 tra Russia e Ucraina per la gestione di quelle acque. Se qualcuno avesse provato a leggerlo, saprebbe che non contiene nulla che serva a interpretare gli ultimi avvenimenti, visto che affida eventuali contese al dialogo (!!!!) tra Russia e Ucraina. Ma era il 2003 e da allora tra i due Paesi sono successe un bel po' di cose.
Però, visto che siamo qui, la verità diciamocela tutta. L'Europa non è davvero cosaccofobica, anche se mostra di temere persino il cartone animato “Misha e Orso”, prodotto a Mosca e seguito dai bambini di cento Paesi del mondo ma considerato nel Regno Unito e in Finlandia un pericoloso strumento di propaganda del Cremlino e in Lituania, Estonia e Ucraina una cosa da proibire. L'Europa è veteroatlantista per vigliaccheria.
Non avendo né identità né palle politiche, ed essendo quindi costretti a deglutire qualunque boccone gli Stati Uniti ci facciano ingoiare, facciamo finta di credere che il nemico sia lì, appena passato il Baltico, pronto a saltarci addosso. È l'alibi che giustifica le nostre debolezze. Quando a Washington serviva che tirassimo dentro la Ue i suoi fedelissimi dell'Est, eccoci pronti alla bisogna. Ora sono proprio quei Paesi a paralizzare l'Unione ma pazienza, abbiamo fatto il nostro dovere. Nel 2008 Barack Obama ha piazzato in Romania e Polonia un sistema missilistico puntato verso Est e ci ha detto che serviva a proteggerci dai missili dell'Iran. Certo, ci prendeva per i fondelli, non si capiva perché l'Iran avrebbe dovuto fare la guerra all'Europa. Però abbiamo sorriso e deglutito.
Cosa che continuiamo a fare con Donald Trump. Lo trattiamo da scemo ma lui ha disdetto l'accordo nucleare con l'Iran e varato un imponente programma di sanzioni contro la Repubblica islamica e noi europei, che abbiamo detto di non essere d'accordo e di ritenere ottimo quell'accordo, che cosa abbiamo fatto? Dov'è il meccanismo tante volte annunciato per consentire alle aziende europee di fare affari con l'Iran senza incappare nelle sanzioni secondarie degli Usa?
Sempre Trump ha messo Germania e Francia all'angolo con le sanzioni sulle loro esportazioni di acciaio e alluminio e con la minaccia di aggravare i dazi sulle auto di fabbricazione europea importate negli Usa. Così Angela Merkel, una grande politica arrivata alla fine della sua stagione, e Emmanuel Macron, un piccolo politico che pare finito prima ancora di cominciare, dispensano baggianate come quella di un esercito che sarebbe europeo ma non alternativo alla Nato, che è già da tempo la più grande potenza militare che la Storia abbia visto.
Perché il tasto dolente è proprio qui. L'Europa fa disperatamente finta di non vedere che la Nato non è l'alleanza difensiva proclamata un tempo. Al contrario, l'Alleanza è diventata uno strumento offensivo al servizio degli interessi strategici americani. Dai Balcani all'Iraq alla Libia, la troviamo sempre presente. Ed è ormai arrivata a 29 Stati membri, il che permette di chiedersi: ma da chi dovrebbe difenderci se siamo quasi tutti dentro? Dalla Russia, che spende per la Difesa meno di Francia e Regno Unito (61 miliardi di dollari contro 67 e 70) e investe in spese militari meno di un decimo di quello che investono gli Usa (700 miliardi)?
La nuova natura offensiva della Nato è all'origine anche della crisi ucraina. Perché gli Usa fomentarono e finanziarono il cambio di regime del 2014 perseguendo l'eterno scopo di spingere sempre più verso Est l'area di influenza della Russia. La quale, essendosi già vista arrivare le basi Nato nel Baltico e i missili Usa in Romania e Polonia, tutto poteva accettare tranne che di vedere anche navi da guerra americane ormeggiate nel porto di Sebastopoli.
L'Europa, ovviamente, ha fatto finta di credere che si trattasse di una rivoluzione, anche se il presidente filorusso di prima, Viktor Janukovich, era stato democraticamente eletto nel 2010. Come fa tuttora finta di non vedere che da un regime inefficiente e corrotto, quello di Janukovich, si è passati a un regime altrettanto corrotto e inefficiente, quello del presidente Petro Poroshenko. Basta citare un dato: secondo il Centro anticorruzione della stessa Ucraina, nel Paese 11 persone detengono il 25% di tutte le licenze per l'estrazione di gas e petrolio.
Con una grande differenza, però. Janukovich lo mantenevano i russi, Poroshenko lo manteniamo noi. Dal 2014 a oggi la Ue ha versato all'Ucraina 3,8 miliardi di euro per il prestito di assistenza macro-finanziaria, più un altro mezzo miliardo di aiuti sparsi per il Donbass, l'innovazione tecnologica, l'ammodernamento della pubblica amministrazione e così via. Poi ci sono i prestiti del Fondo monetario internazionale, 18 miliardi di dollari in varie tranche. Infine, tra le spese, anche i quattrini che l'Europa perde a causa delle sanzioni alla Russia. Secondo Coldiretti, la sola Italia ci rimette 3 miliardi di euro l'anno.
Ora, si può tranquillamente simpatizzare per l'Ucraina e stigmatizzare la Russia. Ma non si può ignorare quanto avviene al di là del caso singolo. Perché la Nato offensiva di cui si diceva è al servizio di una strategia americana che prevede il più radicale dei divide et impera. La grande Federazione un tempo chiamata Jugoslavia è stata spezzettata in una serie di Stati grandi e piccoli, facendone addirittura nascere di nuovi e mai visti prima come il Kosovo. In Medio Oriente, l'Iraq dopo l'invasione del 2003 è arrivato vicino a essere diviso in tre pseudo-Stati (uno curdo, uno sciita e uno sunnita) e il rischio non è ancora scongiurato. La Siria è arrivata a un millimetro dall'essere frantumata. La Libia è ridotta ad avere addirittura Governi diversi da città a città, per non parlare dei molteplici feudi tribali.
All'Ucraina è toccata la stessa sorte, con il Donbass filo-russo che cerca di staccarsi dall'Ucraina propriamente detta. È solo un caso o è il destino di tutti i Paesi che diventano di interesse strategico per la potenza Usa? Certo, la Russia ci ha messo molto del suo, ha brigato e fomentato. Ma anche i gatti sapevano che l'Ucraina era duplice, che tra l'occidentale L'viv e l'orientale Donetsk la parentela (politica, sociale, linguistica, economica) era labile e che un rivolgimento traumatico avrebbe potuto produrre una frattura. Di certo lo sapevano dalle parti del Dipartimento di Stato.
L'Unione Europea, per celare la propria impotenza, è ora disposta a nascondersi anche dietro i poveri marinai che Poroshenko ha mandato a farsi fare il culo dai russi nella speranza di risollevare un indice di gradimento che, a quattro mesi dalle elezioni presidenziali, è un preannuncio di licenziamento. Per cui, appunto: una pena infinita.