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Anatomia del populismo: oggi non c’è più destra e sinistra, solo le persone contro l’élite.

di Aleksandr Gelyevich Dugin - 08/12/2018

Anatomia del populismo: oggi non c’è più destra e sinistra, solo le persone contro l’élite.

Fonte: Comedonchisciotte

I “giubbotti gialli” stanno creando una nuova storia politica, una nuova ideologia”.

Le proteste in Francia, simboleggiate dai giubbotti gialli, coinvolgono una parte sempre più grande della società. Gli esperti politici hanno già definito questo movimento una “nuova rivoluzione”. L’es-calation del movimento dei “gilet gialli” è già così forte che è assolutamente necessario analizzare questo fenomeno in modo dettagliato.

Abbiamo a che fare con una vivida manifestazione del populismo moderno europeo. Il significato del populismo come fenomeno è che la struttura politica delle società formate sulla scia della Grande Rivoluzione Francese e basate sul confronto tra destra e sinistra sta radicalmente cambiando.
I movimenti populisti respingono questo classico schema politico di sinistra/destra e non seguono alcun rigido atteggiamento ideologico, né di destra né di sinistra. Questa è la forza e il successo del populismo: non gioca secondo regole preimpostate. Tuttavia, il populismo ha una sua logica: nonostante tutta la sua spontaneità, è del tutto possibile tracciare alcune sue logiche e persino l’inizio di una ideologia populista che sta prendendo forma davanti ai nostri occhi.

Innanzi tutto, colpisce il fatto che i movimenti populisti siano diretti contro l’élite politica nel suo assieme, senza distinzioni, che essa sia di destra o di sinistra. Questo è il “sorgere della periferia della società contro il suo centro”. Nella sua famosa opera, il sociologo americano Christopher Lasch (1932-1994) ha definito la forma di governo che prevale nella moderna società occidentale come la “rivoluzione delle élite”.
All’inizio del XX secolo, era consuetudine seguire il pensiero di José Ortega y Gasset sulla “rivolta delle masse”, la cui crescente influenza sulla politica minacciava, pareva allora, di distruggere la cultura occidentale – il Logos europeo.

Ma Christopher Lasch ha notato una nuova tendenza politica: oggi sono le élite che stanno distruggendo la cultura e il Logos Europeo. Queste nuove élite occidentali, che sono giunta al culmine del potere solo per mezzo della loro intraprendenza e della loro immensa volontà di potenza, sono molto peggiori e più distruttive delle masse.
Una persona normale mantiene ancora alcune tradizioni culturali; è quasi impossibile trovare un “proletario puro”. Ma le moderne élite capitaliste, che non hanno nulla di aristocratico nel loro sentire, sono avide di potere, posizione e confort. Allo stesso tempo, sempre più individui marginali hanno iniziato a penetrare nella “nuova élite”, persone non provenienti da gruppi periferici, ma da gruppi di minoranza – etnici, culturali, religiosi (spesso settari) e sessuali – diventando dominanti. È questa plebaglia pervertita, secondo Christopher Lasch, che costituisce la base della moderna élite globalista, che sta distruggendo le fondamenta della civiltà.
Di conseguenza, il populismo – incluso il populismo dei “gilet gialli” – può essere visto come una rivolta di ritorsione del popolo contro le élite, che hanno completamente perso la loro connessione con la società.

Le élite hanno costruito il proprio mondo in cui regnano doppi standard, doppie norme di correttezza politica, una doppia demagogia liberale.
Secondo questa “nuova élite”, la gente e la società, nel loro stato attuale, non meritano posto in questo mondo. È per questo che il rappresentante tipico della “nuova élite”, Hillary Clinton, sconvolta dal successo del populista di destra Trump, ha apertamente insultato gli americani ordinari – definendoli dei “deplorevoli”, che nel suo pensiero intende come gli “insignificanti”. I “deplorevoli” hanno scelto Trump, non perché lo amassero, ma come risposta alla “strega globalista” Clinton.

Macron è un rappresentante di quello stesso tipo di “nuova élite”. È curioso che alla vigilia delle elezioni il quotidiano francese “Libération” abbia pubblicato il titolo “Faites ce que vous voulez, mais votez Macron” (Fa que che vuoi, ma vota Macron). Questa è una ovvia parafrasi di Aleister Crowley, che si autoproclamò nel XX secolo come l’Anticristo e la Bestia 666: “Fa quel che vuoi sarà tutta la tua Legge”. In altre parole, le folle obbedienti dovrebbero votare Macron non per motivi razionali, non per le sue idee e virtù, ma semplicemente perché questo è l’ordine imperativo dell’élite dominante. Il disprezzo dell’élite per il massacro delle masse obbedienti è così aperto che non si preoccupano nemmeno di sedurle con impossibili promesse: “Vota per Macron, perché questo è un ordine non discutibile”. Vota e poi sei libero. Déplorables. E questo è tutto.

In Italia, dove metà della popolazione ha votato per i populisti di destra della “Lega”, e l’altra a metà per i populisti di sinistra dei “Cinque stelle”, assieme questi partiti sono riusciti a creare il primo governo populista nella storia europea.

E ora la Francia. E anche se in Francia non c’è praticamente alcun contatto politico tra il populismo di destra del Fronte Nazionale e il populismo di sinistra di Mélenchon, oggi il populismo è unito nell’eroica rivolta dei “gilet gialli”. Sono loro i deplorevoli, sia di destra che di sinistra (ovvero, né della sinistra liberale, né della destra liberale). I populisti di destra sono terrorizzati dall’insana nuova politica dell’élite in materia di immigrazione e distruzione di quanto resta dell’identità francese. I populisti di sinistra sono indignati dalle disastrose politiche economiche dei liberali, che difendono solo gli interessi delle grandi imprese: Macron è un protetto dei Rothschild e mostra chiaramente da quale parte stia… “gilet gialli” si sono ribellati a Macron contro l’élite liberale dominante. Ma oggi, questo non è più un movimento della destra o della sinistra classiche. Macron viene ripudiato in quanto sostenitore dell’immigrazione, della protezione di minoranze, della legalizzazione delle distorsioni e del cosiddetto “marxismo culturale”, ma anche sostenitore di una certa destra (la destra liberale) in campo economico, fermo difensore degli interessi delle grandi imprese e della burocrazia europea. È un globalista puro, che non disdegna dichiarare apertamente la sua appartenenza alla Massoneria (il suo famoso segno con le mani che rappresenta un triangolo), anche con slogan satanici diretti: “Fa quel che vuoi, ma vota Macron”. La rivolta del “gilet gialli” è appunto contro questa combinazione di destra liberale e sinistra liberale.

Se Mélenchon e Marine Le Pen non possono essere uniti politicamente, in quanto uno troppo a sinistra e l’altro troppo a destra, allora i “gilet gialli” lo faranno da soli al posto dei leader politici che stanno cercando di dirigere quel movimento populista. I “gilet gialli” non sono solo contro la politica economica o l’immigrazione, sono contro Macron come simbolo dell’intero sistema, sono contro il globalismo, contro il totalitarismo liberale, contro lo “stato attuale delle cose”. Il movimento dei “gilet gialli” è una rivoluzione populista e popolare. E la parola “popolo” (populus, “le peuple”) va intesa letteralmente nel concetto di “populismo”.

Queste non sono masse astratte o un proletariato impersonale, sono le ultime persone viventi che si sono sollevate contro il potere globale di una progenie mondiale, i ribelli (come crede Lasch) espressione di una cultura e di una civiltà, così come dell’uomo in quanto tale, della gente, di Dio. Oggi non c’è più destra e sinistra: solo persone contro l’élite. I “gilet gialli” stanno creando una nuova storia politica, una nuova ideologia. Macron non è il nome di una persona, è un’etichetta di Matrix. Per raggiungere la libertà, ha bisogno di essere annientato. Così sprach (parlarono [1]) i “giubbotti gialli”, ed essi dicono la verità …

Aleksandr Gelyevich Dugin

Fonte: https://www.geopolitica.ru

Link: https://www.geopolitica.ru/en/article/anatomy-populism-and-challenge-matrix


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di OLDHUNTER

1. Evidente riferimento allo “Also sprach Zarathustra” (Così parlò Zaratustra” di F. Nietsche