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Tra Medioriente, Hezbollah ed Israele

di Lorenzo De Bernardi - 17/12/2018

Tra Medioriente, Hezbollah ed Israele

Fonte: Il Talebano

Recentemente hanno destato scalpore le nostre parole relative ad un Islam che, a differenza del mondo occidentale, non ha abbandonato il Sacro. Questa sensibilità metafisica è incarnata in particolar modo da Hezbollah, movimento sciita che in questi giorni è sulla bocca di tutti. Questo perché Hezbollah è una delle principali vittime della demonizzazione mediatica atlantista, in quanto ostacolo di un certo valore per le mire espansionistiche occidentali.

E, insieme all’Occidente, non possiamo ovviamente escludere Israele, resosi più volte protagonista di azioni dalle finalità espansive in Libano. Proprio nella guerra libanese iniziata nel 1982 Hezbollah ricoprì un ruolo di primo piano, fino a diventare a tutti gli effetti una vera e propria comunità nella variegata nazione libanese.

Oltre che essere un partito ed un’organizzazione paramilitare, infatti, svolge funzioni di carattere sociale, costruendo scuole ed ospedali e fornendo misure assistenzialiste. Al netto di questo, però, non possiamo non evidenziare la fondamentale funzione svolta da Hezbollah durante il conflitto siriano: insieme all’esercito regolare di Assad, alla Russia e all’Iran, si è reso infatti protagonista della vittoria sull’ISIS, e di conseguenza dell’arresto dell’avanzata dello Stato Islamico. Questo è un dato di cui, chi definisce terrorista il “Partito di Dio”, dovrebbe tenere conto.Certamente, la Sharia è parte dell’ideologia di Hezbollah, e questo non può che porlo lontano anni luce rispetto alla nostra cultura. D’altronde, la loro principale fonte di ispirazione è un certo atyatollah Khomeini. È però parimenti opportuno non confondere il terrorismo con il radicalismo islamico: quest’ultimo, infatti, relativamente al mondo sciita, non prevede la conversione forzata, né, soprattutto, l’espansione a macchia d’olio in altre aree geografiche. Si coniuga infatti con uno spirito identitario mediante il quale, Hezbollah, collabora in modo costruttivo anche con i sunniti ed i cristiani.

I detrattori di questa complessa realtà libanese sono in genere i primi estimatori di Israele quale “unica democrazia del Medio-Oriente”. E, in generale, vero è che chi ama Israele odia Hezbollah, e viceversa. Sebbene Israele abbia più volte attuato politiche discriminatorie nei confronti dei non ebrei, è altrettanto vero però che, in un’ottica di realpolitik, è uno stato con il quale non si può fare a meno di dialogare e di stringere accordi bilaterali, se non si vogliono alterare determinati equilibri. È perciò giunto il momento di superare i condizionamenti ideologici e le lotte partigiane: dialogare su più fronti è ormai un imperativo e, nel caso dell’Italia, il ruolo di guida nella missione Unifil non può essere condizionato da antipatie politiche basate sulla scarsa conoscenza dei fenomeni. Tradotto per i più sordi: Hezbollah non è un’organizzazione terrorista e con esso occorre almeno lo stesso livello di diplomazia che si ha con Israele. Chi invece si ostina a definirlo tale denota una malafede figlia di un disprezzo nei confronti delle sensibilità metafisiche.