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erché i bombardamenti israeliani in Siria sono segno di debolezza e non di forza?

di Ollie Richardson - 16/01/2019

erché i bombardamenti israeliani in Siria sono segno di debolezza e non di forza?

Fonte: SakerItalia

Procederò da ciò che sembra un fatto assodato (confermato dalla SANA [in inglese], l’Agenzia di stampa ufficiale siriana), secondo cui nella notte dell’11 gennaio Israele ha colpito un deposito presso l’aeroporto internazionale di Damasco, causando solo danni materiali. Sono stati sparati [in inglese] in tutto 12 missili. I sistemi di difesa aerea siriani hanno funzionato e, secondo tutti i resoconti, sono stati efficaci come nel precedente bombardamento israeliano (80% circa il grado di precisione).
Se pure Israele avesse colpito anche due magazzini o una fattoria locale, non sarebbe cambiato nulla. Ciò che l’esercito siriano ha perso, può essere sostituito con un rischio ridotto; l’Iran ha apparentemente molto ben rifornito l’esercito siriano, e continua a farlo a comando.
Quante volte dal 2015 Israele ha attaccato obiettivi su e nei dintorni di Damasco e del suo aeroporto? La risposta è: molte volte, e ogni attacco ha provocato più o meno la stessa cosa, cioè piccole perdite materiali. Poche volte ci sono state vittime militari in occasione di un paio di attacchi, ma difficilmente si può parlare di grandi perdite (sì, la guerra implica perdite umane, scioccante no?).
C’è qualche incomprensione sul perché la Russia abbia inviato alla Siria il Sistema S-300 e abbia aggiornato la rete di difesa aerea dell’esercito siriano [in inglese], integrandolo nella sua stessa rete. Come nel caso degli S-400, c’era il presupposto che Israele non avrebbe mai più bombardato la Siria o che sarebbe stata creata una no-fly zone.
Come per gli S-400, non è affatto così. Come ho spiegato tempo fa in un articolo precedente [in inglese], il dispiegamento degli S-400 è stato il passaggio logico successivo agli Accordi di Minsk e alla neutralizzazione di ciò che l’Occidente stava tentando di fare in Ucraina.
Ma che cosa tentava di fare l’Occidente in Ucraina? Principalmente: trascinare la Russia in un sabba fratricida e firmare la condanna a morte della nazione russa. Già con il collasso (colpo di Stato) dell’Unione Sovietica l’Occidente ha fatto centro, quindi gestire (cioè armare contro la Russia) gli stati “indipendenti” post-sovietici era l’obiettivo successivo. Avendo creato il paradigma per cui l’Occidente deve versare soldi dentro un buco nero, e non essendo capace di abbandonare il mostro banderista che ha creato, la Russia ha spianato una strada sicura verso la Siria (i Sukhoi sono atterrati a Hmeymim nel settembre 2015). L’Occidente era congelato nel tempo e vulnerabile a un attacco alle spalle (il collasso dell’ordine liberale).
Per inciso, le proteste dei Gilet Gialli [in inglese] rappresentano il primo stadio di questo attacco alle spalle. Non è la Russia che sta dietro a tutto questo. L’Occidente si sta soffocando con le sue stesse mani, e la Russia ha semplicemente creato le condizioni perché ciò accadesse, schierando gli S-400 e mettendo fine al progetto Sykes-Picot, impedendo così a sua volta alla Francia di saccheggiare ulteriormente il Medio Oriente (successivamente la Russia butterà fuori dall’Africa la Francia). Di conseguenza, le contraddizioni interne che danno forma all’umore equilibrato nella società francese (UE) sono state portate alla superficie, similmente a come l’oscuro passato dell’Ucraina (l’esercito insurrezionale ucraino, la collaborazione con le SS) è venuto alla superficie (l’Occidente ha assistito a questo processo attraverso il colpo di Stato del 2014, ma non le ha create).
Lo spiegamento degli S-300 era necessario per la Russia per scaricare peso dagli S-400, cioè dare alla Russia più spazio di manovra nella sfera diplomatica (approfondimenti a questo link [in inglese]). Ricordate: gli S-400 sono molto più di un sistema anti-aereo, rappresentano infatti il futuro delle relazioni internazionali e la transizione dalla “responsabilità a proteggere”. In altre parole, Israele si era ricavato un suo spazio di manovra in Siria che cominciava ad essere un pericolo per la zona della “linea rossa” della Russia (e quindi del diritto internazionale) dentro e nei dintorni di Hmeymim e Latakia/Tartus. A che cosa mi riferisco quando parlo di zona della “linea rossa”? La Russia era stata chiamata in Siria da Assad, e quindi deve mettere delle basi militari da qualche parte. Molto simile al tipo specifico di territorio di un’ambasciata, anche una base militare è uno “Stato nello Stato”. Le truppe russe rappresentato la firma della Russia, così come le truppe siriane rappresentano la firma della Siria. Di fatto, i Curdi si sono dati la zappa sui piedi quando hanno provato ad uscire dalla struttura dello stato siriano, perché non hanno la capacità di “procedere da soli” nel grande mondo delle relazioni internazionali. L’America ha soci in affari, non amici.
C’è un’altra e più chiara interpretazione di questa zona della “linea rossa”: l’evidente contesto, come definita dal diritto internazionale, secondo cui la Russia è RESPONSABILE sia sui media sia davanti la Carta delle Nazioni Uniti della sua azione/reazione. Cioè, l’abbattimento da parte degli S-400 di un jet israeliano significa che lo Stato russo è responsabile per questo e, rispettivamente, se viene sparato un S-200, significa che è responsabile l’esercito siriano.
Questo è il motivo per cui la Russia ha sempre cercato il modo di usare gli S-200 per respingere Israele (pochi aerei israeliani sono stati abbattuti…scusate…sono stati gli “uccelli”). Questo libera la Russia dall’essere accusata sui media e a livello diplomatico (non a porte chiuse, comunque, poiché tutte le parti capiscono come funziona il grande gioco) di fronte a Israele, e dà così a Mosca più spazio di manovra diplomatica e limita anche le conseguenze nel contesto LOCALE (per esempio, gli ebrei che vivono in Russia non saranno messi a disagio perché il paese in cui vivono ha appena attaccato la “madrepatria”).
Netanyahu sa che Mosca ha dato l’ordine all’esercito siriano di sparare gli S-200 contro i suoi preziosi aerei? Certamente, ma in termini di diritto internazionale non è una (re)azione russa bensì siriana. E se non ci fosse altra scelta e Assad fosse portato difronte alla Corte Penale Internazionale, la Siria può dire che Israele ha violato la sua sovranità, così Damasco è coperta anche dalla Carta delle Nazioni Unite (cosa che non ha funzionato per Milosevic perché la Russia non era nella posizione di offrire ai suoi alleati questa leva, a causa dell’infida Perestroika, che ha paralizzato la Russia in tutti gli aspetti).
C’è comunque un problema. Israele può violare il diritto internazionale (a livello locale, non globale e certamente non contro una superpotenza nucleare) senza conseguenze. Il gioco, cioè, è truccato. Quindi, come può la Russia respingere Israele e costringerlo a rispettare il diritto internazionale? Qui dobbiamo essere cauti per evitare un paradosso: violare il diritto internazionale (e quindi interrompere le relazioni diplomatiche) per forzare il violatore a rispettare il diritto internazionale. Equivale a tagliarsi da soli la gola.

Ora parliamo un po’ di ciò che la Russia sta provando a fare a livello globale.
Tutti abbiamo visto cosa gli Stati Uniti & Co. hanno fatto nel nostro periodo storico, e anche in quello dei nostri discendenti. Un buon esempio “moderno” è la Jugoslavia: gli Stati Uniti hanno definitivamente sputato sopra i principi delle Nazioni Unite e hanno gravemente violato il diritto internazionale, sganciando uranio impoverito senza il mandato ONU.
Come gli Stati Uniti siano riusciti a farlo è un argomento diverso, ma ciò che è importante è che la sovranità della Jugoslavia è stata offuscata dalle ONG e dall’aggressivo lavoro dei media, insieme alle false giustificazione sulla base dei concetti della “Teiera di Russell”. Questo fatto è ancora allarmante tutt’oggi. Così si è capito piuttosto presto a Mosca (e da Putin), in quale direzione stava andando tutto questo. L’unico modo con cui la Russia poteva sopravvivere in mezzo a questo violento attacco post-sovietico, era quello di puntare sulla prevista debolezza degli Stati Uniti. Oggi quindi noi abbiamo i missili Kinzhal, Avangard, Kalibr, S-400, Pantsir, ecc. L’Occidente non ha la risposta contro queste armi, ed è improbabile che raggiunga la parità nei prossimi 50 anni. E’ come dire:
“A voi piace utilizzare le portaerei e la vostra forza aerea per prendere a pugni gli avversari più deboli, dirottare le loro economie e consegnarli al Fondo Monetario Internazionale, quindi integrarli nella NATO per evitare che sfuggano all’egemonia americana? Okay, allora noi svilupperemo il kit di strumenti necessario per colpirvi a tempo debito”.
Un elemento comune in ogni cosa che ho scritto – per i media russi, per quelli inglesi e per i social – è che ho messo enfasi sul (relativo) lungo termine. Non domani, non la prossima settimane, non il prossimo mese, non i prossimi cinque anni ma i prossimi e più anni a venire. Ormai siamo in un’epoca in cui i social media sono il campo di battagli più importante (in termine di tempo) delle zone delle operazioni militari terrestri. Lavorano, ovviamente, in sincrono ma gli Stati Uniti hanno capito che le rivoluzioni colorate sono più efficienti (consumano cioè meno risorse) e comportano meno rischi per le truppe americane.
Comunque, senza voler fare una digressione, il punto che voglio sottolineare è che tutte le azioni/reazioni devono essere inserite in un algoritmo che produce molteplici risultati sulla base di differenti e futuri periodi di tempo. Una soluzione che porta frutti in cinque anni ma produce una catastrofe in dieci, non è buona. Il Ministro della Difesa Russo ha un super computer, come ho detto molte volte in passato. Oggi possiamo dire che l’algoritmo che è stato usato a suo tempo, ha permesso alla Russia (e agli amici) di accerchiare l’Occidente. I media russi stanno, parlando francamente, prendendo a calci nel sedere gli MSM [Mainstream Media, media corporativi dominanti].
L’algoritmo è basato sul RISCHIO. Alla Russia deve essere permesso di fare errori e di pagarne le conseguenze. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Unione Sovietica ha trasformato in vittoria una situazione di difficoltà (sulla carta il rapporto tra carri armati dell’Armata Rossa distrutti e carri armati tedeschi distrutti sembrava allarmante, ma acquista un senso su una prospettiva ampia). La vittoria è stata resa possibile proprio per questo stesso RISCHIO. Non c’era nessuna rete di sicurezza: i Russi (Rus) o vincevano o sarebbero stati sterminati.
Non è forse vero nella vita? Possiamo considerarci così diversi dai nostri antenati di Neanderthal/Cro-Magnon grazie agli iPhone e alle sigarette elettroniche, ma non siamo per niente cambiati. Ancora combattiamo per sopravvivere, siamo sempre pronti a lanciare le frecce e difenderci. A me sembra che, da quanto ho letto [in inglese] negli articoli di persone che conoscono la Siria meglio di me, la Siria si è messa da sola in una situazione pericolosa. Certo, ne hanno approfittato takfiri/Fratellanza Musulmana/wahhabiti/sionisti/anglosassoni, ma Damasco ha provato alcune politiche interne e qualcuna ha funzionato, altre no.
Il problema principale ora è che la Siria ha una crisi demografica, molto simile a quella dell’Ucraina. In realtà, sembra che sia così in tutto il Medio Oriente. Non è accaduto solo nel 2011 per il terrorismo. E’ un processo che è partito molto prima. Quindi, chi risolverà questa crisi? Mosca? Bene, penso per molta gente comune questo potrebbe essere lo scenario ideale. Dopo tutto, assolversi dalle proprie responsabilità dà conforto. Ma che cosa vuol dire in definitiva? La Siria deve rimanere un bambino che ha bisogno dell’aiuto di papà?
Sicuramente alla Siria piacerebbe autogestirsi ed essere autosufficiente, mentre allo stesso tempo trae beneficio dalle vantaggiose relazioni commerciali e alleanze militari con gli alleati, con le parti che hanno lo stesso status, quindi non come un vulnerabile bambino circondato da adulti? Certamente, Cina, Russia e tutti gli amici euroasiatici aiuteranno la Siria nella ricostruzione ma, ad un certo punto, la Siria avrà bisogno di contare sulla propria economia e sui suoi sforzi. La Banca per lo Sviluppo Euroasiatica non è una piscina di denaro infinita, e la Russia non è un pozzo senza fondo di aiuti.
Quindi, torniamo alla domanda originaria di questo articolo: come la Russia può aiutare la Siria ed essere da deterrente per Israele, preservando allo stesso tempo i legami diplomatici e storici con entrambi i paesi (solo un idiota vorrebbe più nemici che alleati)? Semplice: rafforzando le regole da applicare a TUTTE le parti in Siria. Per inciso, ora devo esplicitare chiaramente che la Russia non è interessata a bombardare Israele o a fare altre azioni folli. Gli Occidentali potrebbero avere molta difficoltà a capire perché, ma questo è dovuto al fatto che l’Occidente non ha mai veramente avuto esperienze di guerra, se non nei film di Hollywood.

Lo sviluppo degli S-400 ha stabilito le seguenti regole (la lista non è esaustiva ma è comunque esemplificativa):
Le (re)azioni militari russe sono sempre distinguibili chiaramente da quelle siriane
Le parti non possono bluffare su quale leva collettiva (combinando tutti i teatri delle operazioni militari nel mondo) hanno o non hanno
La Russia controlla il ritmo (la sua economia è più forte delle economie delle altre parti)
Donetsk, Lugansk e la Crimea sono perse per l’Occidente (l’ascesso banderista è stato isolato)
Il Nord Stream 2 è in realizzazione, fine della discussione
L’associazione con gruppi jihadisti in Siria ora comporta perdine e non profitti (perché un cliente dovrebbe continuare a finanziare qualcosa che non può evidentemente raggiungere i suoi fini e i suoi obiettivi)
La sovranità della Siria è definitiva, a meno che una parte non abbia le leve per sfidarla
ecc.
Ma approfondiamo alcuni punti:
Come detto prima: per Mosca, distinguere le azioni siriane e le azioni russe in Siria era una mossa molto, molto importante. Questo ha permesso a Mosca di partecipare alla guerra per procura, senza esporre la sua retroguardia ad un attacco americano (colpo di Stato Navalny/Grudinin?).
E’ stato eliminato il pregiudizio ONU nel grande schema delle cose. Il paradigma del RISCHIO, rinforzato dagli S-400 (la Russia ha lasciato che la Turchia commettesse l’errore previsto, consentendo il dispiegamento degli S-400), ha spinto gli Stati Uniti verso il Nord Est (il “piano B” di Washington) e reso la scacchiera locale più facile da capire.
La sfera di influenza (SOI) della Turchia in Siria è stata isolata a Idlib (l’operazione di annessione di Aleppo è fallita); il Qatar e l’Arabia Saudita sono stati messi l’uno contro l’altro e rimossi dal gioco (mancanza di leva); la sfera di influenza israeliana si è ridotta a causa del rafforzamento dello status regionale di Hezbollah e dei confini di Israele sulla frontiera siriana.
Per molti aspetti gli accordi di Astana sono ancora più geniali degli accordi di Minsk. La Russia ha trovato un modo per sfruttare la mancanza di leve della Turchia (dopo tutto, gli Stati Uniti sono pronti a scatenare un colpo di Stato Gulen in ogni momento) e a costringerla a riformattare la matrice jihadista (rete ONG). Mentre passava il tempo e l’esercito siriano liberava sempre più territori, i gruppi jihadisti si sono accorpati più e più volte, e la lista dei gruppi terroristici si è ridotta. Questo è un aspetto molto interessante nella guerra di quarta generazione, argomento che merita un articolo dedicato. Comunque, tornando ai giorni nostri, c’è rimasta sola Al Nusra (Zinki e Ahrar sono delle non-entità da quando Qatar e Arabia Saudita se ne sono lavate le mani). Sebbene non possiamo dire per certo cosa sia oggi “Nusra” (i terroristi possono semplicemente cambiare bandiera e creare nuove alleanze con l’aiuto di Ankara), sono comunque le forze dominanti.
Se tutto va bene, questo aiuta a capire perché la Russia era felice di lasciare Idlib per dopo. Ankara conosce tutti i terroristi di Idlib nome per nome, e sono un onere. Oggi una relazione con Teheran e Mosca può portare molti più frutti rispetto a quanto può portare il legame con Nusra. Erdogan è un realista, e alza il dito per sentire da dove soffia il vento. Un punto in più sulla Turchia: la magica cattura da parte di Nusra di molta parte di Idlib e la decimazione di Zinki/Ahrar non è una coincidenza, né è organica. E’ il modo di Erdogan di consegnare Idlib ad Assad e salvare la faccia verso il suo elettorato. Certo, guida una difficile contrattazione (Assad deve mettere sotto controllo i Curdi e chiudere definitivamente il loro progetto separatista “Rojava”), ma è un buon accordo comunque, visto che il grande sconfitto è l’Occidente e i suoi alleati terroristi di Medio Oriente e Nord Africa (MENA).
La Russia controlla effettivamente i tempi non solo in Siria ma anche in Medio Oriente e Nord Africa. La piccola paura che abbiamo avuto a metà 2018, quando l’Occidente era sul punto di bombardare di nuovo la Siria, è stata distolta con successo perché la Russia ha temporaneamente rallentato il ritmo ed è riuscita ad accerchiare gli Stati Uniti nello spazio dei media (la DPR e la LPR usano ora la stessa strategia per impedire a Poroshenko di usare il teatro del Donbass per imporre ulteriormente la legge marziale e cancellare le elezioni). Fate attenzione a come la Russia ha fatto un salto in avanti rispetto a MSM/ONG nel continuum temporale dei social media. Mosca ha riferito molte volte chi i Caschi Bianchi stavano filmando un false flag. Ciò che è accaduto qui è estremamente complesso, e ha bisogno di un articolo a parte (o addirittura di un libro!) sull’attività mediatica delle ONG.
Quindi, assodato che il dispiegamento degli S-400 ha riconfigurato i parametri del syrianwar.exe, diventa (spero) possibile almeno capire che la situazione non è per nulla scritta nero su bianco. Dopo tutto, se così fosse, non sarebbe stato necessario un super computer nei Ministeri della Difesa. Le conversazioni che si svolgono a porte chiuse non sono per nulla simili alle dichiarazioni che vengo diffuse al pubblico. Affatto.

Qual è la vera ragione per cui Israele ancora bombarda la Siria?
Perché è costretto a “rimanere nel gioco”. Ma le cose non sono come erano in passato. Ora Tel Aviv deve passare attraverso il paradigma del RISCHIO e guadagnare il suo posto al tavolo del poker. Ma vale la pena danneggiare un solo magazzino di Damasco (secondo alcuni “esperti” sui social media, è il simbolo della fine dello Stato siriano e il fallimento della Russia nel difendere i propri interessi…)?
E’ qui che vediamo l’importanza di avere non solo una leva locale, ma anche globale. Il fatto è che Israele combatte controcorrente e RISCHIA molto più di quanto possa sperare di ottenere, testimonia che la sua posizione sulla grande scacchiera si è indebolita. Netanyahu è stato costretto ad indire elezioni anticipate. E’ sotto indagine per frode. Hamas e Hezbollah sono ora più forti di prima. L’Iran si sta ulteriormente rafforzando e cementando solidi legami con nazioni potenti. L’ONU chiede di restituire alla Siria l’altopiano del Golan, ecc.
Un altro duro colpo per Tel Aviv è che il sistema di difesa aerea siriano è stato potenziato, ed è proprio colpa di Tel Aviv. Al solo battere delle ciglia della Turchia, Tel Aviv è stata coinvolta nella catastrofe dell’Ilyushin e deve pagarne il prezzo, ma secondo il diritto internazionale non per la violazione reciproca della Carta delle Nazioni Unite!! L’orso dice di saltare e i serpenti chiedono “quanto in alto?”. Il sistema siriano Pantsirs (difesa aerea) sta a guardare….
Troppo lungo? Non lo avete letto?
Bene, pensatela così: la Siria è sulla buona strada per essere una nazione autosufficiente e indipendente (non nel senso americano, in cui gli stati post-sovietici erano dirottati e trasformati in trampolini liberali), capace di difendere se stessa. Un adulto. Che vuole responsabilità e non vi si sottrae. Nel frattempo, Israele dipende dall’aiuto occidentale, e diventa sempre più infantile (Freud parlava di “fissazione”), incapace di crescere e diventare davvero indipendente. Molto simile a come’è l’America, figlio bastardo di Londra, che gioca per sempre a fare la vittima e che inventa i suoi successi sui “Blu-ray”.
Se non vi siete convinti su nulla di quanto ho detto, e pensate che la Russia sia “debole” o che preferisce rannicchiarsi in un angolo, per favore ricordatevi il fatto che vedete qui sotto.
“Se si dovesse rispettare un minuto di silenzio per ogni Sovietico caduto nella Seconda Guerra Mondiale, ci sarebbe silenzio per 50 anni. Ricordate il prezzo che abbiamo pagato per la nostra Vittoria”

Penso che la Siria capisca il messaggio molto più ora che in precedenza: RISCHIO=RESPONSABILITA’

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Articolo di Ollie Richardson pubblicato su TheSaker.is il 13 gennaio 2019
Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per Saker Italia